La scorsa settimana, un’altra bufera ha investito il calcio italiano, quando ‘Repubblica’ ha pubblicato la registrazione di una telefonata tra il presidente della Lazio, Claudio Lotito, e il dg dell’Ischia calcio, Pino Iodice. Quest’ultimo avrebbe registrato la conversazione del 28 gennaio per “cautelarsi” nei confronti di un presidente di “una grande società” che “faceva pressioni”.
 
Le dichiarazioni del numero uno della Lazio – personalità di spicco anche in seno alla Federazione Italiana Gioco Calcio, dopo aver appoggiato l’elezione dell’attuale presidente, Carlo Tavecchio – hanno gettato lunghe ombre sulle logiche di ‘palazzo’, che stanno dietro al calcio giocato. 
 
CONTENUTI PESANTI – La prima parte della telefonata è incentrata sulla Lega Pro: l’Ischia fa parte di quel gruppo di società che ha sfiduciato il presidente Mario Macalli (attuale numero 2 della FIGC) e Lotito è al lavoro per riportare al comando il dirigente. Le sue parole suonano come quelle di una sorta di “deus ex machina” del calcio italiano, un problem solver che fornisce idee e trova fondi per far funzionare il sistema. Di fatto, il numero uno della Lazio dice di avere un progetto per salvare economicamente la Lega Pro. Il disegno, però, prevede il ritorno al timone di Macalli: solo così la ‘regia’ di Lotito si metterà in moto, salvando il sistema e, soprattutto, le società amiche. 
 
La parte più pesante della chiacchierata Lotito-Iodice, però, è la successiva, quando il presidente della Lazio si concentra sulla Serie B. Lotito è convinto che la promozione di piccole piazze sia dannosa per il calcio italiano. Il tutto pensando ai ricavi della vendita dei diritti Tv. Dopo aver espresso la propria contrarietà alla promozione del Carpi (attuale capolista della serie cadetta), Lotito rincara la dose: “Fra tre anni, se ci abbiamo [in Serie A, ndr] Latina, Frosinone… chi c… ci compra i diritti? Non sanno manco che esiste Frosinone. Il Carpi…”.
 
POSSIBILI SVILUPPI – Lotito si è difeso promettendo azioni legali a sua tutela e ribadendo la bontà del proprio progetto, sottolineando di “non aver fatto pressioni” e confermando la sua idea per cui il sistema, senza modifiche repentine, rischia di saltare per mancanza di fondi. Il dirigente laziale ha anche divulgato un comunicato in cui ha detto di essere rimasto vittima di un agguato e in cui ha ribadito le proprie intenzioni di riforma.
 
Nel frattempo, però, sia il CONI, sia il Governo sono ‘sul piede di guerra’: saranno presi provvedimenti per riorganizzare  il mondo del calcio che, di fatto, rappresenta una delle principali realtà economiche del nostro Paese?
 

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