Sono arrivati da ogni parte del mondo per sfidare il campione del mondo in carica. Ma sono arrivati anche chef italiani pluripremiati che lavorano all’estero per riappropriarsi di un titolo che fino all’anno scorso apparteneva al giapponese Yoshi Yamada, e riconquistare un titolo, quello di miglior “Pasta Chef”, che ben si addice a un italiano. Il migliore cuoco a preparare il piatto simbolo dell’Italia nel mondo non può che essere un connazionale. 
 
E così, almeno quest’anno, è stato: merito dei cavatelli pugliesi con vellutata di broccoli e una spolverata di fiori di origano e della maestria di Giorgio Nava, che lavora a Città del Capo.
Nato a Milano, è arrivato in Sud Africa nel 1999 dove ha portato la cucina italiana autentica. “Servo questo piatto regolarmente perché la crisi è arrivata anche da noi. Per me è uno stimolo rivisitare piatti tipici re-gionali di gran gusto, effetto e costo contenuto”. 

 Giorgio Nava, migliore Pasta Chef

 Giorgio Nava, migliore Pasta Chef

 

 
La II edizione del Campionato Mondiale della Pasta di Academia Barilla di Parma ha premiato bontà, semplicità e creatività. Gianluigi Zenti, direttore di Academia Barilla ha detto: “Nava ha saputo combinare tradizione e innovazione in maniera esemplare attraverso una ricetta che ha convinto per la cura nella scelta degli ingredienti, semplicissimi ma di alta qualità e combinati sapientemente”.
 
Paolo Barilla, vice presidente del Gruppo, consegnando il Pasta World Champion 2013 ha aggiunto: “Nei vostri ristoranti svolgete un ruolo fondamentale per il futuro del Paese: veri ambasciatori, ogni giorno proponete il nostro patrimonio gastronomico e cercate nuove interpreta-zioni per tenere alto l’interesse e il desiderio per la pasta e per la nostra tradizione”.
 
La premiazione, che garantisce un posto d’onore alla pasta, portata fondamentale per ogni pasto italiano e piatto principe della dieta mediterranea, giunge a conclusione del II Forum sulla Cucina Italiana nel Mondo: tre giorni dedicati a promuoverla, difenderla dalle falsificazioni (rivendicando il valore e la qualità dell’agroalimentare nazionale) e valorizzarla come “avamposto” di promozione del patrimonio artistico, culturale e turistico a livello internazionale. 

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