Ironia italiana e stile californiano nelle divertentissime e irriverenti magliette di Michael Scarpellini che hanno fatto il giro del mondo con i loro slogan ironici da “Stasera faccio il bravo” a “Senza la t-shirt sono ancora meglio”! Il riminese e fondatore del famosissimo brand Happiness grazie all’esplosivo mix di talento, passione per il fashion business e life-style losangelino ha dato vita ad un vero fenomeno che oramai da anni ha conquistato le nuove generazioni e non solo con migliaia di magliette vendute in tutto il mondo con la linea: ”La felicità è una t-shirt da 10 dollari”. 
 
Il brand di Scarpellini si è fatto largo nella moda italiana inserendosi come un marchio di nicchia amato e ricercato dai ragazzi per la sua spiccata ironia. La storia di Michael comincia a Rimini dove insieme al padre Yuri inizia a produrre in un capannone magliette per le discoteche. L’intraprendenza e la lungimiranza sono state la chiave di volta per Michael che pur attaccatissimo alla sua terra decide di partire per la California. Inizia così il suo percorso verso il successo con la decisione di studiare al FIDM – Fashion Institute of Design and Merchandising di Los Angeles, luogo del destino per Mr Happiness che proprio nella città degli angeli incontra quella che diventerà la sua inseparabile compagna di vita, la moglie Eiman Hamza. Scarpellini e consorte nel 2007 creano Happiness portando una ventata di energia nell’azienda familiare e lanciandola nel dorato mondo della moda che conta. Nonostante una vita passata a stretto contatto con celebrità Michael rimane legato ai valori genuini della sua terra: primo tra tutti la sua happiness family!
 
Michael, in che modo Los Angeles è entrata a far parte della tua vita? 
Sono arrivato a Los Angeles dopo un Exchange Program alla UC di San Diego. Volevo semplicemente imparare! Il mio desiderio era valorizzare il lato artistico della mia famiglia coniugandolo al business. Da San Diego mi sono quindi trasferito a Los Angeles, città che ho sempre amato e frequentato sin da piccolo, dove ho seguito un corso di Product Development al FIDM! Lì ho conosciuto anche la mia attuale moglie Eiman che oggi è anche la creative director del nostro brand Happiness. 
 
Dalle t-shirt a 10 dollari il brand Happiness è cresciuto in brevissimo tempo divenendo popolare anche all’estero. Quanto di italiano e quanto di losangelino c’è nel tuo progetto e nella tua visione di stile? Come e quando nasce l’idea di mixare lo street style alla moda italiana?
Volevo creare un prodotto che avesse la forza di entrare in un mercato in difficoltà a causa della crisi e che riuscisse allo stesso tempo con semplicità ad attirare l’attenzione dell’elegante fashion week di Milano ed è per questo che abbiamo lanciato l’idea delle magliette a 10 dollari. Da un punto di vista più strettamente creativo volevo svecchiare i classici look italiani e arricchire il lifestyle sweats and tee americano con grafiche e outfit più fashion .
 
Happiness è un raro esempio di un riuscitissimo ricambio generazionale all’interno di un’azienda italiana da Yuri Scarpellini a Michael cosa è cambiato? Credi possibile esportare l’ironia che caratterizza le tue famose T-shirt in USA? 
Non è stato facile inizialmente e per la verità non è facile ogni giorno convivere con più membri della famiglia di diverse generazioni. Il segreto è ottimizzare il valore delle persone rispettando la necessità espressiva di ognuno e il valore del lavoro fatto in precedenza. La nostra dinamica filosofia aziendale oggi si sta infatti aprendo anche a collaborazioni con giovani artisti ed influencers che disegnino grafiche adattandole al sense of humor americano. 
 
Deve essere impegnativo dividersi tra LA e l’Italia. Che rapporto hai con i connazionali che vivono in California e che idea hai della comunità italiana qui in LA?
L’aereo è la nostra prima casa, anche oggi con Zeyd, nostro figlio di un anno e mezzo, viaggiamo sempre. Sicuramente quando inizierà la scuola saremo presenti quasi stabilmente a LA. Ora stiamo in media otto mesi l’anno in LA e i restanti in giro per il mondo, dove ci porta il nostro lavoro. Per assurdo a LA mi sento più italiano di quando sono in Italia e con tutti i ragazzi ed amici che ho conosciuto qui condivido solo il meglio della nostra cultura. Credo che sia importante fare rete tra di noi e cercare di tenere alto il nome del nostro Paese. 
 
Moda italiana, moda americana ha ancora senso parlare di differenze in un mondo globalizzato?
Direi di no quando si parla di mercato medio alto, poiché le celebrità sono simili in tutto il mondo e i blogger o giornali di moda che ci seguono sono sempre gli stessi, ma nel mass market sicuramente le taglie e il life-style diventano più territoriali e necessitano di maggiore attenzione poiché le esigenze di una signora del Texas sono diverse da quelle di una ragazza di Tokyo. 
 
Che progetti hai per il mercato americano? 
Da un punto di vista commerciale sicuramente potenziare la distribuzione con la catena Nordstrom che è diventato da qualche mese nostro cliente e lavorare sempre meglio con i nostri clienti del web Amazon e Shopbop. Da un punto di vista di marketing e retail diretto stiamo aprendo nuovi uffici a New York e pianificando l’apertura di punti vendita e del nostro shop on line dedicato esclusivamente al mercato USA. 

Receive more stories like this in your inbox