La California è il primo Stato in cui si è diffuso il vino italiano, portato dagli immigrati giunti negli Usa per la corsa all’oro. 
 
Su tutti si ricordino i fratelli Ernest e Julio Gallo, di origini piemontesi, che impiantarono una vigna a Modesto, nella San Joaquin Valley, e poi nel 1933, al termine del Proibizionismo, fondarono la “E.&J. Gallo Winery”, che nel tempo è divenuta la più grande impresa vinicola del mondo e i proprietari, fra i più ricchi d’America. Con le loro 40 etichette, diffuse in 90 nazioni, i due fratelli hanno lavorato per decenni per migliorare la qualità del vino californiano e mettere sulle tavole degli americani un vino migliore a un prezzo accessibile.
 Made in Italy sempre più apprezzato e diffuso tra i consumatori Usa

 Made in Italy sempre più apprezzato e diffuso tra i consumatori Usa

 
A un apprezzamento sempre maggiore del vino (l’amore degli americani per il buon vino è stato narrato più volte nella cinematografia statunitense in film come Sideways e Bottle Shock) è corrisposta l’espansione dei produttori italiani nel mercato d’oltreoceano. 
 
Lo scorso anno l’Italia risultava primo fornitore di vini degli Stati Uniti e unico Paese a scalfire il dominio del vino californiano, in crisi a causa della scarsità di uva. Secondo uno studio riportato dal Wall Street Journal, dopo dieci anni di riduzione del numero di vigne, l’offerta di vino non era più in grado di soddisfare la do-manda. Così anche la California, responsabile del 90% della produzione Usa di vino, si trovava in difficoltà nel confronto con i vini stranieri, in particolare ita-liani e australiani. Con il rialzo del prezzo dei vini californiani, le importazioni erano quasi raddoppiate dal 2000. 
 
Stando alle cifre, pubblicate dallo U.S. Department of Commerce e poi diffuse dall’Ice (l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane), nel 2012, il fatturato delle aziende vinicole italiane sul mercato Usa era stato pari a 1,5 miliardi di dollari per una quota di mercato del 29,2% del totale importato. 
 
Anche le analisi della testata Wines and Vines hanno confermato questa tendenza. La produzione enologica tricolore sta incalzando il mercato a stelle e strisce e registrando sempre di più una crescita considerevole nella grande distribuzione: le vendite dei “vini da tavola” hanno superato i 5 miliardi di dollari, aumentando del 6% in un anno (tra gennaio 2012 e gennaio 2013). 
 
Nella Top 5 dei “New Table Wine Brands of 2012” delle nuove etichette più performanti arrivate sul mercato Usa, tre sono californiane e 2 italiane. Al terzo posto della classifica troviamo ”Bella Bolle”, marchio di Moscato d’Asti di Prestige Wine Group  (2,4 milioni di dollari) e al quinto posto il marchio Macaron, prosecco di The Wine Group (1,3 milioni di dollari). La tipologia di vini spumanti sta infatti registrando un’ottima performance negli Usa: le nostre esportazioni hanno raggiunto quota 187,7 milioni di dollari, con una crescita del 5,6% rispetto al 2011. 
 
La quota di mercato dell’Italia è del 24,1% ed è seconda solo alla Francia, che ha il 65%. Menzione speciale va fatta per il Prosecco che in questi ultimi anni sta diventando sempre più famoso oltreoceano per essere l’ingrediente principale del cocktail Bellini ed il sostituto più economico dello Champagne. 
Anche nella Top 100 del 2012 della prestigiosa rivista “Wine Spectator” ci sono numerosi vini italiani. Se al primo posto svetta un Syrah della Napa Valley, al nono troviamo il Brunello di Montalcino e tra i primi 50 il Barbaresco, il Chianti ed il Barolo. 
 
Le ultime tendenze? Secondo Stevie Kim, direttrice del Salone internazionale veronese Vinitaly, oltre a Chianti, Barolo, Amarone, Prosecco e Nero d’Avola, che trainano da sempre il mercato statunitense, adesso si affiancano vini come il Primitivo di Puglia e i vini dell’Etna.

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