Particolare della Sala delle Arti liberali (qui è raffigurata la Musica) e dei Pianeti di Palazzo Trinci (Ph. B. Minafra)

C’è un palazzo, dimora medievale della famiglia Trinci, che merita il viaggio a Foligno. Siamo nel cuore verde dell’Umbria dove la campagna con le tipiche case coloniche e a torre si alterna alle colline coperte dagli uliveti, prima che queste salgano su fino agli affascinanti borghi montani e raggiungano l’altopiano di Colfiorito, che poi regala la sorpresa di un’oasi naturalistica ai confini con l’Appennino Umbro-Marchigiano.

Nella piazza principale di Foligno, castrum romano che offre mirabili testimonianze architettoniche delle tante epoche storiche che l’hanno resa il gioiello odierno, sorge un complesso che ospita la Pinacoteca civica, il Museo archeologico e il Museo multimediale dei tornei, delle giostre e dei giochi. Un ampio cortile centrale dà accesso a un edificio neoclassico solo all’esterno, dove una mirabile scalinata gotica, raccordo verticale fra i tre livelli della struttura, fa sentire come in una magica scena di Harry Potter. La vera meraviglia si trova nel piano nobile dove sorprende un prezioso ciclo di affreschi dei primi del Quattrocento in cui la bellezza dei dettagli si mescola al significato simbolico.

Di Palazzo Trinci, storica residenza dei signori di Foligno dal 1305 al 1439, cattura subito la piccola cappella. Il luogo di preghiera è ricoperto dal ciclo pittorico del 1424 di Ottaviano Nelli: le Storie della vita della Vergine, secondo il Vangelo, la leggenda aurea di Jacopo da Varazze e i vangeli apocrifi, iniziano dalle vele e scendono a spirale nelle lunette lungo le pareti. Di rara fattura la Nascita di Maria. Seguono lo Sposalizio della Vergine, l’Annunciazione, la Nascita di Gesù e l’Adorazione dei magi prima che lo sguardo si soffermi sulla Dormitio Virginis e l’Assunzione al cielo di Maria. La decorazione che nella parete sopra l’altare raffigura la Crocifissione con i Santi, fra cui si distinguono il martire San Feliciano, patrono della città, San Francesco della vicina Assisi e il beato Pietro Crisci da Foligno. Fu commissionata da Corrado Trinci ritratto in sontuosi abiti d’epoca in compagnia dei fratelli nella lunetta di sinistra.

Appena fuori, ecco la Loggia di Romolo e Remo sulla vita dei leggendari fondatori di Roma ai quali i Trinci volevano idealmente ricollegarsi. Qui spicca Rea Silvia che cede all’amore del dio Marte. Poi un Ponte Sospeso collega l’edificio con il Palazzo delle Canoniche e l’adiacente cattedrale di San Feliciano. Undici personaggi accompagnano il passaggio che si affaccia su piazza della Repubblica: i primi sono Romolo e Scipione l’Africano seguiti da nove prodi fra cui Giulio Cesare, Alessandro Magno e Re Artù mentre accanto corrono le Età dell’uomo.

A catturare lo sguardo è però la grande Sala delle Arti Liberali e dei Pianeti. Ecco riprodotte Grammatica, Dialettica e Retorica, Aritmetica, Musica, Geometria e Astrologia, secondo un ordine gerarchico di apprendimento che conduce al punto di arrivo del sapere: la Filosofia, posta al centro. Sulla parete di destra scorrono Luna e Marte, Mercurio e Giove, poi Venere, Saturno e il Sole, raffigurati seguendo l’ordine dei giorni della settimana. Ogni pianeta sovrintende una fase della vita mentre l’Aria, il Sole e la Luna definiscono le ore del giorno. Il significato è che ogni pianeta influenza una fase della vita, ogni fase della vita corrisponde a una disciplina nella scala dell’apprendimento, ogni disciplina è simile, per le sue proprietà, ad una delle sfere celesti. Un gioco di incastri e rimandi dove tutto trova corrispondenze fra cielo e terra, natura e sapere.

La bellezza non è solo nelle storie che i dipinti raccontano ma nel dettaglio dei particolari raffigurati che porteranno indietro nel tempo facendo vedere quel Medioevo, lontano e affascinante, fatto di antichi strumenti musicali e abiti riccamente decorati, insegne e cavalieri, un’abbondanza di sguardi e colori che poi si ritrova nella Sala dei Giganti o degli Imperatori dominata da imponenti figure dell’antichità romana, e nella Sala Sisto IV, pontefice a cui si deve uno dei più importanti interventi strutturali sul palazzo (lo stemma del papa nato Della Rovere si vede nel soffito ligneo dove ricorre il motivo araldico delle fronde e ghiande di quercia), prima di quelli avviati, un secolo dopo, da papa Paolo III Farnese.

Appena fuori dal Palazzo che ha anche un enorme camino in pietra del 1500, si trovano il Duomo dedicato a San Feliciano in stile neoclassico-barocco come il Palazzo Comunale affiancato dalla torre merlata del 1400, e Palazzo Orfini. Fu l’antica dimora di Emiliano Orfini, il tipografo che stampò la prima edizione in lingua italiana della Divina Commedia. Da non perdere, a questo punto, la vicina Biblioteca comunale intitolata proprio al Sommo poeta.


Receive more stories like this in your inbox