Tutti corrotti, da destra a sinistra, in un democratico traffico di illiceità e malaffare: ecco cosa ha scoperto la Procura di Roma. Assessori indagati, con i loro portaborse, collaboratori, imprenditori, commercialisti, avvocati, notai.
 
Il Comune messo a soqquadro per via di appalti truccati, gare pubbliche senza bando: milioni di euro elargiti a ladri e truffatori. Che, anziché svolgere le attività per le quali si erano visti affidare appalti senza titoli, distraevano elegantemente i fondi, aprendo conti correnti all’estero, nei paradisi fiscali del Mar delle Antille. Uomini politici sempre a caccia di mazzette, cooperative che hanno visto aumentare in modo esponenziale i loro guadagni negli ultimi tre anni. Vincevi un appalto per dare ospitalità agli immigrati?
 
Incassavi i soldi pubblici, facendo dormire chi proveniva dalle coste della Sicilia sui materassi, per terra. Vincevi un appalto per dare acqua e luce ai campi rom? E chi li ha visti acqua e luce: tutti al buio, sporchi e fetidi. Ed i soldi? Introitati da cooperative marce, con le mazzette fatte transitare su conti correnti di comodo, riferibili a uomini politici di Roma di estrazione di destra e di sinistra.
 
Ecco il Natale della Capitale super-corrotta: la Procura di Roma pare aver scoperto il vaso di Pandora. Malaffare, imprenditori con un passato di terroristi e di assassini. Gente che frequentava i salotti di Roma minacciando, promettendo soldi facili. Prontamente soddisfatti con appalti facili forniti alle loro società di comodo, ovviamente, dominate da fatture false, bilanci taroccati, soldi che transitavano pochi giorni per poi volatilizzarsi all’estero, in Paesi dove i controlli non esistono.
 
Nel mezzo un sottobosco di calciatori, pubblicitari, presentatori televisivi, attrici ed attricette, avvocati e notai, commercialisti e agenti: un po’ tutti sapevano, un po’ tutti si rivolgevano a questa cricca del malaffare per risolvere piccoli problemi del vivere quotidiano. Avere il permesso per transitare nel centro storico della città, non pagare una multa. Addirittura avere una partita di sostanze dopanti per far lievitare i muscoli delle braccia.
 
Uno schiaffo, l’ennesimo, al Sistema Italia: non è un caso che il Paese sia – classifiche alla mano, certo non da andarne fieri – agli ultimi posti in Europa per via di una corruzione dilagante che, indistintamente, colpisce tutto lo Stivale. I lavori per il Mose a Venezia? Milioni di euro bruciati in tangenti.
 
L’Expo di Milano? Oggetto di infiltrazioni di camorra e n’drangheta. E poi storie qua e là di malaffare, storiacce di politici corrotti, di funzionari dello Stato che si vendono anche per poche migliaia di euro. Colpa dei partiti, in questi ultimi vent’anni, aver dato fiducia a persone meschine, senza la minima dignità e spessore. 
Commercianti biechi prestati alla cosa pubblica. Gelosi del potere che, gradualmente, acquisivano. Pronti a vendersi a chi (delinquente e truffatore) offriva di più.
 
Tangentopoli, la grande inchiesta dei primi Anni Novanta, quella condotta dal Pool Mani Pulite di Milano, evaporata? Macchè, riecco il retaggio di soldi sporchi, di appalti vinti con l’odore degli euro, senza avere titoli. A danno della collettività, costretta a vivere, ormai, in città che cascano a pezzi, con strade ridotte a crateri e mezzi pubblici insufficienti.

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