(Ph© Omers| Dreamstime.com)

Esce da una lunga storia di miserie e di splendori il Teatro Valle, il più antico di Roma. Costruito nel 1727, accolse sul suo palcoscenico  i più grandi attori e  drammaturghi.

Dopo la chiusura dell’ETI, l’Ente teatrale italiano, lo stabile è stato occupato da un gruppo di lavoratori dello spettacolo (da giugno 2011). Nei tre anni di autogestione gli occupanti hanno elaborato nuove proposte su come ripensare dal basso nuovi modelli di politiche culturali.

Consegnato  nel 2016  al Comune di Roma  a cui spetterà la responsabilità del restauro, da   oggi il Teatro Valle riparte dal suo passato attraverso  una ricostruzione storica, tra cimeli, arredi e oggetti  installati nel foyer, da dove  il pubblico potrà  accedere alla Sala per  visitare l’ affascinante  mostra che Mimmo Paladino  dedica al Teatro e ai suoi protagonisti .  L’esposizione, “19 Drammaturghi e un Sipario in scena”  nasce  da un’idea del direttore artistico dei teatri di Roma Antonio Calbi.  Sul palcoscenico si ammira  lo splendido “ Sipario di attesa” lungo 14 metri, realizzato da Paladino  per il Teatro Argentina nel 2009, di fronte si affacciano  dai palchetti  del secondo ordine i 19 Drammaturghi  che hanno fatto grande la storia del teatro: Antonin Artaud, Samuel Beckett, Carmelo Bene, Bertolt Brecht, Eduardo De Filippo, Eschilo, Euripide, Dario Fo, Carlo Goldoni, Sarah Kane, Tadeusz Kantor, Henrik Ibsen, Eugène Ionesco, Vladimir Majakovskij, Molière, Luigi Pirandello, William Shakespeare, Sofocle, August Strindberg.

Si tratta dell’installazione di opere-ritratto di  forte valore simbolico di cui 8 realizzate appositamente dall’artista per l’occasione. Avvolge i visitatori una colonna sonora composta da interviste e brani di interpretazioni  tratti dalle pièce degli autori ritratti  a completare questa “opera totale” che mescola spazio architettonico, arte visiva ed ascolto. Così  l’arte entra in scena a testimonianza del valore culturale che il Teatro Valle ha svolto e  vuole continuare a svolgere per la città. La contaminazione delle arti ben si addice del resto  alla vasta, multiforme opera di Mimmo Paladino, nato a Paduli nel ’48 e  rivelato nella sezione “Aperto”  della Biennale di Venezia, era il 1980,  nell’ambito della Transavanguardia teorizzata da Achille Bonito Oliva.  Contaminazione attivamente perseguita in stretta collaborazione con amici poeti, attori, musicisti, architetti, che  lo ha portato a divenire anche  scenografo, regista, cineasta.

L’ispirazione tra l’epico e il tragico, una fascinazione espressiva che si ancora ai miti originari fondanti, il greco e il mediterraneo, rendono le opere di Paladino  strettamente legate al teatro: “Il teatro  e la pittura hanno molto in comune- dice Paladino-  ambedue operano  nell’ambito del visuale,  con delle differenze certo, il teatro porta a un lavoro di gruppo, mentre il quadro esige una riflessione solitaria”.  Non solo  teatro  per l’artista campano,  ma anche cinema, vale ricordare  il  film “Quijote” dedicato al capolavoro di Cervantes,  Don Chisciotte,  presentato in gara a Venezia nel 2006. Il film  ha generato stupore e meraviglia per l’interpretazione molto personale del folle aristocratico  della Mancia, l’artista era coadiuvato da un pugno di  amici e attori come Lucio Dalla,  Beppe Servillo, Enzo Cucchi,  la figlia Ginestra Paladino, Alessandro Bergonzoni e  da Remo Girone che nel film recita da “Il settimo Sigillo” di Bergman.  E come dimenticare  la mostra  all’Ara  Pacis  dove le  sculture dell’artista dialogavano con la musica di Brian Eno?  Contaminazione e collaborazione  con le altre arti, immagini inusuali, uso di materiali nobili e meno nobili  portano Paladino, più che a sposare una singola corrente, a una sorta di nomadismo culturale di grande suggestione. 

I Drammaturghi che si affacciano dai palchetti del  Teatro Valle  rimandano  a un clima,  a un ’ispirazione tra l’epico e il tragico da cui nasce una fascinazione espressiva ricca  di suggestioni e associazioni mentali. Euripide è  qui  illustrato da una   maschera blu cobalto attaccata a un ramo,  Eschilo è visto come un volto di pietra  che emerge dalla notte dei tempi, Goldoni è un personaggio in  maschera  incontrato  nelle notti veneziane, Molière ci riporta al ‘600,  il caleidoscopico  secolo di tutte le meraviglie, il volto scolpito nel buio di Pirandello sembra emergere dalle profondità dell’inconscio… Traendo spunto dalla mitologia  è sul palco che  si condensa, nel magnifico Sipario di attesa,  il mistero delle false apparenze, delle idealità incompiute, del magico, dell’oscuro,  un universo  enigmatico fatto di segni astratti, pittogrammi, immagini arcaiche che attraggono ed affascinano. Il programma di eventi di Interludio Valle è  un “palinsesto” di attività che non prevede lo svolgimento di spettacoli teatrali, ma naviga attraverso differenti espressioni artistiche ed esperienze innovative dedicate alla storia della sala settecentesca, fra  installazioni, visite speciali,  mostre, creazioni site-specific.  Si tratta di  una riapertura temporanea  nell’attesa che vengano completati i lavori di ristrutturazione e di  messa a norma. 

Dopo l’apertura con la mostra di Paladino,  il programma  proseguirà  da maggio a luglio con la mostra-installazione dedicata ai  Sei Personaggi,  sculture scelte dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo, un progetto  site-specific  che offrirà al pubblico la possibilità di avvicinarsi ad opere di artisti internazionali.  La mostra si ispira a  uno dei momenti più simbolici della vicenda del Teatro Valle, la prima rappresentazione dei “Sei personaggi in cerca di autore” di Luigi Pirandello, che proprio qui ebbe il suo movimentato debutto il 9 maggio 1921. Si ripartirà  a settembre con l’omaggio al genio e all’arte di Paolo Poli attraverso la mostra multimediale a cura di Andrea Farri e Rodolfo di Giammarco, una mostra-album per consentire ai visitatori di sfogliare le pagine della vita dell’artista  attraverso 40 monitor allestiti in sala, uno per ogni spettacolo che ha realizzato (dal 1950 al 2014) in un percorso che copre 64 anni di attività teatrale  testimoniato da video, bozzetti, scenografie, foto, audio.

Le scenografie realizzate da Lele Luzzati saranno collocate sul palcoscenico, i costumi di Santuzza Calì verranno  installati in alcuni palchi di prim’ ordine. Per l’intero periodo di apertura  si prevede  il ciclo di conferenze Gli anni perduti del Teatro Valle, incontri-spettacolo dedicati alle storie delle grandi attrici che qui hanno recitato, visite guidate  per conoscere memoria, storia, luoghi.  Riflettori sempre accesi dunque  sul 700esco Teatro per farlo rivivere, abitare e tenere aperto, con l’obiettivo dichiarato  di preservare la forte relazione identitaria tra la città e il  suo Teatro più antico.


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