Da quindici anni il Festival di Cannes ha sostituito le Retrospettive con la sezione Cannes Classics, che ospita in anteprima mondiale nuovi restauri di film importanti del passato e documentari inediti sul Cinema.  

Cannes  Classics 2019 ha dato uno spazio speciale al nostro  cinema,  si è vista molta Italia tra i titoli in cartellone, come l’ultima intervista rilasciata da Bernardo Bertolucci (Cinecittà – I Mestieri del Cinema, a cura di Mario Sesti),  il documentario La passione di Anna Magnani di Enrico Cerasuolo,  l’omaggio a Vittorio De Sica, per il ciclo “Palme d’Oro” con la proiezione della versione restaurata di Miracolo a Milano, presentato sulla Croisette nel 1951  e  il  tributo speciale e personale a Lina Wertmüller, prima regista donna ad essere candidata all’Oscar nel 1977 con  la proiezione di Pasqualino Settebellezze. 

Egualmente sono stati  resi omaggi a   Stanley Kubrick con il nuovo restauro digitale in 4K di Shining, la cui uscita commerciale è prevista per ottobre negli Stati Uniti, senza dimenticare, tra gli eventi in cartellone, il cinquantenario del cult Easy Rider di Dennis Hopper  e la proiezione di  tre film di  Louis Bunuel che occupa un posto speciale  nella sezione 2019.  Dopo il grande successo internazionale di Ladri di biciclette, la coppia artistica  formata da  Vittorio De Sica e Cesare Zavattini firma  una sorta  di favola in cui il protagonista  Totò, un ragazzo uscito dall’orfanotrofio,  viene ospitato in un povero  quartiere  alla periferia della città. 

Siamo a Milano nel 1950, città dove viene  girata questa poetica storia di emarginazione,  fratellanza e  solidarietà: quando due cinici e ricchi  imprenditori  divenuti proprietari del terreno da cui zampilla il petrolio tenteranno di sgomberare l’area con la forza, il giovane Totò aiuterà i suoi amici a fuggire verso la libertà … tra le nuvole!  Di Miracolo a Milano, tratto  dal racconto di  Zavattini  Totò il buono e  sceneggiato insieme a Suso Cecchi d’Amico, Mario Chiari, Adolfo Franci, rimane   indimenticabile la  celebre sequenza dei barboni, che in Piazza Duomo volano nel cielo a cavallo delle scope degli spazzini  grazie ai rudimentali effetti speciali dell’epoca arrivati dagli  USA.   Il film vinse  la Palma d’oro al Festival di Cannes pur non convincendo  né i critici  né  il grande pubblico, ma  verrà  successivamente  premiato  dai critici cinematografici di New York come miglior film straniero.

Il restauro di Pasqualino Settebellezze  di Lina Wertmuller  fa parte di un progetto della Cineteca Nazionale, che ha già riportato al loro antico splendore opere  come  Il portiere di notte di Liliana Cavani, Italiani brava gente di Giuseppe De Santis e i film della pioniera del cinema Elvira Notari, prima donna regista italiana. Il film della Wertmuller,  candidato ai Golden Globes e quattro candidature all’Oscar, tra cui quella come miglior regista, prima volta in assoluto nella storia dell’Academy per una donna,  è un’apologia  feroce dell’arte di arrangiarsi  e della   sopravvivenza a ogni costo. Giancarlo Giannini è  il  guappo napoletano  che  uccide il seduttore di una delle sue sette bruttissime  sorelle, viene rinchiuso in un manicomio criminale da cui esce come volontario di guerra per finire in un lager tedesco.  L’attore  esprime il meglio del suo talento nell’impersonare Settebellezze.

Prima della proiezione della copia restaurata  un emozionato  Leonardo DiCaprio, protagonista del film  C’era una volta…a Hollywood “ di Quentin di Tarantino in gara  nella selezione ufficiale ha voluto  salutare e presentare i suoi omaggi alla grande regista novantenne, accompagnata dal suo attore-feticcio  Giancarlo  Giannini,  per  il suo lavoro e  l’apporto  dato al cinema internazionale.  

Il 15 maggio 1969 veniva presentato a Cannes il leggendario  Easy Rider  con Henry Fonda e Dennis Hopper, il film che influenzò un’intera  generazione:  esattamente 50 anni dopo, il 15 maggio 2019,  è stato ri- presentato sulla Croisette, restaurato dalla Cineteca di Bologna.  Considerato il primo film della New Hollywood, il capolavoro di  Dennis Hopper, inno alla libertà e alla fine del sogno americano,  vinse allora  il premio per la miglior opera prima. Il viaggio in moto di Wyatt “Capitan America” (Peter Fonda) e Billy (Dennis Hopper) verso il carnevale di New Orleans,   in sella ai  fiammanti chopper pagati con l’incasso della vendita di un carico di cocaina, diventa una galleria della cultura hippy americana, cui si aggiunge George Hanson (Jack Nicholson). 

Introdotta dal regista premio Oscar Alfonso Quaron,  la proiezione della versione restaurata di Shining di Stanley Kubrick, ha visto la presenza di sua figlia Katharina Kubrick  e di   Leon Vitali, storico assistente personale  del regista a partire dall’adattamento del romanzo di Stephen King .  Luis Bunuel   ha avuto un posto speciale  nella selezione del Cannes Classics di quest’anno con la proiezione di ben tre film, Los Olvidados, Nazarìn , L’age d’or. 

Il Maestro aragonese ha sempre avuto  del resto  (e sempre lo avrà) un ruolo a suo modo unico nella storia del cinema.  Nel segno di un profondo erotismo e di una perfetta conoscenza della morte, per usare le sue parole, avviene la prima formazione culturale ed artistica del giovane  Luis. Amico  di Lorca, Dalì, Moreno Villa a Madrid, a 25 anni si trasferisce a Parigi dove entra in contatto con i Surrealisti. E’ il periodo in cui nascono “Un chien andalou” (1929) e  “L’age d’or” (1930) forse il risultato più  duraturo dell’eversione onirico-surrealista del regista . Poi il silenzio.  “Les Hurdes” duro documentario sulle miserabili condizioni di una zona depressa della Spagna viene vietato dalle autorità spagnole. Subentra la guerra civile, l’esilio americano  negli Stati Uniti e nel Messico creano il silenzio attorno a lui. Si dovrà attendere l’uscita di Viridiana, il film che ottenne proprio a Cannes la Palma d’oro nell’81, vietato dalle autorità franchiste, perché la critica internazionale si accorgesse del valore e dell’attualità di  un’opera fra le più significative apparse in quegli anni.

Nell’omaggio di Cannes Classics 2019  al grande  spagnolo sono sfilati  i suoi Nazarin, i morti, le sue monache, le sue ragazze immacolate e diaboliche, gli hidalgos portatori di valori passati,  i naufraghi, i pellegrini di Compostela, i suoi angeli sterminatori, la galleria di picari, mendicanti, storpi, dei suoi   “mostri” usciti direttamente  dal pennello di Goya, l’illustre conterraneo, che al conformismo della vita non vogliono adattarsi, testimonianza a un tempo della “classicità” e della modernità del linguaggio bunueliano a tutt’oggi essenziale, corrosivo, inconsueto e rimasto, sinora, ineguagliato.


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