‘Se puoi sognarlo, puoi farlo’. La filosofia creativa che animò Disney ha sempre trovato terreno fertile nel Belpaese (Ph Ricardo Esquivel da Pexels)

A più di quarant’anni dalla sua scomparsa, Walt Disney ancora vive nell’immaginario collettivo e nei ricordi d’infanzia degli italiani come celebre padre di Topolino e primo creatore di lungometraggi d’animazione, sonori e a colori, che ancora oggi commuovono ed emozionano adulti e piccini.
Incantata da “Biancaneve” e “Pinocchio”, e appassionata alle sue storie a fumetti, l’Italia ha amato Walt Disney fin dai suoi esordi, negli anni Trenta, e ha interagito, assorbito e rielaborato il materiale creativo, fornito da questo genio, con il proprio prezioso patrimonio culturale. In questo modo è venuto a crearsi un rapporto speciale, una storia d’amore vera, esclusiva e duratura che nel corso degli anni ancora unisce il Belpaese alla memoria e al nome del padre dell’animazione.
Il giornalista italiano Marco Spagnoli ha voluto ricostruire su grande schermo questo legame unico nel documentario “Walt Disney e l’Italia – Una storia d’amore”, nel quale materiali d’archivio inediti, provenienti dall’Istituto Luce e dalla Mediateca Rai, raccontano i viaggi di Disney nel nostro Paese, inframmezzati a scene dei suoi film (“Biancaneve”, “Bambi” e “Pinocchio”) e a riflessioni di grandi attori, registi e scrittori italiani sull’influenza e l’importanza culturale e morale delle opere disneyane.
Tra il 1930 e il 1960 Disney si recò spesso in Italia. Nel 1935 venne a Roma dove incontrò Luigi Freddi, capo della Direzione generale della cinematografia, eletto dal governo fascista. Non a caso “Topolino” fu l’unico giornaletto americano non proibito dal fascismo. Nel 1951 andò a Venezia. Nel 1956 vinse il David di Donatello come miglior produttore straniero per “Lilli e il vagabondo”. Nel 1961, anno della celebrazione del centenario dell’Unità d’Italia, giunse a Torino, dove visitò la Fiat, i cui stabilimenti avevano creato una macchina chiamata “Topolino”. Nella stessa occasione rilasciò un’intervista al giornalista Carlo Mazzarella tra i viali dello zoo di Torino, spiegando la nascita di Topolino.
In un’altra intervista del 1987 Federico Fellini raccontò il suo viaggio negli Usa in occasione della vittoria dell’Oscar per il film “La strada” e della grande accoglienza ricevuta dalla stesso Walt nel suo parco divertimenti “Disneyworld”.
Secondo le ricerche Disney, la conoscenza del marchio è stata sempre elevata in Italia, più che altrove, a tal punto che la Disney concesse al Belpaese di produrlo. Nacquero, così, le versioni “papere” delle opere più importanti della letteratura italiana, come “I Promessi Paperi”, le versioni “a cartoni” di personaggi noti al pubblico del grande e piccolo schermo, come Vincenzo Paperica (alter ego del giornalista italiano Vincenzo Mollica), nuovi personaggi dei fumetti, come Paperinik, e tanti episodi disegnati dai grandi fumettisti italiani Romano Scarpa, Giorgio Cavazzano e Silvia Ziche, pubblicati in tutto il mondo.
 Oggi, a oltre cent’anni dalla nascita del Maestro di Burbank, la Disney italiana continua ad avere una posizione importante nel panorama internazionale. Il brand Disney è premiato in tutte le sue molteplici espressioni: dall’editoria di libri e periodici al cinema, dall’home entertainment alla televisione, al Disney Channel, dai Disney Store al licensing fino alle nuove frontiere del divertimento interattivo e della rete telematica.
Walt Disney morì nel 1966 lasciando al mondo una grande eredità. Se da una parte il creatore delle favole ha amato l’Italia per la sua bellezza e ricchezza culturale, dall’altra l’Italia, in quanto Paese d’arte e poesia, ha saputo assorbire e far propria la creatività disneyana in modo singolare, considerando Disney non come un produttore, ma come un grande poeta ed artista.
“Se puoi sognarlo, puoi farlo”, questo il principio della filosofia artistica di Walt Disney, che ha saputo rendere vero il mondo dei sogni. Questo l’insegnamento ricevuto e seguito dagli italiani per continuare a creare opere degne del suo nome.

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