Lo scorso 11 giugno il complesso culturale Bergamot Station a Santa Monica ha ospitato, presso la galleria d’arte Building Bridges International Art Exchange, Eugenio Marino autore dell’opera “Andarsene Sognando. L’emigrazione nella Canzone Italiana”, presentata con l’intervento della Prof. Luisa Del Giudice, il Dott. Sergio Gaudio, il compositore Carlo Siliotto e il Dott. Claudio Fogu, personalità di spicco della comunità italiana di Los Angeles.
 
Eugenio Marino nasce a Crotone nel 1973 e, dopo essersi laureato a Roma in lettere moderne, approda come Responsabile nazionale del Partito Democratico per gli italiani nel mondo, occupandosi così dei connazionali all’estero. Nella sua ultima opera, Marino coniuga questa esperienza con la sua passione per la musica e, attraverso i testi di cantautori italiani tra cui Francesco Guccini, Rino Gaetano, Lucio Dalla, Ivano Fossati e Caparezza, ricostruisce la storia dell’emigrazione italiana che ha ininterrottamente investito il nostro Paese dall’Unità ad oggi.
 
“Andarsene sognando” è stato presentato a varie comunità italiane presenti nel Nord America durante un tour promozionale iniziato il 4 giugno a Filadelfia, proseguito a New York, Boston, Montreal, Ottawa, Toronto, Vancouver e che si è concluso qui a Los Angeles. Illustrando al pubblico la sua opera, l’autore ha suggerito una lettura originale e un approfondimento del tema della migrazione italiana, evidenziando anche la necessità di sensibilizzare le Istituzioni verso uno studio critico del fenomeno.
 
Eugenio Marino, perché l’emigrazione è un fenomeno che caratterizza costantemente il popolo italiano da più di 150 anni?
L’Italia in 150 anni di storia non ha risolto i suoi problemi economici, se non sporadicamente e a fasi alterne. La gente è stata così continuamente costretta a cercare altrove quello che non ha trovato in Italia. A differenza di altri paesi europei, in Italia il flusso migratorio è rimasto pressoché costante verso tutte le aree del pianeta fino ad oggi, basti pensare che solo nell’ultimo anno circa 105 mila italiani hanno lasciato il territorio italiano.
 
Come descriverebbe l’emigrazione italiana odierna rispetto a quella passata? Cos’è cambiato nelle esigenze degli italiani che decidono di spostarsi?
Nel secondo dopo guerra, in Italia chi aveva un titolo di studio riusciva a trovare una collocazione professionale. Oggi il tipo di emigrazione è differente, perché chi parte per bisogno ora è più esigente rispetto al passato. Oggi non è sufficiente sopravvivere, le aspettative sono più alte in ogni ceto sociale. Oltre a questo abbiamo anche un’emigrazione di tipo intellettuale di chi ha un alto livello d’istruzione e, a causa della crisi economica, si sposta in cerca di opportunità.
 
Quale pensa sia il punto di forza dei migranti italiani nel mondo e in particolare negli USA?
Il tratto caratterizzante l’italiano emigrante è la grande capacità di adattamento a qualsiasi circostanza, anche a quelle più estreme. Molti giovani universitari o imprenditori connazionali rispetto ad altre culture sono più flessibili e abili nell’affrontare i problemi e nel trovare differenti soluzioni.
 
Durante i suoi incontri con gli italiani all’estero che idea si è fatto circa il legame con il loro Paese di origine?
Gli italiani all’estero mantengono un legame fortissimo con il loro Paese, di cui seguono attentamente le vicende. Spesso hanno una volontà maggiore di risolvere i problemi rispetto a quanto avviene in Italia, dove la gente è scoraggiata e disillusa.
 
Professoressa Del Giudice, come descriverebbe la comunità italo-americana di L.A.?
Los Angeles è la quinta città degli USA per numero d’italiani. Le comunità italiane si sono formate qui dal 1800 sino alla nota “fuga dei cervelli” ed è proprio quest’argomento che abbiamo cercato di trattare nel 2005, creando un sito web www.italianilosangeles.org dove tutte le diverse identità italiane si potessero incontrare.  Gli italiani a L.A. sono sempre stati coinvolti in diversi settori dall’arte, all’architettura e all’agricoltura, fino alla più recente migrazione di attori, registi, artisti e scienziati. La comunità italiana qui è sempre stata molto accogliente e aperta poiché non si è confinata in zone specifiche, come invece è avvenuto in altre città statunitensi, e questo ha anche agevolato l’integrazione tra la cultura italiana e quella americana. Ritengo che per comprendere il fenomeno migratorio a L.A. sia importante visitare le Watts Towers create dall’emigrante italiano Simon Rodia, che le ha battezzate con il nome “Nuestro Pueblo” come simbolo dell’intera multietnica collettività angelina.
 
Maestro Siliotto, cosa ne pensa del fenomeno migratorio italiano a L.A.?
L’emigrazione italiana a Los Angeles è sempre stata di grandissimo livello e trasversale a qualsiasi range di età e professione. Coinvolge studenti, artisti, professori, ricercatori, medici e imprenditori, persone che si sono spostate qui per realizzarsi non avendo trovato in Italia le condizioni per poterlo fare. Sebbene l’Italia sia un Paese ricco di persone capaci, piene d’idee ed energiche, a oggi prevale il clientelismo e il controllo politico. Los Angeles invece è un meltin’ pot in cui portando le proprie idee o la semplice voglia di fare si può entrare a contatto con le comunità di tutto il mondo con un confronto paritario. La forza di questa città è l’energia e l’apertura verso tutte le culture, senza alcuna forma di emarginazione o pregiudizio.

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