Piazza Navona a Roma (Ph Minyun Zhou da Dreamstime.com)
Avete mai sognato di vivere qualche ora dentro una favola? Di fare un giro con Cenerentola sulla sua carrozza fatata? Si può fare! Chiudendo gli occhi e usando la fantasia, passando una giornata a Disneyland, o…passeggiando in carrozzella a Roma, a Piazza Navona!
Questa piazza sembra il set di una favola. La raffinata preziosità delle fontane, l’eleganza delle forme architettoniche in perfetta armonia con gli spazi aperti, vi immergeranno in uno stato di assoluto benessere, quello che si può provare solo quando i vostri sensi sono all’unisono inebriati e soddisfatti dalla bellezza, proprio come quando leggevate le favole, perfette, incredibili, appaganti. Questa spettacolare piazza barocca, al centro di Roma, ha una lunga storia. Sorse sui resti dello Stadio di Domiziano, che l’imperatore fece costruire e inaugurò nell’86 d.C.. Piazza Navona ne ricalca la forma ovale e le dimensioni.
Lo stadio era lungo 276 metri e largo 106, poteva ospitare fino a 30.000 spettatori. Era costruito in laterizio rivestito di stucco colorato, la facciata e i pilastri interni erano in travertino, la pista era in terra battuta. Era utilizzato per gare ginniche strutturate sul ciclo olimpico greco di atletica leggera, atletica pesante, oltre alle gare riunite nel pentathlon.
Vicino allo stadio, un Odeon,  dove si svolgevano gare di poesia e prestazioni musicali, contribuiva a realizzare un vero e proprio importante complesso sportivo-culturale.
Dopo che il Colosseo fu devastato da un grande incendio nel 217 d.C., lo Stadio Domiziano fu usato per moltissimi anni per i combattimenti dei gladiatori, ma nei secoli successivi, come la maggior parte delle opere monumentali dell’antica Roma, venne depredato dei suoi materiali per costruire le nuove case e ville romane. Nel 304 d.C fu eretta la chiesa di Sant’Agnese in Agone che si trova, secondo la leggenda, sul luogo in cui, fu martirizzata la tredicenne Agnese, figlia di una famiglia dell’aristocrazia romana, convertita al Cristianesimo. A partire dal Quattrocento la zona intorno alla piazza cominciò a svilupparsi. Sorsero fontane e abbeveratoi per gli animali,  chiese, ospedali,  palazzi nobiliari, e un dedalo di vicoli che terminando il loro angusto percorso nella piazza, vi guidano, ancora oggi, fino a questo spazio aperto, così vasto e inaspettato da lasciavi senza fiato all’improvviso.
Nella seconda metà del XV secolo, il mercato che prima si teneva al Campidoglio, venne spostato nella piazza, che divenne estremamente vitale e gioiosa. Ma la Piazza Navona che delizia i nostri occhi oggi è quella che ci hanno lasciato i grandi artisti del periodo barocco. Così, sulla sua pianta ovale al centro si erge l’obelisco della magnifica fontana dei Quattro Fiumi, alla sua sinistra, la chiesa di Sant’Agnese, nel margine sud della Piazza la Fontana del Moro e il Palazzo Pamphilj e nella parte nord, la Fontana di Nettuno. Tutte opere di straordinaria bellezza, che rappresentano la maestria di grandi artisti del ‘600. Roma più che mai, in quel periodo rappresentò il centro della Chiesa Cattolica.  L’arte barocca riusciva a toccare direttamente gli animi attraverso forme grandiose e monumentali.
Divenne lo strumento perfetto per rinsaldare la fede nel dogma della Chiesa, che aveva dovuto affrontare l’esplosione della riforma luterana con i cambiamenti al livello sociale, politico e culturale che ne conseguirono in tutta Europa. Roma, come in realtà fu sempre, divenne ancor di più un cantiere a cielo aperto. In ogni angolo sorgevano chiese, palazzi, piazze e quant’altro potesse rappresentare una nuova immagine della città, capace di affermare la sua assoluta unicità e santità.
