La stazione centrale di Santa Maria Novella a Firenze è per me un Leviatano che mi incute timore, rimbombante com’è di rumori, affollata com’è di passeggeri che i treni scaricano in continuazione sui marciapiedi strapieni. Tutti camminano di furia scansando passanti, venditori ambulanti e altri ostacoli di varia natura e l’aria è greve di odori e inquinamento. Non che una grande stazione di una grande città possa mai essere un luogo di pace e meditazione, ma qualcosa deve essere cambiato dagli anni della mia ormai lontana vita fiorentina. Oppure sono cambiata io. 
 
Ricordo che negli anni ’60 la madre di un mio caro amico, una signora mite, con molti interessi e molto talento artistico, andava a Santa Maria Novella e si sedeva per ore a osservare il via vai della gente. Una volta le chiesi candidamente che cosa ci trovasse di tanto interessante e lei rispose: “Tutto. Una stazione è come la vita”.
 
Comunque, spinta dal desiderio di rivedere un vecchio compagno di Liceo, con cui mi ero miracolosamente rimessa in contatto tramite internet, ho affrontato la traversata da Figline Valdarno a Via degli Alfani a Firenze, dove ha sede il Circolo Fratelli Rosselli per assistere a una riunione informale dei soci sul tema della situazione post-elettorale in Italia. Nel corso degli anni, il mio ex compagno, Valdo Spini, è  as-surto agli alti vertici della politica italiana e ha informazioni di prima mano e una visione della politica italiana da protagonista, non da spettatore impotente come credo si senta la maggioranza degli italiani. 
 
Il Circolo, nella sua nuova sede, conserva alcuni cimeli come la targa originale di marmo del Partito d’Azione che adornava la sede storica ubicata in Piazza della Libertà, occupata manu militari alla fine della seconda guerra mondiale, come mi informa Valdo, e solo recentemente trasferita nella centralissima nuova posizione. 
 
Avvertito per telefono, Spini è venuto a prendermi per una chiacchierata e caffè prima della riunione. Difficile per me ricapitolare i miei decenni di lontananza dall’Italia, parlare della nostra realtà di immigrati, delle opere concrete che la nostra comunità ha saputo creare a Vancouver, come il nostro Centro Culturale Italiano, o addentrarmi in spiegazioni sull’Associazione Scrittori/Scrittrici Italo-Canadesi e tutte le altre iniziative culturali e sociali di cui mi sono occupata negli ultimi trenta anni e ricapitolarle nello spazio di tempo che ci siamo ritagliati fra l’inizio della riunione e i mille altri impegni che un uomo politico deve affrontare, specialmente in un momento di crisi come questo che l’Italia attraversa.
 
Il tema da discutere aveva per me molta importanza perchè mi offriva l’occasione di incontrare dal vivo persone che si interessano delle sorti del Paese (e del loro partito, si capisce) e si adoperano per cercare soluzioni ai molti problemi che affliggono la società italiana, problemi da troppo tempo trascurati o rimediati alla bell’e meglio con risultati spesso disastrosi. 
 
Alla riunione erano intervenuti in molti, perchè si imponeva fare una analisi della situazione dopo le elezioni di aprile e la formazione del nuovo governo Letta. Gli interrogativi da porsi erano molti e molta è la necessità di delineare una strategia di rilancio e di coerenza storico-politica per i seguaci del partito. 
 
Lo sanno tutti che io non sono una grande mente politica e che di cose politiche non mi sono mai occupata troppo, non perchè – come alcuni – le consideri una perdita di tempo, ma perchè non è un terreno in cui mi sono mai mossa a mio agio, anche se considero essenziale per un cittadino che si rispetti l’essere informato e consapevole. Così, per i lettori de L’Italo-Americano, posso solo ricapitolare l’acuta analisi iniziale di Spini sul disorientamento di parte dell’elettorato di sinistra, sulla mancanza di una strategia chiara e la conseguente perplessità sul governo di larghe intese che tanta gente definisce inciucio. Da lì, la strada da percorrere per ritrovare un comune percorso di azione che rifletta i valori storici rosselliani si presenta complessa e lunga.
 
Ci sono stati molti interventi del pubblico e nelle parole di molti, specie dei soci più anziani, si sentiva una genuina fede per un ideale in cui hanno creduto e per il quale si sono battuti per tutta la vita. Un socio aveva scritto il suo intervento in quattro pagine, articolate e appassionate, ricapitolando il corso di azione del partito dai decenni della ricostruzione post-bellica all’attuale collocazione nell’arco della sinistra italiana, dove mi è sembrato di capire che non sia facile navigare fra gli scogli delle diverse correnti cercando di mantenere l’integrità di ideali e l’identità storica del socialismo, come era in origine, portatore di riforme e giustizia sociale, prima di attraversare nella sua storia politica, zone d’ombra. Un altro socio, che ha ricordato di provenire dalla classe operaia, ha spaziato lucidamente sui temi della globalizzazione, dell’ascesa di quella che vien chiamata la periferia del mondo e dell’influenza esercitata dai mutamenti a livello dell’economia mondiale ai quali sono collegati i flussi migratori, da tempo presenza importante in Italia.
 
Per una italo-canadese come me, che segue la realtà italiana attraverso i frammenti che ne offrono Rai International e Internet, la serata è stata importante. 
Ho avuto il buonsenso di ascoltare senza intervenire, anche se sull’argomento immigrazione credo di avere qualche competenza. Trenta anni di lontananza dall’Italia, molti dei quali trascorsi in un’epoca pre-internet, quando per seguire le notizie ci si affidava ai giornali italiani che arrivavano a Vancouver vecchi di settimane, non mi hanno permesso di formarmi una conoscenza veramente profonda e continuativa dell’evoluzione della politica in Italia. Perciò non starò a vantarmi di aver capito tutto delle varie correnti e sottocorrenti che formano la costellazione politica italiana. 
 
Invece, apprezzo l’esperienza fatta al Circolo Rosselli, anche se ho dovuto abbandonare la riunione prima della fine, legata come sono agli orari dei treni per tornare a casa a Figline. Infatti, lo confesso, non ho più ritrovato il coraggio di guidare, meno che mai in una città come Firenze, nelle tortuose strade del centro infestate di motorini, auto, autobus e affollate di passanti che marciano con molta decisione e in modo intrepido salendo e scendendo dagli stretti marciapiedi parzialmente occupati da macchine in sosta.
 
C’è malcontento in giro, rabbia, sfiducia, mancanza di speranza. La crisi morde a tutti i livelli, soprattutto a livello economico colpisce dagli imprenditori ai giovani privati, dai pensionati alle fasce deboli. Il commento che Valdo Spini mi ha inviato e che qui riporto integralmente riassume le priorità italiane:
 
“L’Italia deve risanare la sua posizione finanziaria senza compromettere una struttura produttiva che ne fa un importante Paese manifatturiero capace di esportare la sua produzione. Deve ridare fiducia alle prospettive economiche del Paese pur in una situazione politica difficile, in un Paese profondamente diviso. Occorre cambiare subito il sistema elettorale, il cosiddetto “porcellum”, che ha reciso il rapporto diretto tra eletti ed elettori, determinante per il buon funzionamento della democrazia. Se saprà fare queste cose, il governo del Presidente del Consiglio Enrico Letta avrà davanti a sè un orizzonte temporale di un anno e mezzo-due. Altrimenti si ritornerà presto a nuove elezioni, il cui risultato sarebbe molto incerto”.

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