Radicata nella tradizone gastronomica del Centro Italia, la Cicerchiata si ritrova diffusa, anche per via delle migrazioni interne, nell’Abruzzo dove è riconosciuto come Prodotto Agroalimentare Tradizionale, nelle Marche, nel Molise, nell’Umbria e a Roma. Ricorda gli Struffoli napoletani con la differenza che non è un dolce natalizio ma legato essenzialmente al Carnevale.

La sua origine è discussa poichè secondo l’Atlante dei prodotti tradizionali d’Abruzzo, la cicerchiata nascerebbe nell’area del Sangro “grazie allo sviluppo dell’apicoltura che, ieri come oggi, rendeva disponibile miele di ottima qualità”. Mentre certi fanno riferimento ad epoche più antiche e quindi sarebbe originaria dell’Umbria storica (Regio VI Umbria, una delle regioni in cui l’imperatore Augusto aveva diviso l’Italia nel I secolo d.C, ovvero l’Umbria ad est del Tevere e le Marche) e la sua successiva diffusione dal Piceno (Marche centro-meridionali) in Abruzzo e in Molise avrebbe diffuso per questo l’opinione che si tratti di un dolce abruzzese.

Tradizionalmente, il dolce è a base di pasta di farina, uova e, in alcuni varianti, burro o olio d’oliva, zucchero, liquore o succo di limone. Dalla pasta si ricavano palline di circa un centimetro di diametro che vengono fritte nell’olio d’oliva o nello strutto. Scolate, vengono mescolate con miele bollente e disposte “a mucchio”. Il miele raffreddandosi cementa le palline fra loro e dà solidità alla struttura.

  Bicchierini con porzioni di Cicerchiata

  Bicchierini con porzioni di Cicerchiata

Un dolce molto simile viene citato nelle tavole eugubine come cibo rituale e sacrificale con il nome, in antica lingua umbra, di “strusla” in continuazione di “sruikela”, diminutivo di “struex” che significa appunto “mucchio”. Come già accenato, esiste una somiglianza con gli Struffoli napoletani che deriverebbero il proprio nome dall’aggettivo greco “stróngylos” che significa “di forma tondeggiante”. Probabilmente il nome di “cicerchiata” ha origine medievale e deriverebbe dalla “cicerchia”, un legume simile al pisello o al cece, molto diffuso all’epoca nella zona umbro-marchigiana e in tutto il Centro-Sud d’Italia. Concludiamo col dire che il significato di “cicerchiata” sarebbe quindi quello di “mucchio di cicerchie”.

Ingredienti: 500gr di miele, 100gr di mandorle pelate e sfilettate, 50gr di frutta candita, 30gr di olio di oliva extravergine, 1 pezzetto di scorza di limone, q.b. di farina, 2 cucchiai di liquore aromatico, 3 uova, q.b. di olio per friggere.

Preparazione: Sbattete le uova con la scorza grattugiata del limone, olio di oliva e il liquore. Quando tutti gli ingredienti saranno ben amalgamati, incorporate della farina, in quantità giusta per avere un’impasto morbido. Ricavate dalla pasta dei bastoncini lunghi e stretti e tagliateli a pezzettini di 1/2 cm., quindi strofinandoli tra le mani, ricavatene delle palline. Friggete le palline di pasta in abbondante olio caldo e quando saranno dorate sgocciolatele. Scaldate il miele in una larga casseruola e fatelo leggermente imbiondire, quindi togliete la pentola dal fuoco ed incorporate le mandorle, i canditi e le palline di pasta fritte. Ungete con dell’olio extravergine uno stampo ad anello e versatevi il composto livellandolo. Lasciate che l’impasto si raffreddi e si rapprenda bene, quindi capovolgete sul piatto da portata e servite.


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