Filari di uva (Ph Laura Rossi)
Ogni regione in Italia ha una grande produzione di vini locali, che rendono l’offerta del Bel Paese variegata e di elevata qualità. La peculiarità geografica della penisola permette che i prodotti realizzati abbiamo caratteristiche organolettiche distinguibili di regione in regione. Le vigne crescono anche nei posti più particolari e impensabili e non si può negare che il panorama delle viti abbia un suo fascino in ogni stagione: dalla primavera, momento in cui i fiori crescono tra i filari, passando poi all’estate quando i grappoli crescono ricchi e succosi, fino a giungere all’autunno, stagione in cui i colori caldi delle foglie riscaldano i campi e le colline.
 
La magnifica regione dell’Abruzzo, che si protende tra le montagne e il mare, ha una copiosa produzione di vino.
Alcuni produttori sono presenti sul territorio da secoli e raccontano non solo un lavoro costante per presentare al mercato un prodotto di qualità, ma anche storie di vita.
La famiglia Ciavolich è un esempio di realtà aziendale che ci porta nel cuore dell’Abruzzo, raccontandoci vicissitudini che valgono un viaggio nel passato.
 
 I Ciavolich erano originariamente dei mercanti di lana. La famiglia arrivò nel paese di Miglianico nel 1500, ma solo nel 1853 ebbe la prima cantina. In quegli anni le proprietà furono strutturate ed organizzate per gestire la produzione vinicola: al piano terra si produceva il vino con la classica pigiatura, mentre nel piano seminterrato si conservavano le botti e si nascondeva una possibile via di fuga in caso di pericolo! Proprio in quel perioso si ha la crescita dell’azienda: don Ciccillo Ciavolich si innamorò e poi sposò la nobile Donna Ernestina Vicini. 
 
Gran personaggio fu! Donna Ernestina era ben introdotta nell’alta società e creò, a Chieti, una vero e proprio salotto letterario frequentato da grandi nomi fra cui D’Annunzio. Fu una donna di grande personalità e si battè spesso per i suoi amici. Famoso l’aneddoto che la vide intervenire per salvare il suo amico pittore Michetti. Pare che questi si fosse recato a  Miglianico con una delle prime macchine fotografiche, per immortalare la processione del santo patrono: la popolazione, all’oscuro di cosa fosse quell’apparecchio, e probabilmente spaventata, si scagliò contro l’artista, che trovò rifugio in casa di Donna Ernestina. 
 
Anni di continua ed intensa attività caratterizzarono la storia aziendale e neanche la guerra riuscì a fermare la produzione enologica. In più nel 1943 la famiglia ospitò numerosi abitanti del paese rimasti senza fissa dimora a causa dei bombardamenti. Fu in quel frangente che  Giuseppe Ciavolich, allora 14enne, nonostante la famiglia si fosse spostata nel palazzo di Chieti, tornò di sua iniziativa, con lunghi tratti percorsi a piedi e passaggi occasionali, alla tenuta di Miglianico. 
 
A Giuseppe non importarono i chilometri percorsi a piedi: il raggiungimento della tenuta era un obiettivo così sentito che ciò che sembrava impossibile, divenne fattibile.  
Di storie come quella della famiglia Ciavolich, ce ne sono a bizzeffe in Italia e sono queste storie che si tramandano dietro ai prodotti che, nella sapienza dell’esperienza, creano le eccellenze. Molte realtà italiane amano ancora seguire i metodi tradizionali di coltivazione e di produzione. Questo è un vantaggio in un mondo dove molti prodotti perdono la qualità, l’autenticità, la storia, per lasciare il posto all’industrializzazione. 
 
Godere di un buon bicchiere di vino, poterne  assaporare il retrogusto fruttato e accompagnarlo con dell’ottimo cibo locale è sempre un’esperienza da provare e forse, mentre berrete, anche Don Ciccillo alzerà con voi il calice e Donna Ernestina vi sussurrerà all’orecchio un brindisi augurale che ha tutto il sapore di questa splendida terra d’Abruzzo.

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