Passaggio di consegne all’Italian Trade Agency che accoglie il nuovo Direttore, dott. Florindo Blandolino, alla guida dell’Istituzione dedita alla promozione e allo sviluppo del Made in Italy nel mondo.
Blandolino nasce a Scorrano, piccolo paese del Salento da dove parte per studiare presso l’Università di Bologna e la University of Essex (UK) dove si specializza in diritto dell’Unione Europea. Nella sua brillante carriera ha rivestito ruoli prestigiosi come direttore dell’Iraq Desk a Baghdad e dell’ICE di Lubiana (Slovenia), solo per citarne alcuni. L’agenda del suo mandato è ricca di sfide e obiettivi, primo tra tutti quello di formare e coadiuvare le PMI nella sfida di conquistare il mercato americano, puntando a consolidare la fama mondiale del Made in Italy.
 
Dott. Blandolino, congratulazioni anzitutto per il nuovo incarico nella sede di Los Angeles. Può darci un profilo delle sue esperienze precedenti?
Buongiorno a lei e grazie per le congratulazioni. Credo di aver bisogno anche di auguri, perché il mercato statunitense è tra quelli su cui la nostra Agenzia ha deciso d’investire più risorse. La mia ultima esperienza estera è stata quella di direttore a Lubiana, la prima nel 2004 a Baghdad come responsabile dell’antenna ICE. Ho poi lavorato in numerosi uffici della sede, dai contratti, alle relazioni esterne e negli ultimi mesi al coordinamento del personale. Dal 2013 sono stato Segretario Generale dell’Italy-Japan Business Group, un’esperienza molto stimolante che mi ha permesso di entrare in contatto con una cultura davvero affascinante e mi ha un po’ avvicinato al Pacifico.
 
Di cosa si occupa in particolare l’Italian Trade Agency?
Si tratta di un’agenzia governativa per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, il cui compito è di agevolare e promuovere i rapporti economici e commerciali italiani con l’estero. Il nostro lavoro comprende sia attività di promozione dei prodotti italiani che di assistenza personalizzata alle singole imprese, individuando potenziali partner e clienti esteri, senza dimenticare le nostre attività di formazione per imprese e giovani e l’importante funzione di riferimento nazionale per l’attrazione degli investimenti esteri.
 
Qual è la presenza di aziende italiane nel territorio di competenza che, ricordiamo, comprende la California e altri stati occidentali degli USA nonché Alaska e Hawaii?
Le aziende italiane presenti sui territori di nostra competenza sono circa 150, la maggior parte di esse sono filiali di aziende piccole e medio-piccole e vanno dall’azienda familiare di ristorazione alle start-up tecnologiche interessate a un partenariato, fino alle imprese che intendono diversificare i mercati di sbocco dei propri prodotti.
 
Un consiglio ai giovani start-uppers italiani che cercano investimenti per le loro idee in California?
Per attirare un investitore non basta una buona idea, nemmeno un’idea geniale: bisogna parlare la stessa lingua, avere un piano di sviluppo, un progetto che tenga in considerazione costi e profitti. Per questo noi puntiamo molto sulla formazione, come sta avvenendo in questi giorni con le start-up italiane del biotech, per le quali stiamo organizzando incontri mirati, in ottobre, a San Francisco e Boston.
 
Ritiene che una maggiore propensione alla quotazione delle PMI favorirebbe una loro internazionalizzazione in USA?
Credo che siano numerose le imprese italiane che potrebbero trarre grandi vantaggi da una quotazione negli USA. Quotarsi non significa solo avere accesso a finanziamenti che a volte il sistema creditizio non è in grado di garantire, spesso indica anche una propensione a una maggiore apertura e la capacità di essere più vicini al cliente finale, uscendo da una dimensione solamente locale.
 
Los Angeles è allo stesso tempo una porta d’ingresso verso oriente e la città più occidentale dell’occidente. Come si colloca in quest’ambito il Made in Italy?
Quello che accomuna tutte le azioni di promozione della nostra Agenzia è l’attenzione al settore specifico e il coordinamento con le imprese, tenendo sempre conto delle specificità dei singoli mercati, intesi sia come territorio sia come settore, adattando comunicazione e distribuzione alle caratteristiche del Paese e dei consumatori. La California è uno splendido esempio: siamo in un Paese occidentale, ma ho già avuto modo di notare tante differenze culturali, di consumi e di stili di vita di cui ogni impresa italiana dovrebbe tener conto.
 
Quali sono le problematiche più frequenti che deve superare un’azienda italiana che si affaccia negli USA?
In generale, negli Stati Uniti la regolamentazione per l’importazione e la commercializzazione dei prodotti è estremamente specifica e talvolta restrittiva, sia in termini di certificazione che di affidabilità del prodotto, e gli standard europei non sono riconosciuti. Ma il principale errore da evitare è quello di applicare al mercato USA, e in particolare a quello californiano, pratiche e strategie adottate per il mercato interno, riproponendo modelli italiani senza adattamenti.
 
Qual è la sua opinione riguardo ai negoziati per la firma del TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) tra USA e UE, che ha l’obiettivo di creare la più grande zona di libero scambio mondiale?
Sono convinto che il TTIP costituisca una grande occasione per il nostro sistema produttivo poiché l’impressionante varietà della produzione italiana e la qualità che la contraddistingue, pongono le nostre imprese nella posizione migliore per trarre vantaggi da un trattato di libero scambio che, pare, coprirà più dell’80% delle merci scambiate attualmente. Senza contare che ogni agevolazione degli scambi non potrà che avvantaggiare le piccole e medie imprese che risentono più delle altre di burocrazia e di barriere tariffarie e doganali.
 
Che iniziative intende mettere in atto nel prossimo futuro?
A breve partiremo con due importanti delegazioni di operatori USA in Italia, circa 30 studi di architettura che visiteranno la Fiera di Verona e altrettanti operatori del settore cinema che parteciperanno al mercato dei diritti in Italia. Organizzeremo la partecipazione italiana a due fiere (biciclette a Las Vegas a settembre, moto a Orlando in ottobre): porteremo in Italia come buyers i principali gruppi USA della gioielleria, e soprattutto collaboreremo con loro alle prossime campagne pubblicitarie qui in America, che punteranno sulle specificità del Made in Italy. E poi le start-up italiane a San Francisco e Boston, gli investitori californiani in Italia, la promozione delle imprese del settore farmacologico a San Francisco. Come vede, abbiamo un calendario piuttosto fitto, e alcune di queste azioni, come quelle sulla gioielleria italiane, potranno essere seguite anche sui media locali… Stay tuned!

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