“L’estate sta finendo e un anno se ne va…” cantavano i Righeira anni fa. Le feste e le sagre, però, continuano a fare ricordare che gli ultimi raggi di sole possono ancora riscaldare e sapere di vacanze.
 
Settembre continua, dunque, a dispensare eventi, specie in questa terra dove l’allegria mista alla naturale malinconia aggrega le persone in un clima di fantasmagoriche emozioni, canti, tradizioni, musiche, balli, degustazioni.
 
E in ogni paese non mancano  le feste dei Santi: l’Immacolata, Rosalia, Maria, l’Addolorata, San Pio, gli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele e qualche altro patrono.
 
Ogni cittadina ha le sue prerogative, le sue peculiarità storiche, gastronomiche, ecc. Non mancano le sagre della salsiccia, quella del pane, dei buccellati, dei tanti dolci e dei vari piatti tipici locali.
Il Festival della pizza, ad esempio, è tra i fiori all’occhiello di Ribera, ridente – direbbero gli operatori turistici – cittadina in provincia di Agrigento.
 Pizza Fest a Ribera

 Pizza Fest a Ribera

 
L’idea del Pizza Fest è venuta al sindaco Carmelo Pace e al suo staff per valorizzare il territorio con la consapevolezza che la gastronomia è certamente un ottimo richiamo per turisti provenienti sia dai luoghi vicini sia da paesi lontani. E così è stato: l’iniziativa ha avuto successo e si è legata ad altre manifestazioni contemporanee quali performances sportive, enologiche, convegni, degustazioni, mostre dell’artigianato. Insomma, un evento ben articolato per soddisfare “palati” esigenti e diversificati.
 
Tre le zone di dislocazione del Pizza Fest: produzione e degustazione delle pizze cucinate in forni a legna tradizionali di una maxi pizzeria allestita sulla spiaggia di Secca Grande a pochi chilometri da Ribera; Fiera dei sapori e dell’artigianato per promuovere l’artigianato e i prodotti tipici e, a tale scopo, sulla spiaggia sono allestite bancarelle che espongono prodotti artigianali e del settore agroalimentare. Infine una zona del lungomare è attrezzata con palco, luci, amplificazione per intrattenere turisti o semplici spettatori, con spettacoli sempre più attraenti.
 
Ribera è conosciuta come la città delle arance in quanto la sua notevole e pregiata produzione ha sicuramente attraversato le tavole di molti intenditori che non possono non distinguere la “Brasiliana Navel” dalle altre produzioni, generose, che sono sparse per il mondo.
 Ribera è “la città delle arance” per quantità e qualità prodotte

 Ribera è “la città delle arance” per quantità e qualità prodotte

 
Un tempo era anche conosciuta e rinomata per le fragole che qui si coltivavano in modo massiccio e naturale. E il prodotto, anch’esso come le arance, non aveva rivali. Purtroppo, la sua produzione è in via di estinzione e sempre più raramente si possono gustare i frutti di colore rosso puntellato di scuro dal sapore dolcissimo e dalla consistenza medio densa.
La storia della città è abbastanza recente se consideriamo quanto, invece, altre località siciliane affondino le loro radici in tempi lontanissimi. 
 
Le origini si fanno risalire al 1635 quando alcuni abitanti della vicina Caltabellotta, che ne usavano i territori per le loro produzioni agricole, che così godevano di un terreno fertile e rigoglioso, decisero di stabilirsi definitivamente in quel luogo che chiamarono appunto Ribera, un tempo Allavam.
Presso l’Archivio di Stato di Sciacca, non molto lontano da Ribera, secondo l’atto del notaio Vincenzo Scoma, si può verificare che la data ufficiale della nascita è il 25 febbraio 1636.
 
Il Principe di Paternò Don Luigi Moncada aveva affidato il primo piano regolatore a uno dei più valenti architetti dell’epoca che la fece costruire secondo criteri urbanistici, per l’epoca, all’avanguardia. La città crebbe così tanto da costituire un agglomerato le cui case, tuttavia, si affacciavano su larghe strade ed erano ben allineate.
 
