Quando la misura è colma a taluni, per fortuna, soccorre l’inventiva. Figurarsi a Napoli dove le intuizioni, spesso solo per campare, sono arti della vita. La città sprofonda nelle buche, nell’incuria, nonostante Consigli Comunali di diversi colori si alternino, di legislatura in legislatura.

Diversi i cittadini che registrano fratture, contusioni, slogature, ferite lacerocontuse, subite da centauri o semplici pedoni, percorrendo le strade del capoluogo partenopeo? Le Autorità non intervengono, non risolvendo il problema che, al contrario, si acuisce perché una buca – quando non viene coperta in tempo – si dilata, inghiottendo a poco a poco altri centimetri di terra. I marciapiedi sono perennemente dissestati?

Ecco la protesta che monta, allora, sensibilizzando verso l’incuranza delle Autorità, ovvero contro coloro che dovrebbero risolvere i problemi – anche giornalieri – di chi paga regolarmente le tasse. A Napoli la protesta contro il dissesto delle strade ha fatto nascere Bukaman  che non è un nuovo eroe dei fumetti, amato dai bambini e messo in bella mostra dagli edicolanti, ma un uomo, napoletano verace, che quando smonta dal lavoro si trasforma in un segnalatore di buche.

Come, direte? Indossa pantaloni arancioni, una felpa bianca, col nome impresso sul dorso e sulle spalle. Bukaman, appunto. Quando scorge una buca ci si sdraia dentro o ai lati, se il solco è profondo. Un amico gli scatta una foto (farlo autonomamente, magari confezionando un selfie, sarebbe oggettivamente complicato, converrete) per rimarcare il dissesto, il problema, mettendo in mora – grazie alle immagini – il Comune, gli Assessorati, le ditte appaltatrici.

Bukaman ha un nome e un volto: si chiama Alfredo Di Domenico e ha scelto di trasformarsi – in un disinteressato impeto di amore verso il prossimo e verso la sua città – in Bukaman quando ha dovuto assistere all’incidente subito dalla figlia. Finita in una buca – al pari di tanti altri napoletani, purtroppo – ha subito la frattura del braccio. Fu questo l’episodio scatenante, che spinse Antonio a provare a fare qualcosa di concreto per la sua città. Ha scelto una tuta con colori sgargianti, ha annunciato l’iniziativa ai network cittadini, iniziando a sensibilizzare la città sul problema-buche.

Quanti dissesti ha segnalato Alfredo, sostituendosi a coloro che tale attività dovrebbero svolgere e che, invece, omettono di farlo, portando come scusa la mancanza di fondi? Un’infinità, quasi cinquecento. La sua foto, sdraiato accanto a buche e piccoli crateri metropolitani, arriva regolarmente sul tavolo dei Vigili Urbani e dei Pompieri, turbando anche Comune, Provincia e Regione.

A Napoli, ormai, è diventato una sorta di eroe buono. Il difensore civico che difende la propria città, provando a renderla normale. Sono tanti i napoletani che, quando lo intravedono, gli fanno prevenire ulteriori segnalazioni, aumentando così il numero di casi da risolvere.

E i Bukaman, su e giù per lo Stivale, rischiano davvero di incrementarsi, se è vero che il dissesto idrogeologico, anche poco fuori dalle grandi città, rappresenta un problema serissimo e irrisolto, mettendo ogni giorno a repentaglio la vita delle persone. Di tutte le età.


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