Il Rovescio della Medaglia esordì discograficamente nel 1971 con l’album “La bibbia”, pubblicato dalla Rca Italiana. La formazione era composta dal chitarrista Enzo Vita, il cantante Pino Ballarini, il bassista Stefano Urso e Gino Campoli alla batteria.
 
Nel 1972 il gruppo pubblicò “Io come io” ma la svolta avvenne l’anno successivo con “Contaminazione”, orchestrato dal Maestro Luis Enriquez Bacalov, reduce da analoga esperienza con New Trolls e Osanna. Ventiquattro anni più tardi Bacalov avrebbe vinto il Premio Oscar per le musiche del film “Il postino” interpretato da Massimo Troisi. 
“Contaminazione” è uno dei migliori dischi progressive italiani. Il titolo traccia la linea di contagio tra rock e musica sinfonica, caratterizzata da sonorità ampie e articolate nei vari movimenti, con l’uso di sezioni orchestrali di stampo classico insieme a strumentazioni rock. 
 
I testi dell’album, di Sergio Bardotti e Sergepy, raccontano la confusione mentale di Jim McCluskin, fantomatico musicista scozzese del ‘700 che, di ritorno da un viaggio in Nepal, si convince di essere l’’incarnazione di Isaia Somerset, presunto figlio illegittimo di Johann Sebastian Bach. L’album fu distribuito anche negli Stati Uniti, con il titolo di “Contamination”, dalla Peters International.
Recentemente il Rovescio ha pubblicato “Tribal Domestic”, prodotto tra Italia e Stati Uniti. Il missaggio della suite è stato effettuato a Roma da Fabio Ferri, mentre il mix degli altri brani è opera di Fabio Grossi, presso il Sound of Pisces Music di Los Angeles. 
 
Oltre a Vita e al cantante Chris Catena, hanno suonato John Macaluso, Janne Stark, Cristiano Micalizzi, Nalle Pahlsson, Gianluca Catalani, Vivien Lalu, Fernando Petry, Rino Amato. La suite iniziale di 15 minuti, che dà il titolo all’album, è eseguita con l’Orchestra Filarmonica Calabrese diretta dal maestro statunitense Alexander Frey. Dopo tanti anni, anche se soltanto nel brano “L’apocalisse”, Pino Ballarini è ritornato a cantare con la band.
 
Nel 1973 la RCA Italiana pubblicò “Contaminazione”, l’album nato dalla collaborazione tra il RdM e Luis Bacalov, con i testi di Sergio Bardotti e Sergepy.
Questo avvenne dopo che il direttore artistico Riccardo Michelini si rese conto che avevamo bisogno della guida di un maestro. Ci trovammo molto bene con Luis Bacalov, ricordo che gli raccontavamo la nostra visione musicale e lui, visti i risultati, ha saputo cogliere benissimo le nostre idee.
 
Il vostro successo ha oltrepassato i confini nazionali sino ad arrivare negli Stati Uniti e in Giappone, dove hanno ristampato i grandi album italiani degli anni ‘70.
Nel tempo è accaduto che all’estero si siano accorti di noi. Tre anni fa siamo andati in tour proprio in Giappone, dove ci aspettavano da 40 anni, per eseguire l’intera opera di “Contaminazione”, con una grande orchestra. Il Giappone è un paese eccezionale, ne ho un ricordo bellissimo, grazie anche a un’organizzazione perfetta e alle tante persone stupende che ho conosciuto.
 
“Contaminazione” nel 1975 divenne “Contamination”per il mercato estero.
A quell’epoca le filiali della Rca collaboravano tra di loro, distribuendo le opere di quegli artisti che potenzialmente avevano i numeri per imporsi all’estero. Ne nostro caso vennero a conoscerci degli ingegneri del suono inglesi, attirati dal fatto che il disco era stato registrato in quadrifonia. Da qui nasce la scelta di produrre l’album, ricantato in inglese, anche per il mercato estero.
 
Come nasce il nuovo disco?
Volevo realizzare qualcosa di diverso, sempre tenendo conto del mio spirito musicale (tribal), per circa un mese ho lavorato in casa tutti i giorni a questo progetto (domestic), prendendo spunto da quello che avevo fatto il giorno prima. Con Chris Catena, mio vecchio amico e gestore di un’agenzia di musica classica, ne abbiamo stabilito lo sviluppo e, visti gli ottimi trascorsi come cantante, deciso che sarebbe stato lui la voce principale. “Tribal” era terminato già da due anni ma, parlando con gli organizzatori del tour giapponese, si è deciso di realizzarlo insieme a un’orchestra sinfonica. Ecco spiegato il motivo per cui il cd è stato pubblicato con un certo ritardo. 
 
Quando Pino Ballarini lasciò il gruppo, per un breve periodo fu sostituito da Michele Zarrillo che ritroveremo al prossimo Festival di Sanremo.
Pino ha vissuto fuori dall’Italia per circa 40 anni, quando è tornato gli ho chiesto di cantare una canzone del nuovo album e sicuramente sarà presente anche nei live. Con Michele Zarrillo, dopo che Pino lasciò la band, abbiamo fatto delle prove e ha cantato con noi per quattro o cinque concerti. Resta da dire che sia Pino sia Michele hanno una gran bella voce.
 
Come ha vissuto l’epoca della grande Rca Italiana?
Ricordo con piacere il tempo con la Rca perché tutti si interessavano agli artisti, a cominciare dal direttore generale Ennio Melis, il direttore artistico Michelini, l’ingegnere del suono Franco Finetti, il fonico della “Bibbia” Enzo Martella e anche Gino, il simpaticissimo barista del famoso bar Rca. Mi capitava di incontrare Lucio Dalla, Fiorella Mannoia, Riccardo Cocciante, Renato Zero, Angelo Branduardi e i cantautori dell’epoca, alcuni dei quali aprivano i nostri concerti usufruendo dell’impianto di amplificazione Mack da oltre 6.000 Watt, che a quell’epoca era all’avanguardia.
 

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