La stagione di balletto 2018-19 del Teatro dell’Opera di Roma si è trionfalmente conclusa con la ripresa del Don Chisciotte di Laurent Hilaire, ispirato alla versione originale di Mikhail Baryshnikov per l’American Ballet Theatre.
Una Spagna follemente gitana di hidalgos e matadores, di fascinose zingare munite di nacchere e ventagli e un buffo Don Chisciotte che arriva in scena su un Ronzinante di legno dipinto di rosa: nel Balletto dedicato all’eroe della Mancia le scene di Vladimir Radunsky e A. J. Weissbard come pure i costumi a firma del primo, sono nei colori di una Spagna onirica, fantastica, di strani palazzi dipinti di rosso, di blu, di giallo abitata da personaggi buffi ed esagerati. I
n questo colorato universo si è subito immersi grazie alla scenografia e all’impianto narrativo ispirato a “Le nozze di Gamash”, episodio marginale dell’immensa opera di Miguel de Cervantes Don Chisciotte della Mancia.
L’adattamento più celebre rimane quello di Marius Petipa, su musiche di Ludwig Minkus, che debutta il 26 dicembre 1869 al Teatro Bol’šoj di Mosca, a cui fa seguito una seconda produzione per i Balletti Imperiali di San Pietroburgo, con prima rappresentazione il 21 novembre 1871.
Nel 1900 Alexander Gorsky ne ricava una sua versione, aggiungendo nuove danze. Marius Petipa, ignorando gli aspetti più patetici del romanzo picaresco, volle che il balletto fosse allegro e divertente negli anni in cui l’arte russa, soprattutto la letteratura, mostrava le distorsioni dell’animo umano e della società e Petipa allietava il suo pubblico creando forme coreografiche di una geometrica e solare vacuità. Brioso, allegro, romantico, il balletto, in un prologo e tre atti, diviene una favola sul potere dell’immaginazione e del teatro, un antidoto magico contro le finzioni inventate dall’autore.
Tratto dal racconto epico di una ricerca impossibile dell’ideale, la versione rivisitata, ( che ruota intorno alle vicende amorose di Basilio, giovane barbiere innamorato della bella Kitri, figlia dell’oste che contrasta le nozze perchè preferisce come genero il ricco e vecchio Gamash), si rivela un vero e proprio fuoco d’artificio, un gioco magico, fantastico che ha incantato critica e spettatori. Storica è del resto la versione che Mikhail Baryshnikov creò per l’American Ballet Theatre, in scena per la prima volta il 28 marzo 1978 al Kennedy Center Opera House di Washington e successivamente danzata dalle maggiori compagnie internazionali, tra cui, nel 1993, dal Royal Ballet di Londra.
L’ edizione di Baryshnikov si distingue per la sua capacità di porsi come esito compiuto della lunga storia evolutiva che il balletto Don Chisciotte porta con sé, una traiettoria con cui nel tempo si sono confrontati i più grandi coreografi, da Nureyev a Balanchine. Laurent Hilaire, fortemente voluto dallo stesso Baryshnikov per rimontare il suo Don Chisciotte, ha affrontato questo balletto classico-narrativo con la consapevolezza di voler rendere accessibili i suoi codici restando nella tradizione e nella storia e nel contempo immergendosi nel presente. Un presente favoloso dove la scena è concepita come un immenso giocattolo, un teatrino animato dalla presenza di ballerini in carne e ossa.
Insieme all’azione teatrale viene mantenuta viva l’intera struttura alla quale il grande ballerino e coreografo aveva aggiunto delle danze, tra cui il Fandango e la Danza delle Gitane e dove le sottili sfumature della danza classica si fondono in maniera armoniosa, proponendo un’interpretazione del tutto nuova della scenografia firmata da Radunsky, maestro di fama internazionale e da Weissbard, acclamato lighting designer e scenografo teatrale.
Lo spettacolo si vale della bravura e dell’espressività dei due primi ballerini Rebecca Bianchi e Claudio Cocino dell’Opera di Roma e la straordinaria performance dell’intero corpo di ballo diretto dall’Etoile Eleonora Abbagnato, che ha lavorato per questo balletto a stretto contatto con Laurent Hilaire, già étoile e Maître de Ballet associé à la Direction de la Danse dell’Opéra di Parigi e attuale Direttore Artistico del Balletto dello Stanislavsky and Nemirovich-Danchenko Moscow Music Theatre e Mikhail Baryshnikov ,considerato tra i più grandi ballerini del nostro tempo.
Da rimarcare la visione di Dulcinea in apertura, dove sembra che Don Chisciotte l’insegua volando e la scena del sogno di Don Chisciotte, dove compare il ballo allegorico delle Driadi. La partitura musicale di Ludwig Minkus , ben ritmata e spagnoleggiante, è eseguita dall’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma diretta dal Maestro David Garforth. Con Rebecca Bianchi , Claudio Cocino, Angelo Greco , Marianna Suriano, Michele Satriano, Andrea Forza, Giuseppe Schiavone, Mike Derrua , Alessandro Rende, Sara Loro , Giorgia Calenda. Simone Agrò , Viviana Melandri, Arianna Tiberi, Flavia Stocchi, Beatrice Foddi , Federica Maine.
.