Dal 1946 è festa nazionale. Il 25 Aprile celebra l’anniversario della Liberazione d’Italia, la fine dell’occupazione nazista, della dittatura fascista e di 5 anni di tremenda guerra. Rappresenta l’inizio di un cammino che porterà al referendum del 2 giugno 1946 per la scelta fra monarchia e repubblica (che prevalse con 12 milioni e 700.000 voti) e quindi alla nascita dello Stato repubblicano.  
 
Un passaggio cruciale e tormentato che non ha ancora messo d’accordo tutti: esaltato da chi considera la lotta partigiana l’arma di salvezza dell’Italia, contestato da chi lo legge come l’inizio di un lungo scontro civile.
 
A 5 giorni dalla rielezione di Giorgio Napolitano alla presidenza dello Stato, prima volta nella storia del Paese, cosa significa celebrare questo 25 Aprile? 
Ideali patriottici, sacrificio, libertà, diritti? Sì, e anche memoria. 
 
È una data che ricorda un pezzo della Storia tricolore, che L’Italo Americano vuole mettere in evidenza nel viaggio di approfondimento che sta facendo in questi mesi nell’Italia di ieri e di oggi.
 
Un racconto lontano che ha radici risorgimentali e trova interpreti ormai dimenticati, figure leggendarie come leggendaria e avventurosa fu la loro esistenza, a metà tra Vecchio e Nuovo Mondo, come Carlo Camillo Di Rudio che partito da Belluno nel lontano 1832, è ora sepolto a San Francisco dopo aver combattuto per gli ideali patriottici di Mazzini e Garibaldi, l’eroe dei due mondi, e poi nel 7° Cavalleria al seguito di Custer contro i Pellerossa a Little Big Horn . 
 
Un racconto che ha milioni di pagine tante quante furono i nomi dei soldati italiani che partirono per i vari fronti, delle madri e delle mogli che “combatterono” a casa la loro altrettanto durissima resistenza contro fame e dolore, delle innumerevoli vittime di atti di violenza oscena. 
 
Pagine a cui si aggiunsero poi quelle della Costituzione che nei suoi primi 12 articoli racconta il presente, e soprattutto il futuro, che si vorrebbe per l’Italia. 

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