L’Italia continua ad essere tra le destinazioni turistiche più ambite. Con i suoi oltre 8.000 chilometri di costa, nei mesi estivi il Belpaese attira vacanzieri da ogni angolo del mondo: tedeschi in primis, seguiti a ruota da statunitensi, francesi e inglesi. 
 
Non per tutti, però, estate è sinonimo di mare, spiaggia ed ombrellone. Al contrario, sono in molti a preferire città d’arte, alla scoperta dell’inestimabile patrimonio culturale italiano. Tra le più gettonate, ovviamente, Roma, Firenze e Venezia, ma anche Milano. 
 
Se si pensa al capoluogo lombardo, balzano subito alla mente immagini di manager indaffarati, broker che contrattano a Piazza Affari, modelle bellissime con vestiti da urlo, estrosi pubblicitari intenti a creare intriganti campagne di marketing, aperitivi ed eventi esclusivi. Ma la città ha molto altro da offrire, soprattutto per quanto riguarda l’architettura di chiese e palazzi, che spazia dal liberty al gotico, dal romanico al barocco. Tutti conoscono la maestosità del Duomo, in stile neogotico, la bellezza romanica della Basilica di Sant’Ambrogio, e l’eleganza del Castello Sforzesco, che fonde il gotico allo stile rinascimentale. Ma a c’è molto altro.
 
A Milano, ad esempio, lo stile Liberty trovò uno dei terreni più fertili per il suo sviluppo in Italia, al punto che la città viene spesso indicata, insieme a Torino e Palermo, come la capitale italiana di questa corrente.
 
Il “manifesto” artistico dell’Art Nouveau milanese è rappresentato da Palazzo Castiglioni, in Corso di Porta Venezia, costruito da Giuseppe Sommaruga nei primissimi anni del 1900, e che oggi ospita la sede dell’Unione Commercianti di Milano. Il palazzo presenta un basamento con bugnato grezzo che riprende le forme naturali della roccia, le altre decorazioni sono una ripresa dello stucco in perfetto stile settecentesco.
 
Altri importanti esempi sono costituiti da Casa Laugier (edificato dall’architetto Antonio Tagliaferri tra il 1905 e il 1906 in corso Magenta 96) e da Casa Galimberti (progettata da Giovanni Battista Bossi tra il 1903 e il 1905, via Malpighi 3). 
 
Le aree della città più ricche di questo stile architettonico sono le zone tra Corso Venezia e Corso Monforte, e tra Corso Magenta e Parco Sempione, più qualche edificio nel centro storico e in zone più periferiche.
 
Poco distante dalla Stazione Centrale, all’incrocio tra via San Gregorio e via Ludovico Settala, si trova la chiesa dedicata a San Gregorio Magno, realizzata tra il 1903 e il 1908 dall’architetto Solmi, con il contributo degli architetti De Micheli e Poelli. L’esterno dell’edificio segue lo stile architettonico neoromanico, con paramento murario in mattoncini rossi ed elementi decorativi in pietra grigia. L’interno presenta un’unica grande navata, senza transetto, con abside poco sporgente, realizzata in stile neogotico con l’inserimento di elementi Liberty.
 
Altri importanti esempi di architettura neoromanica sono costituiti dalla Basilica di Sant’Eustorgio, nell’omonima piazza, all’interno della quale si trovano anche i resti di un cimitero paleocristiano, la chiesa di San Cristoforo sul Naviglio sull’alzaia del Naviglio Grande.
 
Altro bellissimo esempio di architettura religiosa è Santa Maria delle Grazie, una chiesa che riveste un ruolo di estremo rilievo non solo perché sede del Cenacolo di Leonardo, ma anche per la bellezza della sua monumentale tribuna, tradizionalmente attribuita a Bramante, sormontata dalla grande cupola e che illumina le  navate costruite dal Solari. La struttura presenta, inoltre, due ampie absidi laterali e una terza, oltre il coro, in asse con le navate. 
 
L’ordinata scansione degli spazi si riflette anche sulla facciata esterna, in un incastro di volumi che culmina nel tiburio che maschera la cupola, con una loggetta che richiama i motivi dell’architettura paleocristiana e del romanico.
 
Ultima tappa imperdibile del tour tra le architetture milanesi è Santa Maria presso San Satiro, una chiesetta seminascosta tra le vetrine di via Torino.
Qui si trova uno dei più sorprendenti inganni prospettici  realizzato nel 1480 circa da Bramante. Se dall’ingresso si osserva l’interno non sembra esserci nulla di strano: stiamo ammirando un consueto spazio longitudinale a tre navate con un transetto sormontato da cupola e una tradizionale abside circolare. Ma proprio qui sta la magistrale illusione della quale ci si accorge solo quando si arriva davanti all’altare, rendendosi conto che l’abside in realtà non esiste ma è solo frutto di puro inganno prospettico. 
 
Durante l’edificazione della chiesa, si resero conto che lo spazio a disposizione era insufficiente per realizzare la tribuna a causa dell’esistenza di una strada limitrofa. 
Così l’architetto ideò questa meravigliosa soluzione, costruendo una parete cieca e piatta, creando, tra pilastri fittizi e rilievi in cotto, uno scorcio prospettico così ben architettato da simulare la profondità. Il tutto, accentuato dalla volta a botte dipinta.
 

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