Martin Scorsese (Ph© Denis Makarenko| Dreamstime.com)

Papa Francesco dialoga con giovani e anziani alla presentazione del libro “La saggezza del tempo” (Marsilio editore) presso l’Istituto patristico  Augustinianum, a pochi passi dal Vaticano. 

La presentazione del  volume, curato da padre Antonio Spadaro S.I. raccoglie  250 interviste ad anziani in più di 30 Paesi, grazie all’aiuto di organizzazioni no-profit come Unbound e Jesuit Refugee Service, è anche  l’occasione  per un dialogo intergenerazionale  con Papa Francesco  sulle grandi questioni della vita. 

L’ultima domanda di questo dialogo  è stata posta al Papa  dal regista statunitense Martin Scorsese, che  accennando alla sua infanzia nei quartieri periferici di New York,  ha ricordato le sofferenze, la povertà e la violenza delle strade di allora . “Ho capito- dice Scorsese che nella strada c’era una verità e in Chiesa  un’altra.

E’ stato molto difficile metterle insieme, riconciliare questi due mondi. L’amore di Gesù sembrava essere una cosa completamente a parte, estranea, aliena, spesso, rispetto a quello che vedevo accadere in strada. Sono stato fortunato  perché ho avuto genitori buoni che mi hanno amato e  un sacerdote giovane, straordinario che è diventato una specie di mentore per me e per gli altri, negli anni della formazione”.  E’ inevitabile una domanda sulla violenza, la vanità, l’avidità  e il male  che segnano  la società di oggi.

“Santo Padre,- ha aggiunto Scorsese- oggi le persone  fanno  fatica a cambiare, a credere nel futuro. Non si crede più nel bene. Ci guardiamo attorno, leggiamo i giornali e sembra che ormai la vita del mondo sia segnata dal male, persino dal terrore e dall’umiliazione. Assistiamo anche  ai penosi fallimenti umani nelle stessa istituzione delle Chiesa. Come possiamo noi persone anziane rafforzare e guidare i giovani nelle esperienze  che dovranno affrontare nella vita? Come possiamo aiutare la Chiesa in questo sforzo? In che modo oggi un essere umano può vivere una vita buona e giusta in una società dove ciò che spinge ad agire sono avidità e vanità, dove il potere si esprime con violenza? 

“In che modo la fede di una giovane donna e un giovane uomo può sopravvivere a questo uragano? Come aiutare la Chiesa in questo sforzo? E’ la domanda – risponde a braccio  Papa Francesco- Oggi si vede più chiaramente come si agisce con la crudeltà, dappertutto, fredda nei calcoli per rovinare l’altro. E una delle forme di crudeltà che mi toccano nel mondo dei diritti umani è la tortura, in questo mondo la tortura è il pane nostro di ogni giorno. E la tortura è la distruzione della dignità umana. Una volta consigliavo a giovani genitori come correggere i bambini e delle volte bisogna usare la filosofia pratica dello schiaffo, uno schiaffetto, ma mai in faccia perché questo toglie la dignità! Voi sapete dove darlo… La tortura è giocare con la dignità delle persone, la violenza per sopravvivere, la violenza in certi quartieri che se tu non rubi non mangi. Questa cultura non possiamo negarla. Come agire con la grande crudeltà? Come insegnare e trasmettere ai giovani che la crudeltà è una strada sbagliata che uccide la persona, l’umanità, la comunità? Qui c’è una parola che dobbiamo dire : la saggezza del piangere, il dono del piangere. Davanti a queste crudeltà, il pianto è umano e cristiano, perché ammorbidisce il cuore ed è fonte di ispirazione. Gesù nei momenti più difficili della sua vita, ha pianto. Piangere, non abbiate paura di piangere su queste cose. Siamo umani. Poi condividere l’esperienza e qui  torno a parlare dell’empatia. Non condannare i giovani, come i giovani non devono condannare gli anziani. E questa è l’empatia della trasmissione dei valori.  Poi la vicinanza fa  miracoli. La non violenza, la mitezza, la tenerezza, queste virtù umane che sembrano piccole, ma sono capaci di superare i conflitti più brutti,  la vicinanza con coloro che soffrono, vicinanza con i problemi, vicinanza tra giovani e anziani. Vicinanza, come Lei forse da bambino si è avvicinato a questa gente con tante sofferenze e forse da lì ha cominciato a prendere la  saggezza che oggi ci fa vedere nei suoi film. Sono poche cose e così si trasmette un’esperienza e fa maturare i giovani, noi stessi e tutta l’umanità”. Occorre dunque  opporsi  all’equazione del poeta latino Terenzio che sentenziava Senectus ipsa morbus  (la vecchiaia come   sinonimo di malattia). Se è indubbiamente vero che l’individuo che affronta questo  ciclo di vita chiamato terza o quarta età va incontro alla ferita narcisistica del suo io ideale, a difficoltà che possono colpire aree diverse del suo funzionamento cognitivo e affettivo con evidenti risvolti anche a livello familiare e sociale, è anche vero  che  questa perdita di funzionalità può essere attivamente contrastata  fornendo  la possibilità di rielaborare il proprio percorso di vita in funzione di un riconoscimento della spinta propulsiva e creativa che ha animato e può ancora animare l’esistenza. Perché ciò di cui ogni individuo ha fondamentalmente bisogno, qualunque sia l’età, è di essere riconosciuto dall’Altro, che assume facce diverse nelle varie fasi dell’arco della vita, famiglia, scuola, società. Il libro La saggezza del Tempo  costituisce  in tal senso una miniera di esperienze, di testimonianze di  vita vissuta. Ognuno potrà trovare  risposte alle proprie problematiche .  Storie personali fra difficoltà e risorse, limiti e potenzialità : ognuno invecchia a modo suo, in rapporto a quanto la vita propone. Sono  tanti ormai  gli anziani che sanno interpretare la vecchiaia in termini positivi e costruttivi,  continuano ad imparare, a coltivare interessi, a sviluppare la loro curiosità,  il loro spirito creativo  anche attraverso  il dialogo tra generazioni differenti. Conclude il Papa nella prefazione del libro : “Ecco cosa vorrei : un mondo che viva un nuovo abbraccio tra i giovani e gli anziani “, realizzando così la profezia di  Gioele 3,1 : “ I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni” .


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