Dopo la contestata vittoria di Udine (alla 17esima giornata), culmine di una serie di partite giocate male e colme di polemiche, in campionato la Roma ha pareggiato con Lazio, Palermo, Fiorentina, Empoli, Parma (dopo la fortunosa vittoria di Cagliari) e Verona.
 
Nel frattempo, i giallorossi sono anche stati eliminati dalla Coppa Italia (con la Fiorentina che ha espugnato l’Olimpico) e hanno pareggiato in casa, contro il Feyenoord, in Europa League. Parlare di crisi – per una squadra che nelle ultime nove partite ha vinto una sola volta – è assolutamente opportuno. Anche perché la Roma non è riuscita a battere nemmeno squadre in grande difficoltà (come Verona e soprattutto Parma). 
 
Adesso la Juventus dista ben 9 punti e, in casa giallorossa, si guarda con preoccupazione al ritorno del Napoli. 
 
RADICI LONTANE – Questo momento difficile ha radici lontane. La Roma si è presentata ai nastri di partenza della Serie A di quest’anno con la malcelata ambizione di rompere il dominio della Juventus: per tutta la prima parte della stagione non sono mancati proclami, anche sopra le righe, circa la certezza della vittoria finale. 
 
Proprio dal punto di vista della comunicazione è avvenuta la prima ‘metamorfosi deleteria’: se l’anno scorso Garcia & co. risultavano essere ‘simpatici antagonisti’ della corazzata bianconera, in questo campionato hanno perso quasi tutta la loro ‘attrattiva’: tante polemiche, molte cadute di stile, atteggiamenti aggressivi e poca obiettività. 
 
PASSIVITÀ TATTICA – A livello tattico, la metamorfosi è stata altrettanto negativa: il gioco spumeggiante e velocissimo che aveva contraddistinto la prima Roma di Garcia si è progressivamente perduto: sicuramente ha inciso anche l’oneroso impegno della Champions (che ha prosciugato energie fisiche e mentali), ma qualcosa è stato sbagliato anche nella preparazione. Stupisce, poi, che Garcia non sia stato in grado di trovare soluzioni alternative rispetto a un ‘4-3-3 da corsa’, che di corsa ormai ne ha ben poca. 
 
SENZA CARATTERE – Anche i tradizionali problemi caratteriali si sono ripresentati prepotentemente, riportando la piazza giallorossa nel ‘gorgo’ dell’umoralità estrema. Il ‘turning point’ potrebbe essere stato il 7-1 interno partito dal Bayern Monaco: da lì, con rapidità, si sono smarrite sicurezze e qualche giocatore ha perso il proprio feeling con l’ambiente (soprattutto Destro, finito ai margini della squadra nonostante la prolificità, e ceduto a gennaio al Milan).
 
MERCATO FALLIMENTARE – Anche la società ha le proprie colpe: Walter Sabatini ha spesso avuto grandi intuizioni di mercato ma, quest’anno, ha decisamente fallito: Iturbe (preso in estate) ha già l’aria di essere un costosissimo fallimento e a gennaio, nonostante la preoccupante involuzione della squadra, il ds giallorosso si è mosso solo nelle ultime ore, acquistando i discutibili Ibarbo (già infortunato) e Doumbia (in condizioni atletiche precarie). 
 
ULTIME CHIAMATE – Le prossime partite saranno decisive: il 26 febbraio la Roma gioca il ritorno dei trentaduesimi di Europa League a Rotterdam e, lunedì 2 marzo, ospiterà la Juventus. Si tratta delle ultime chiamate per i giallorossi, delle occasioni finali per rientrare in carreggiata ed evitare che tutti gli obiettivi stagionali risultino compromessi con tre mesi d’anticipo. In questo momento è davvero difficile essere ottimisti. 
 

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