Varietà, qualità e una carrellata di film e protagonisti: chi vincerà il  Festival internazionale del Cinema di Roma?

Tutti conoscono il Lido di Venezia, importante sede di una delle kermesse cinematografiche più famose e importanti al mondo. Pochi sono a conoscenza che Roma, capitale del cinema italiano e depositaria di ricordi e immagini della Dolce Vita, da sette anni è dimora del Festival Internazionale del Cinema di Roma, nella splendida location dell’Auditorium Parco della Musica di Renzo Piano.

Chiamata Festa del Cinema prima, e Festival Internazionale dopo, la manifestazione ha fatto sorgere polemiche, critiche e problemi politico-economici di grande rilievo ma, nonostante tutto, non si può negare che si stia inserendo nell’agenda degli appassionati e addetti ai lavori. 

Per di più quest’anno, che la direzione artistica è stata affidata al potente ed ex-direttore artistico del Festival del Cinema di Venezia, Marco Müller, il quale, con la sua sola presenza, ha fatto aumentare l’attenzione dei media, puntando tutti i riflettori su di sé, a discapito degli altri Festival cinematografici italiani, in particolare il Torino Film Festival.
 
A dire il vero, Müller ha deluso critici e spettatori, perché i film in programma non sono di certo paragonabili al grande Festival di Venezia. Tuttavia, conservano un rilevante interesse culturale e mediatico. Sylvester Stallone, protagonista di una grande anteprima mondiale, “Bullet to the Head” di Walter Hill è la principale star del Festival ma non l’unica. L’attore inglese Jude Law attraverserà il red carpet capitolino, invitato come voce protagonista del film di animazione in 3D, “Rise of the Guardians”. Ci sarà Adrian Brody, interprete del film cinese “1942” di Feng Xiaogang, già soprannominato la versione asiatica di “Gone with the wind”. 
 
Per continuare con la carrellata di film in programma e relative star, non possiamo dimenticare James Franco, protagonista di una Masterclass e regista del cortometraggio “Dream”, le star europee, moltissime cinesi e tante nostrane. Tre i film in concorso italiani: Pappi Corsicato con “Il Volto di un’altra”, Paolo Franchi con “E la chiamano estate” e infine, “Alì ha gli occhi azzurri” di Claudio Giovannesi. Altro film, diretto da un regista molto conosciuto all’estero, ma presentato Fuori Concorso e prodotto in Francia, è “Il Cecchino” di Michele Placido. 
 
Varietà e qualità (si spera) sono, le principali caratteristiche del Festival Internazionale del Film di Roma, che ha voluto per il suo red carpet, un’enorme Lupa capitolina firmata nientedimeno che da Dante Ferretti, lo scenografo tre volte premiato con l’Oscar (l’ultimo con “Hugo Cabret” di Martin Scorsese). Ad accogliere gli spettatori cinque sculture in vetroresina e legno, alte oltre tre metri, che rappresentano l’omaggio a Cinecittà.
 
Ci sarà la Divinità egiziana, reperto della “Cleopatra” kolossal di Mankiewicz (1963), il Drago cinese che appare in “Delitto al ristorante cinese” diretto da Bruno Corbucci nel 1981, la Poltrona-mano che fa da sfondo a “Codice privato” di Citto Maselli (1988), la Divinità greco-romana ripresa nel “Gladiatore” di Ridley Scott (1999) e il Buddha ridente di “Gangs of New York” girato nella Hollywood sul Tevere da Scorsese nel 2002.
 
In bocca al lupo al Festival Internazionale del Film di Roma e ai suoi film e restiamo sintonizzati per conoscere chi, sabato 17 novembre, sarà il vincitore del grande premio della manifestazione. 

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