Ci sono accadimenti di cui Roma non va sicuramente fiera. Come la foto che, la scorsa settimana, ha ritratto un uomo di mezza età – completamente nudo – nel cuore del quartiere Trastevere. Qualcuno ha chiamato la polizia che però non ha fatto in tempo a rintracciarlo, forse sparito sugli argini del Tevere. O, ancora, l’incredibile quantità di rifiuti ammassati fuori dai cassonetti: degrado misto a incapacità (cronica) di risolvere un problema antico.
 
Non è finita: lo scorso mese un uomo è salito su un tram – uno di quelli più frequentati – portando elegantemente al guinzaglio un maiale, peraltro pure sporco di fango. Storie e risvolti, tutti malinconici, che sono stati immortalati da foto e istantanee, puntualmente finite sul web e nella miriade di social-network, alimentando, come era ovvio che fosse, commenti poco entusiastici sulla Capitale.
 
Non pensavamo, però, che pure i postini potessero tradire la fiducia. Fino a qualche anno fa tutti i quadranti della città erano coperti dagli stessi postini che, ciclicamente,  smistavano raccomandate, cartoline, libri, riviste, instaurando, quando era il caso, rapporti anche di confidenza con gli inquilini dei palazzi.
 
Ora, tutto è cambiato: molti postini di una volta sono andati in pensione, rimpiazzati da ragazzi o ragazze assunte a tempo determinato i quali hanno poco tempo e una quantità smisurata di chilometri da coprire ogni giorno. E così, vista evidentemente la grande mole di corrispondenza da smaltire, un postino romano ha pensato bene di depositare gli ultimi tre anni di lettere e cartoline nella propria autovettura. Sì, avete letto bene: tre anni di corrispondenza non consegnata. Ovvero oltre due quintali di lettere, riviste, raccomandate. Chissà quanto altro tempo la desolante storia sarebbe rimasta nascosta. È bastato un fortuito controllo dei Carabinieri per farla venire alla luce. Regolarmente sbattuta sulle prime pagine di tutti i giornali.
 
Il postino, una notte, è al volante della propria autovettura. I Carabinieri lo fermano per caso a un posto di blocco, gli chiedono patente e libretto, intimandogli pure di aprire il portabagagli dell’autovettura. Alzato il portellone ecco lo stupore: non c’era un millimetro libero, la corrispondenza di tre anni stipata all’inverosimile. Un esempio: il postino portava duemila riviste, i classici ‘magazines’ a cui ci si abbona, pensando di leggerle in libertà nei momenti di ozio.
 
Nulla di tutto questo: il postino (per pura pigrizia, pare) aveva tranquillamente omesso di consegnarla. E così chi attendeva una raccomandata, un assegno, chissà cos’altro di importante (magari anche una lettera d’amore) è rimasto in attesa per tre lunghissimi anni.
 
Resta da scoprire, adesso, come il postino negligente abbia impiegato il tempo in cui, in regolare servizio, riferiva di andare a consegnare la corrispondenza. Se ne sarebbe disfatto a breve, ha detto alla Polizia, magari dandole fuoco in una strada abbandonata della periferia.
 
Resta la malinconia della notizia, soprattutto se rapportata alla integerrima fedeltà al proprio lavoro dei postini del Nord Europa e di quelli americani, soprattutto degli Stati più decentrati. Che fine farà il postino pigro, chiederete. Verrà licenziato, ovviamente. Di gente così gli italiani onesti ne hanno le tasche piene.   

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