Fabio Frizzi è conosciuto in tutto il mondo grazie alla collaborazione con il regista Lucio Fulci, per il quale ha composto le colonne sonore di numerosi film divenuti oggetti di culto: “Zombi 2”, “Paura nella città dei morti viventi”, “I 4 dell’apocalisse”, “L’aldilà”. Nel 2003 Quentin Tarantino ha inserito, nel suo “Kill Bill vol. 1”, un brano scritto da Frizzi (insieme al suo trio dell’epoca) per “Sette note in nero”. 
 
Nel 1974, il musicista bolognese debuttò nel mondo del cinema, scrivendo il commento sonoro di “Amore Libero – Free Love” di Pierludovico Pavoni ma il grande successo arrivò con “Fantozzi”, il film diretto da Luciano Salce, del cui seguito compose le musiche con Franco Bixio e Vince Tempera, autori di “Febbre da cavallo” di Steno, e il sequel del 2002, di Carlo Vanzina. 
 
Nel 2013, Frizzi ha messo in scena “F2F – Frizzi To Fulci”, un’orchestra formata da 8 elementi che propongono dal vivo le colonne sonore realizzate per i film horror di Lucio Fulci. La band ha ricevuto consensi in tutto il mondo registrando spesso il tutto esaurito, come per esempio alla Union Chapel di Londra, all’Egyptian Theatre di Los Angeles e al The Chapel di San Francisco. Del backstage del tour americano è stato realizzato un film disponibile su YouTube: “Frizzi 2 Fulci North American Tour 2015 – The movie”. 
 
Si è esibito all’’Egyptian Theatre di Los Angeles e al The Chapel di San Francisco, durante la recente tournée negli Stati Uniti, com’è nato il progetto “Frizzi To Fulci”?
“Frizzi 2 Fulci” è uno spettacolo che ha avuto una gestazione lunga. C’è voluta un po’ di determinazione e di perseveranza ma il momento giusto è arrivato. Nel 2013, con una grande selezione, ho allestito il gruppo di lavoro, attingendo alla migliore generazione di musicisti romani. C’è chi lo identifica come uno spettacolo rock-prog, perché alcuni degli elementi creativi dell’epoca erano di questo sapore. In realtà passa da tinte completamente classiche a momenti decisamente pop e rock, grazie a otto musicisti sul palco, la F2F band, batteria, basso, due chitarre, due tastiere, una vocalist e il sottoscritto.
 
Il 2015 è l’anno in cui abbiamo incontrato i nostri amici d’oltre oceano. Cinque date, tutte emozionanti e bellissime. Entrare da protagonisti all’Egyptian Theatre di Los Angeles, con un sold out praticamente immediato, il grande affetto del pubblico ci ha riempito di gioia, ci siamo sentiti assolutamente a casa. 
A San Francisco abbiamo suonato in un club con un nome adattissimo al nostro spettacolo, The Chapel (si tratta di una vecchia cappella del secolo scorso) nello storico quartiere di Mission. Uno spazio in totale sintonia con il nostro racconto. Lontani dalle abitudini di tutti i giorni, eravamo nella patria di molti dei nostri riferimenti professionali, parlando sia di musica sia di cinema. Era una verifica, una specie di prova del nove, riuscita perfettamente. 
 
E’ andata molto bene anche ad Austin, Toronto (The Opera House) e Philadelphia. A San Francisco c’era un entusiasmo pazzesco nel pubblico, oltre ogni possibile immaginazione. Ed è stato l’unico concerto in cui i bis sono stati addirittura cinque… Se li meritavano tutti!
 
Quali film di cui ha scritto la colonna sonora sono conosciuti negli Stati Uniti?
Proprio grazie a Fulci e a tutti gli altri registi con cui ho collaborato nel periodo del cinema di genere, negli Stati Uniti le mie musiche sono arrivate quasi subito e molte persone hanno iniziato ad apprezzarle. Con la diffusione della rete, negli ultimi 20 anni, mi sono reso conto che alcuni film sono quasi venerati e che una certa curiosità riguarda la mia carriera in generale. 
 
“Zombi 2”, “L’Aldilà” e “Paura” sono film di culto assoluto e tutti gli altri film che ho fatto con Fulci sono conosciuti e apprezzati, “Sette note in nero”, “Gatto nel cervello”, “Manhattan Baby”, come pure i film western. Come le produzioni cui ho partecipato con Lamberto Bava, Sergio Martino, Umberto Lenzi. 
In Usa e in Uk gli appassionati e i collezionisti sono informati e preparati. 
 
Mistero, paura e horror creano emozioni che la musica può rappresentare nel modo migliore?
Certamente la colonna musicale di un film ha un ruolo importantissimo per il racconto, come complice degli attori, della storia, della crescita emozionale che coinvolge lo spettatore. Quando si parla di mistero e paura la musica può essere un elemento ancora più importante. Qualcuno ha sottolineato come, nelle produzioni che ho condiviso con Fulci, ci sia una sorta di identificazione della musica con il film. Un’analisi che mi onora e mi lusinga. 
 
Lei, che ha lavorato con tutti i registi amati da Quentin Tarantino, cosa ha provato quando un suo brano  è stato inserito nella colonna sonora di Kill Bill vol. 1?
Quentin Tarantino è una di quelle persone che hanno raccolto quest’aria di leggenda che aleggiava da tempo intorno alla figura di Fulci e degli altri registi di genere e l’ha in un certo senso ufficializzata e codificata. Fra l’altro in un’epoca difficile, come quella odierna, anche per il cinema americano, avere come riferimento registi dagli ottimi risultati ottenuti con budget molto contenuti, può essere un esempio utile. 
 
Quando ho saputo che Tarantino aveva chiesto di utilizzare il tema del carillon di “Sette note in nero” che avevo firmato con il mio trio parecchi anni prima, la gioia è stata forte. Anche l’utilizzo che è stato fatto sulla scena di “Kill Bill” del nostro tema ci ha lasciato senza parole, come dire l’uso perfetto delle materie prime. E poi dopo quell’esperienza il progetto “Frizzi 2 Fulci” mi è sembrato ancora più giusto e possibile. 
 
Musicalmente parlando, oltre all’amore per Crosby, Still, Nash & Young, Simon & Garfunkel, cosa la lega agli Stati Uniti?
Sono nato nel 1951, da lì al giorno in cui ho formato la prima band, il 1965, ho ascoltato di tutto, con la complicità di una famiglia innamorata della musica. Mia zia conosceva molto dello swing americano, Sinatra, Perry Como, Dean Martin erano i benvenuti a casa Frizzi, insieme ai Platters, il giovane Elvis e tanti altri. Poi è arrivata la passione per Country, Soul, Rock e tutto il resto. Qualche nome? Beach Boys, Bob Dylan, Doors, Pete Seeger, Joan Baez, James Taylor, Chicago, Toto… Era un’epoca meravigliosa in cui era possibile seguire tutta la musica che era prodotta. E le influenze erano forti e inevitabili.

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