Piazza Navona fu largamente investita da questo fermento ed è a Giuseppe Battista Pamphilj, incoronato Papa Innocenzo X nel 1644, che si deve il merito di tanta operosità e bellezza.
Dopo la demolizione di alcuni isolati per il riassetto dell’area, iniziò l’aggiudicazione per le commesse dei lavori, e in questa fase, un ruolo di rilievo l’ebbe la potente Donna Olimpia Maidalchini, detta la Pimpaccia, influente e intrigante cognata di Papa Innocenzo X. Si iniziò con la ricostruzione di Palazzo Pamphilj, residenza del Papa, affidata a Girolamo Rainaldi affiancato dal giovane Francese Borromini. Il palazzo, che venne ampliato dopo l’acquisto di case adiacenti, ora dominava la piazza e all’interno divenne straordinariamente sontuoso, grazie alle decorazioni della galleria ad opera di Pietro da Cortona.
Dal 1960, il palazzo è la prestigiosa sede dell’ambasciata brasiliana in Italia.
La ricostruzione della chiesa di Sant’Agnese venne affidata prima a Carlo Rainaldi, al quale seguì Francesco Borromini. Alla fine dei lavori, la chiesa di Sant’Agnese con la facciata borrominiana curvilinea rivolta sulla piazza, diventò di fatto la cappella privata dei Pamphilj. A Gian Lorenzo Bernini fu invece affidata la decorazione delle fontane cinquecentesche, allora ribattezzate Fontana dei Fiumi e del Moro. Il Bernini fu maestro del Borromini, fra loro presto scoppiarono rivalità, fonte di simpatiche leggende metropolitane dell’epoca. La monumentale Fontana dei Quattro Fiumi, spicca al cento della piazza, sormontata dalla riproduzione di un obelisco egiziano, sulla cui sommità venne installata una colomba di bronzo, simbolo di Papa Innocenzo X. Le quattro statue che stanno intorno a una roccia massiccia rappresentano i quattro angoli del mondo. Il Danubio per l’Europa, Il Nilo per L’Africa, Il Rio della Plata per il sud America, e il Gange per L’Asia.
Nel lato sud della Piazza, sotto i balconi di palazzo Pamphilj, zampilla l’acqua  dalla fontana del Moro, scolpita da Giacomo della Porta nel 1576 e  abbellita dal Bernini nel 1653. L’artista  inserì il busto di un etiope che accarezza un delfino, dando così il nome alla fontana. Nella zona a nord della Piazza, la Fontana del Nettuno, anch’essa progettata, nel 1576 da Giacomo della Porta e completata dal Bernini propone la simpatica scena del dio Nettuno che lotta contro una piovra, circondato dalle Nereidi e dai Tritoni questi ultimi aggiunti addirittura nel diciannovesimo secolo.
Il nome Navona deriverebbe da giochi agognali, quelli che si tenevano nello stadio di Domiziano, ma forse dall’usanza di allagare il fondo cavo della piazza, con la gioia e il refrigerio del popolo, cosa che si fece fino all’Ottocento, in ricordo delle antiche battaglie navali che si tenevano nello stadio romano, che per l’occasione diventava una grande piscina.
Ma nel 1870, Piazza Navona venne pavimentata con i “sampietrini” e, dopo ulteriori modifiche, divenne convessa anziché concava, impedendo quindi il ripristino del “lago”.
Questo meraviglioso esempio d’arte barocca, sensuale e raffinato, fu un polo d’attrazione per le genti di Roma e i suoi visitatori per secoli. Oggi  la piazza vi avvolge nelle sue spire fatte di morbida bellezza, che vi invitano a rallentare, a soffermarvi per lasciarvi rapire dalle melodie che emanano i getti delle fontane, illuminate da una luce soporifera che non si sa bene da quale parte provenga. Tutto sembra fatto di cristallo, perfetto, trasparente e fragile, proprio come la scarpetta di Cenerentola.

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