(Ph Elli da Pexels)
Era partito da Rapallo seguendo l’onda di molti liguri e scegliendo di sbarcare in Uruguay. Con sé aveva soltanto la sua passione per il cioccolato e per la pasticceria. Ma degli anni sudamericani restano poche pagine nel diario della vita straordinaria di Ghirardelli, capace di trasformare il desiderio dell’oro giallo in oro nero (e dolce)!
Quella di Domenico Ghirardelli è una storia simbolo del successo italiano negli Stati Uniti. Nato nella cittadina ligure nel 1817, il futuro imprenditore di successo era figlio di un mastro cioccolatiere. All’età di venti, sposatosi giovanissimo, si mosse alla volta dell’Uruguay per intraprendere un’attività di produzione di caffè e cioccolato.
Dopo un solo anno di attività, e avendo assistito impotente alla morte della prima moglie, Domenico decise  di raggiungere il Perù e si imbarcò su una nave che doppiò il terribile Capo Horn. Nella floridissima colonia di corregionali, Ghirardelli incontrò il secondo amore della sua vita, Carmen Alvarado e aprì un negozio di confezionamento di cioccolato dando formalmente il via a un’azienda destinata a entrare negli annali della storia imprenditoriale americana. Era il 1838.
Quel che spinse il pasticciere di Rapallo verso gli Stati Uniti fu la mitica corsa all’oro esplosa sul finire degli anni ’40 dell’Ottocento in California. Ghirardelli, dopo undici anni di ottimo fatturato, e una nidiata di figli (Joseph, Elvira, Louis, Angela e Eugene), decise di tentare a sua volta la fortuna nella terra dell’estremo Ovest nordamericano. Seguendo il suggerimento di James Lick che con lui aveva trasportato cioccolato da Lima a San Francisco nel 1848, Ghirardelli (che nel frattempo aveva cambiato il suo nome in Domingo) lasciò in Perù la famiglia e arrivò in California ammaliato dal sogno dell’oro e si inventò cercatore di pepite nell’area di Sonora e Jamestown. Il sogno si sgretolò impietosamente sotto il sole rovente e nella constatazione che solo a pochi era data la fortuna di imbattersi in una vena d’oro.
Ghirardelli però ragionò da astuto imprenditore e decise di mettere la sua passione per il cioccolato al servizio delle migliaia di uomini arrivati da tutto il Mondo. Si trasformò in pochi giorni in un commerciante di cioccolato e la sua intuizione fu premiata dalla fortuna. Le barrette di cioccolato avevano il vantaggio di poter essere conservate senza troppe complicazioni, costavano relativamente poco e avevano un potere nutriente eccezionale per chi spendeva tantissime energie con i picconi e i setacci.
Il primo “General Store” Ghirardelli venne aperto a Stockton nello stesso anno. Fu uno dei primi negozi ad aprire in quelle che sarebbero diventate in futuro le Ghost Town minerarie americane, nate per dare conforto alle tremende giornate dei minatori.
Alcuni mesi dopo, il ligure aprì il suo secondo negozio a San Francisco inaugurando la presenza nella città della sua industria. La scelta di aprire un’attività nella metropoli californiana fu particolarmente fortunata: pochi mesi dopo un incendio distrusse gran parte di Stockton mandando in fumo tutti i magazzini Ghirardelli.
Sopravvissuto al disastro, Ghirardelli rafforzò negli anni seguenti la sua presenza a San Francisco e nel 1852 diede vita alla Ghirardelli Chocolate Company. Domenico assaporò il frutto della sua tenacia e nel 1865 si ritrovò tra le mani l’intuizione più importante della sua carriera. Grazie all’acume di un operaio dell’azienda, nella Ghirardelli venne brevettato il processo Broma (il burro di cacao può venire separato dalla pasta ottenuta tramite sacchi di pasta di cacao appesi in una stanza calda, da cui il burro di cacao cola via), tecnica che venne poi utilizzata da tutta le aziende americane di cioccolato.
La leggenda di Ghirardelli si arricchì nel 1884 con l’ingresso di tre dei suoi figli nell’azienda.
Il marchio divenne un vero brand di successo e i suoi prodotti viaggiavano su una flotta di 30 navi, esportando in Cina, Giappone e Messico non solo cioccolato ma anche vini, aperitivi, liquori, caffè e spezie.
Ritiratosi in pensione nel 1892  Ghirardelli lasciò l’azienda nelle redini dei figli e decise di tornare in Italia per rivedere i propri luoghi d’infanzia.
La morte lo colse proprio a Rapallo. Il 17 gennaio del 1894, all’età di 77 anni, il grande genio del cioccolato se ne andò dopo aver visto una nuova sistemazione delle sue industrie nella Pioner Woolen Mill. La città di San Francisco non dimenticò mai l’imprenditore che seppe puntare sul cioccolato in un’epoca segnata dal miraggio dell’oro.
Gli ha dedicato una delle piazze più importanti dell’area portuale, piazza su cui ancora oggi affacciano gli uffici della Ghirardelli Chocolate Company, che nel corso degli anni è stata acquistata dalla multinazionale svizzera del cioccolato di qualità, Lindt & Sprüng.

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