Nella Lettera Apostolica  Orientale “Lumen” del 2 maggio 1995,  Giovanni Paolo II scriveva: “La luce dell’Oriente ha illuminato la Chiesa universale. Poiché crediamo che la venerabile e antica tradizione della Chiesa orientale  sia parte integrante del patrimonio della chiesa di Cristo, la prima necessità dei cattolici è di conoscerla, di potersene nutrire e di favorire, nel modo possibile a ciascuno, il possesso dell’unità”. 
 
Da allora molti passi  sono stati  fatti sulla via dell’Unità dei Cattolici.  L’Ecumenismo,  realtà sempre più vicina al sogno di pace  di  Papa Francesco, specialmente dopo il recente incontro di Cuba con il Patriarca di Mosca Kyril, ha radici molto antiche in Calabria, contrassegnata dalla fioritura di un  monachesimo italo-greco originato dalle migrazioni che spinsero i monaci orientali verso la Sicilia e l’Italia meridionale.  
 
Agli asceti fuggiti dal Medio Oriente, invaso dagli arabi,  seguirono i monaci, intenti a sottrarre le sacre icone dal furore iconoclasta. Tutti i luoghi rupestri della Calabria, quasi come una succursale della  penisola del Monte Athos, dal VII secolo in poi, si popolarono di eremiti e di asceti. La spiritualità bizantina fu la culla dei grandi Santi calabresi: San Fantino (IV sec d. C., la cui cripta a Taureana di Palmi  viene considerata la più antica chiesa calabrese), San Nilo. Sant’Elia lo speleota è venerato a  Melicuccà dove sorse il primo nucleo del cenobio basiliano, oggi Sacro Monastero Greco-ortodosso di Sant’Elia la cui festa si celebra l’11 settembre.    
 
Nell’area grecanica di Bova e di Africo Vecchio  si  conserva da secoli la devozione a San Leo, eremita basiliano che attorno all’anno Mille vi lasciò la fama dei propri miracoli. Il Monte Consolino di Stilo e il Monte Stella di Pazzano sono luoghi  di straordinaria suggestione: con le loro grotte, gli anfratti naturali, il sorprendente panorama sulle valli ed in fondo il mar Jonio,  rappresentarono l’ambiente ideale per i monaci greci, che sulle orme di San Basilio andavano in cerca di luoghi impervi e silenziosi che potessero appagare la loro inesausta sete di Dio.   
 
L’ascesi, le preghiere dei monaci di ieri e di oggi, le liturgie bizantine, l’utopia di Tommaso Campanella: un’identità antropologica affascinante, antichissima, fra la Cattolica di Stilo, gli eremi di Santa Maria della Stella, il Cenobio di San Giovanni  Therestis a Bivongi, la Valle dello Stilaro.
Ai confini fra la provincia di Reggio e di Catanzaro, risalendo il corso del fiume  Stilaro, si raggiunge la cima del Monte Stella, dove, in un anfratto naturale, si nasconde la chiesa rupestre di Santa Maria della Stella. 
 
Gli architetti trogloditi delle comunità monastiche scolpirono i 60 gradini che scendono all’interno di una grotta naturale. Qui  c’è l’altare della Madonna ed affreschi ormai sbiaditi e danneggiati dal tempo e dalle intemperie. Fra le valli e i monti del Consolino e di Pazzano, santi ed eremiti hanno trasmesso nei secoli il loro sogno di  umiltà, preghiera e unità.    
San Giovanni Therestis e altri cenobiti fanno parte della pietà popolare in questa regione.  
 
E’ singolare e affascinante la storia degli eremiti di questa zona. Qui abitarono i monaci greci  fin dal settimo secolo.  Già San Gregorio Magno parla nelle sue lettere di alcuni monasteri in Calabria, San Michele Arcangelo a Tropea, i monaci di Tauriana,  i monasteri di Cassiodoro, il Vivarium e il Castellum.  
Sotto la dominazione bizantina dall’ VII  al IX secolo l’antico monachesimo si  andò man mano grecizzando, tra il 642 e il 752  vi furono perfino Papi d’origine greca venuti dalla Calabria. 
 
