Dopo la travolgente vittoria contro il Chievo e il pareggio, sofferto ma meritato, in Champions contro il Malaga, il Milan era chiamato al ‘salto di qualità’. Nella dodicesima giornata di Serie A, infatti, i rossoneri avrebbero affrontato a S. Siro, la Fiorentina, una delle squadre più in forma del campionato.

 
RISULTATI SCONFORTANTI. La partita è finita 3-1 in favore dei viola, risultati – soprattutto nel primo tempo – decisamente superiori. Il Milan ha quindi fallito il salto di qualità: chiamato a confermarsi ha deluso e incassato l’ennesima sconfitta casalinga.
 

Allegri si consulta con il suo vice Tassotti

INIZI SHOCK. Il Milan ha dimostrato, ancora una volta, corsa e voglia di reagire: il secondo tempo dei rossoneri è stato gagliardo e sfortunato. Ma è inconcepibile che, regolarmente, la squadra debba partire ‘ad handicap’, compromettendo le partite in avvio. In questo, ci mette del suo Allegri, che seguita a cambiare formazione, spesso modifica il modulo e prosegue dando spazio a giocatori che non sembrano in grado di rendersi utili.
 
IN RITARDO DI CONDIZIONE. Pato è il principale imputato, in questo senso. In palese ritardo di condizione, il ‘Papero’ ha disputato l’ennesima prova incolore della sua annata. Lento, abulico e molle, ha anche la colpa enorme del calcio di rigore sprecato, quando il Milan sarebbe potuto tornare in partita. In difesa, invece, è Mexes a rendersi protagonista di un’altra gara nettamente insufficiente: tristemente famoso per la propria scarsa concentrazione, il francese, contro la Fiorentina, ha messo in mostra anche una pochezza fisica disarmante, entrando in tutti i ‘pasticci’ della difesa rossonera. Lo stesso impiego di Boateng dal primo minuto lascia perplessi. Soprattutto perché così facendo, si è costretto in panchina Bojan. Uno dei rossoneri più vivaci.
 
INQUIETANTI ANALOGIE. Questo Milan ricorda sempre più quello delle sfortunate annate 96/97 e 97/98. Quelle squadre erano sicuramente più forti di quella odierna, ma anche la Serie A vantava un livello decisamente superiore. Di sicuro, però, c’è la sconfortante analogia dell’incapacità di ‘cambiare ritmo’. Come in quegli anni, il Milan di oggi, dà spesso la sensazione di potersi risollevare. Salvo poi fallire la partita ‘della svolta’.
 
POSSIBILI CURE. A conti fatti, i rossoneri hanno un solo, vero, grande limite che palesano continuamente. Quello del ‘peso offensivo’: manca un top player d’attacco. In grado di segnare, ma anche di fare reparto, alimentando la manovra e fungendo da punto di riferimento. Questi compiti non possono essere assolti da Pazzini (un finalizzatore che sa dare il meglio solo dentro l’area) o da Pato (in crisi costante). A gennaio, per cercare di invertire la rotta, il Milan dovrebbe investire proprio in una punta di classe e carisma. E se pensiamo che sino a pochi mesi fa, a S. Siro, giocava un certo Zlatan Ibrahimovic, i rimpianti rossoneri non possono che essere enormi…

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