Moniti inascoltati. Qualche settimana fa due ragazze iraniane girarono un video, tramite cellulare, mentre una delle due guidava. Il successivo “selfie” le mostrò doloranti ed ammaccate in ospedale. L’istantanea fece immediatamente il giro del mondo: potenza della tecnologia e dei social forum. Pochi giorni dopo, in California, un “selfie” scattato mentre guidava costò la vita a una ragazza, madre di un bambino di appena cinque anni.
 
Sembra una moda inarrestabile, il “selfie”, destinata magari a sgonfiarsi, come tutte le mode, in fretta. Intanto, però, l’abitudine dell’autoscatto impazza: basta vedere le uscite in pubblico del Premier Renzi.
Frotte di curiosi gli si avvicinano per scattare, assieme a lui, l’istantanea, prontamente inoltrata, tramite email o Whats app ad amici e parenti. È una moda, la moda dell’estate: non c’è uomo, donna, ragazzo o ragazza che non ne abbia fatto almeno uno.
 
Quando però l’autoscatto si produce al volante le cose cambiano. Una recente statistica ufficializzata dalla Ford ha mostrato quanto il “selfie”, almeno in Europa, incida. Gli inglesi (uno su tre, sic!) ne abusano più degli altri. Gli italiani, i più giovani per l’esattezza, non scherzano però: almeno uno su quattro, sotto i trent’anni, ha l’abitudine di scattarli. La statistica è stata corroborata da un altro dato, oggettivamente agghiacciante. Scattare un “selfie” mentre si è al volante equivale a percorrere bendati quattrocento metri.
 
La distanza che, in taluni casi, passa tra la vita, la sopravvivenza in caso di incidente, e la morte. Nonostante le campagne, gli inviti, le raccomandazioni, i tambureggianti messaggi televisivi e radiofonici, la mania non passa. In macchina, al volante, in città come in autostrada (dove si corre di più) gli italiani non smettono di tenere in mano un cellulare. Che, ormai, non è più uno strumento buono solo per telefonare. Si possono controllare le email, rispondere ad esse, inoltrarle a terzi. Si può accedere a Twitter o Facebook, scambiando messaggi veloci con Whats app. Un infernale apparecchio che, mal usato, soprattutto al volante, può causare la morte.
 
Quante sono le uscite di strada misteriose? In presenza di un incidente, molto spesso, le cronache e i resoconti dei giornali riferiscono che “il conducente ha perso il controllo della propria vettura”. Un attimo di distrazione, certo, magari un colpo di sonno. Nessuno però è in grado di contare il numero di incidenti (gravi perché magari coinvolgono altre persone, che guidano in modo corretto) che si verificano per un uso smodato (e sbagliato) del cellulare. Compagno prezioso ed essenziale nella vita di tutti i giorni, terribile zavorra, se utilizzato, al volante di una macchina.
 
“Selfie”, pericolo in auto. Per molti ragazzi italiani è diventata una abitudine: non ci fanno neppure più caso. Si inquadrano, scattano, inviano la foto. Ignorano che hanno messo fortemente a repentaglio la loro vita. Nei venti secondi che occorrono, immaginando una andatura a cento all’ora, è come se avessero percorso – come l’illuminante statistica ha evidenziato – cinque campi di calcio al buio, alla mercè di qualsiasi ostacolo. Di sicuro, serviranno campagne mediatiche più aggressive per affossare la mania del “selfie” al volante.
 

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