Dalle prime forme di monachesimo a carattere eremitico, poche persone che vivevano sole e si riunivano  la domenica  nell’unica chiesetta detta la Cattolica, si passò man mano alla vita cenobitica vissuta in un monastero con una regola e un Abate che dirigeva la comunità. 
 
 A Stilo si può arrivare, se si amano forti emozioni e suggestioni da brivido, partendo da Serra San Bruno, per la statale 110, una via che corre a curve infinite attraversando magnifiche selve di abeti,  pini e faggi d’alto fusto, olivi, lecci, querce e castagni e con la vista che a tratti spazia fino  al Mar Ionio. Qui non si incontra anima viva, tranne  qualche gregge di capre dalle parti di Pietra dopo aver oltrepassato il passo di Pietra Spada e prima di immergersi nel deserto delle spelonche degli Stiliti, dove gli eremiti basiliani cercavano la vita più dura per meglio avvicinarsi a Dio. Dopo Pazzano,  caratteristico paese stretto fra due superbi strapiombi, eccoci a Stilo.
 
E’ il paese più importante della vallata dello Stilaro ed uno dei Borghi più belli d’Italia fra i cento classificati dall’Unesco. Si allunga ai piedi del Monte Consolino dove Tommaso Campanella, il filosofo utopista della Città del Sole, andava da bambino a pascolare le pecore e nel silenzio assoluto pensava e meditava. 
 
Un’aria di sospeso misticismo  si respira in questo borgo di  poco  più di  2000 abitanti da cui  si domina l’arsa valle dello Stilaro ed il mar Ionio.  “Ma per apprezzare al massimo l’immensità del paesaggio bisogna salire sulla cima del Monte Consolino tramite la nuovissima monorotaia che collega il centro del paese con il Castello normanno” dice il dottor Domenico Scarfò,  appassionato e competente studioso di storia arabo-bizantina.   
 
Su sua segnalazione si va a vedere anche una grande tela di Battistello Caracciolo appena restaurata nella Chiesa-monastero di San Giovanni Therestis, un capolavoro affollato di personaggi dagli splendidi colori. Il centro storico che attende di essere adeguatamente restaurato, è una suite di Chiese e palazzi nobiliari.  Dappertutto scorci di sublime  bellezza, di quel sublime che sarebbe piaciuto a Lord Byron  appassionato di paesaggi aspri e grandiosi.
 
L’eremo della Madonna della Pastorella è abbarbicato ad un’aspra montagna brulla e silenziosa patria dello sparviero. Il Duomo in restauro da parecchi anni non è visitabile ma basta ammirare  il portale per indovinarne gli interni. In fondo è la chiesa di San Domenico nel cui annesso convento maturò il pensiero  meravigliosamente utopico di Tommaso Campanella. Ma è la Cattolica,  dove si recano in religioso pellegrinaggio turisti e studiosi di tutto il mondo, la perla più preziosa di questo meraviglioso  borgo.  
 
Abbarbicata al Monte Consolino, a strapiombo sull’abitato, sporgono le sue piccole absidi semicilindriche aperte da finestre archivoltate. La centrale più grande, la sinistra che funge da campanile. All’interno residui affreschi dell’epoca: il Redentore, i Santi  Nicola, Basilio, Giovanni  Crisostomo, il Battista benedicente. Prepotente si affaccia alla mente il paesaggio di Mistra, che sopra la città di Sparta in Grecia conserva gli ultimi, decadenti splendori della civiltà dei Paleologhi. 
 
A Stilo un confortevole albergo  vi accoglierà con tutte le comodità  dopo le fatiche e le emozioni della giornata, non senza aver vi offerto le specialità del luogo: tagliatelle ai funghi porcini, una delicata zuppa di tagliolini e ceci, piatti di stocco in umido e di baccalà al forno al profumo di origano e, per finire, un profumatissimo liquore al finocchio rigorosamente doc.
 

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