Il nome di Ribera, che tradotto dallo spagnolo (pronuncia “rivera”) significa riviera, quasi certamente non è da attribuire agli undici chilometri di costa che si affacciano sul mare Mediterraneo e alla presenza di ben tre fiumi, bensì ad un atto affettivo. Infatti, la moglie del Principe di Paternò si chiamava Maria Afan de Ribera ed era figlia del Duca di Alcalà.
 
Sarà stata la presenza del Verdura, del Magazzolo e del Platani che scorrono nel suo territorio a farne una pianura prospera, grazie anche all’operosità dei suoi agricoltori, fatto sta che le sue produzioni agricole sono state per moltissimo tempo il fiore all’occhiello di Ribera. Nel 1841 fu classificata primo centro di produzione di riso della Sicilia per il raccolto da 5000 quintali.
 
La città diede i natali a Francesco Crispi, patriota e politico, due volte presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia, la prima dal 29 luglio 1887 al 6 febbraio 1891, la seconda dal 15 dicembre 1893 al 10 marzo 1896. Era figlio di Tommaso Crispi, fondatore e guida del Comitato rivoluzionario della Rivo-luzione indipendentista siciliana del 1848.
 
Il 10 aprile 1861, dopo lo sbarco dei Mille di Garibaldi, a Ribera fu finalmente eletto il Consiglio Comunale. Furono anni quelli, in cui vennero soppresse le risaie, fonte di gravi malattie quali, non ultima, la malaria. Il lavoro però venne meno e la città attraversò un periodo di miseria e fame che colpì buona parte della popolazione.
 Durante il periodo natalizio a Ribera è allestito il Presepe Vivente  

 Durante il periodo natalizio a Ribera è allestito il Presepe Vivente  

Dopo la Prima Guerra Mondiale e le lotte latifondiste, varie vicissitudini la attraversarono stabilendo fasi alterne di benessere e povertà ma sopratutto di lotte per la conquista dei latifondi gestiti da cooperative in mano a mafiosi. Perfino Antonio Gramsci pubblica sull’”Avanti” dell’11 febbraio 1920 “La verità sui fatti di Ribera”, inclusa pure nei suoi “Quaderni dal carcere”.
 
Nei pressi della città della provincia agrigentina sorgono poi borghi incantevoli: Borgo Bonsignore detto “Santu Petru” (Santo Pietro) sorto nel ventennio fascista e Secca Grande, che dagli anni ’60 in poi, si arricchì di villette, meta della villeggiatura dei residenti e oggi abitazioni fisse per alcuni di loro.
Nello stemma della città campeggia il Castello di Poggiodiana con la torre merlata, oggi diroccato e a rischio crollo generale per l’incuria degli amministratori. 
 
La Riserva naturale orientata Foce del fiume Platani che insiste sul territorio riberese, si trova alla foce del fiume Platani e comprende un tratto della costa. È ricca di eucalipti, pini, acacie e vegetazione mediterranea.
 
Un’altro dei fiori all’occhiello di Ribera è la Villa comunale nella quale si trovano piante rare e alberi millenari. Tra un viottolo alberato ed un altro si incontrano tre vasche d’acqua dove regnano i cigni. All’interno della Villa si trova anche il Museo etno-antropologico che raccoglie circa quattromila reperti delle civiltà artigianale, agricola e pastorale del territorio.
 
Ogni anno, viene allestito anche un presepe vivente fatto di tante “stazioni” ognuna delle quali rappresenta un mestiere  specifico del territorio. Si incontrano, quindi, il calzolaio, il ceramista, il falegname, la lavandaia, il fabbro, ecc. 
 
Lungo il percorso non mancano occasioni per degustazioni di vino, dolcetti, arance, spremute, pane e salumi, pane ed olio, focacce, pasta, salsiccia, ricotta e quant’altro venga offerto nel tragitto che conduce alla grotta dove nasce il bambinello.
 
Ma Ribera è nota nel mondo soprattutto per la sua produzione di arance e allora, per renderle omaggio, quale migliore modo c’è, se non citare alcuni versi di Paul Éluard magistralmente tradotti da Luigi De Nardis? 
 
“Arance i tuoi capelli e intorno il vuoto/ Del mondo, e intorno il vuoto anche dei vetri…/ Il tempo/Di parole si avvale, come amore”.
 

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