All’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles, è stato proiettato il documentario “Amuri”, che celebra le ricette della feste religiose siciliane. Un lavoro di ricerca delle tradizioni locali e di riscoperta del territorio, tra gesti antichi, mani sapienti, volti che raccontano esperienze di ieri e di oggi. I luoghi della storia contadina, le eredità culturali del passato diventano punto di partenza per un futuro sostenibile. 
 
Fabrizia Tasca Lanza, autrice del film, chef e proprietaria della scuola di cucina fondata nel 1989 nell’azienda di famiglia che produce anche 20 etichette e 13 milioni di bottiglie all’anno, ha introdotto la proiezione prima di proporre una lezione di cucina con degustazione. Una dimostrazione che anticipa la prima Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, iniziativa promossa dal ministero delle Politiche agricole per valorizzare all’estero la sapienza culinaria italiana di qualità. L’Italo-Americano  l’ha intervistata.
Da Milwaukee a Seattle, da Portland a Los Angeles senza dimenticare Oakland e San Francisco, un tour nella West Coast per far conoscere la grande tradizione culinaria siciliana. 
 
Cos’è la “sua” Sicilia? 
La mia Sicilia sono le mie ricette di famiglia e la tradizione agricola che ci ha supportato nei secoli per cui oggi abbiamo una grande attenzione agli ingredienti e al modo di coltivarli.
 
Perché un cittadino americano non può non innamorarsi della sua terra, dei sapori siciliani, delle tradizioni alimentari secolari che non smettono di cercare nel passato le radici del futuro?
Perchè in Sicilia siamo ancora connessi, grazie al cielo, al valore della terra e sappiamo da dove viene un pomodoro, come crescere una pianta e abbiamo ancora un controllo sulla provenienza dei nostri alimenti.
 
Qual è il valore aggiunto della cucina italiana e in particolare modo di quella siciliana, il contributo culturale alla buona alimentazione? 
Offrire un’alimentazione sensata e buona. 
 
La scuola di cucina Anna Tasca Lanza è una “farm-to-table cooking school” che si trova in una tenuta vinicola del 19° secolo. Offrite un’esperienza unica a contatto con la natura, la qualità dei prodotti e la storia locale. Quali “segreti” culinari svelate a chi sceglie questo viaggio emozionale alla scoperta del gusto? 
Nessuno e al tempo stesso mille segreti culinari della cucina quotidiana che si fa in Sicilia ma soprattutto vogliamo far capire che il cibo non è solo ricette ma un “sistema di saperi” che abbracciano ogni aspetto della cultura e della vita umana. 
 
Con “Cook the farm” vi rivolgete agli chef internazionali. Offrite un corso intensivo in inglese di 10 settimane con un approccio olistico al cibo di cui affrontate gli aspetti antropologici. Un invito a capire davvero cosa significa la famosa Dieta Mediterranea. 
In realtà non esiste “la” Dieta Mediterranea. Ne esistono centinaia. Penso che capire questa differenza sia importante per riconoscere che tutto ciò che è diverso non è nemico ma solo differente. Altrettanto importante è capire che se noi cuciniamo la salsa di pomodoro e in Turchia la essicano al sole, ci sono molti perchè dietro questa differenza. 
 
A Los Angeles è stato proiettato “Amuri – The sacred flavours of Sicily”, documentario realizzato con la regia di Giacomo Costa per mostrare le tradizioni gastronomiche delle feste siciliane. Immagini con cui letteralmente “prendete per la gola” chiunque le veda. Qual è la ricetta che rende straordinaria la Sicilia, la sua gente, la sua cucina tradizionale?
La sua diversità, che si traduce anche in biodiversità. La Sicilia è fatta di tanti terroir, di tante diversità, di mille culture. 
Questo è in genere l’Italia ma lo si percepisce soprattutto in Sicilia. Essendo noi rimasti indietro per tante cose, ancora molto di tutto questo ricco patrimonio di varietà è molto vivo. In Sicilia c’è ancora un mondo da scoprire e da studiare legato alla nostra cultura alimentare. 

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