L’arte contemporanea può affondare le sue origini in tecniche antichissime. A ricordarcelo sono le opere del pittore Danilo Giannoni, attualmente esposte alla galleria L.A. Artcore di Los Angeles. In occasione di questa mostra curata da Carolina Lio e organizzata dall’associazione culturale ART 1307 e L.A. Artcore, in collaborazione con  l’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles, l’IIC ha dedicato una serata all’artista italiano, attualmente residente a Honk Hong, presentando quadri, video e un intervento in diretta Skype dello stesso artista.
 
“Sapevo che 2000 anni fa qualcuno camminò sull’acqua, ma non sapevo che qualcuno l’avesse anche disegnata”. Con una boutade, Alberto di Mauro, Direttore dell’IIC, ha introdotto l’affascinante stile pittorico di Giannoni, diretto erede della pittura Ebru. Questa tecnica decorativa meglio conosciuta con il nome di “marmorizzazione” può essere definita come una pittura su acqua che, una volta completata, viene trasferita su una carta o tela.
 
“Il processo è lungo – spiega l’artista – l’acqua viene messa in una vasca e deve essere trattata con una gomma adragante ricavata da una pianta leguminosa iraniana capace di renderla più densa. Solo 48 ore dopo il liquido è pronto per la stesura del colore che resta a galla e può essere modellato con un pennello.
 
Ogni stesura di colore acrilico dura 5 minuti prima di essere messa su carta. Si può arrivare fino ad una dozzina di strati sovrapposti. La carta viene adagiata sul liquido disegnato e ne assorbe le forme ed i colori”. Il risultato è sempre un effetto delicato ed estetico. Non è un caso che il nome “Ebru” in turco significhi “nuvole”. Questa tecnica è nata circa 3000 anni fa nelle zone dell’India e dell’Iran e si è diffusa in seguito lungo la Via della Seta fino ai paesi arabi, specialmente in Turchia, dove sotto gli ottomani veniva utilizzata per i fogli di guardia dei libri e dove tutt’oggi è praticata.
 Nel patio dell’ICC erano presenti alcune opere. Danilo Giannoni è l’unico artista fuori dalla Turchia a praticare l’antica arte turca chiamata Ebru

 Nel patio dell’ICC erano presenti alcune opere. Danilo Giannoni è l’unico artista fuori dalla Turchia a praticare l’antica arte turca chiamata Ebru

 
“La mostra di Giannoni, spiega l’art-director di ART 1307, Cynthia Penna, insieme a quella di Ttozoi del 2012 fanno parte di un progetto artistico della curatrice e critico d’arte Carolina Lio volto alla promozione all’estero degli artisti italiani che lavorano con elementi naturali (l’acqua nel caso di Giannoni, la muffa nel caso di Ttozoi), non solo per farli scoprire ma anche per farli entrare in contatto con altre culture, altri modi di pensare e di produrre arte.”
 
Giannoni è un perfetto esempio di connessione tra culture. La sua scoperta dell’Ebru è avvenuta in maniera fortuita dieci anni fa durante un viaggio ad Istanbul. “Mi innamorai di questa tecnica quando vidi un anziano maestro nel quartiere di Sultanahmet che stava facendo sostanzialmente una cosa contro natura: disegnare fiori sull’acqua. Mia nonna, donna pragmatica che aveva attraversato due guerre e che voleva insegnarmi l’importanza dei valori e del lavoro  mi diceva sempre che non si poteva scrivere sull’acqua. Credo che la prima ragione per cui questa tecnica mi ha affascinato è proprio perché mi ricordava le parole di mia nonna. Sono rimasto cinque anni in Turchia per impararla.”     
 
Il background artistico occidentale di Giannoni, per venti anni disegnatore di gioielli, grande ammiratore delle opere di Jean Debouffet, Alberto Burri e Jackson Pollock,  ha trovato la sua espressione creativa una volta entrato in contatto con l’arte turca. L’opera dell’artista può essere così considerata come l’anello di congiunzione tra le antiche tecniche Ebru di matrice orientale e le esperienze dell’arte informale europea e americana del ‘900. Benché sia più conosciuto per i suoi quadri figurativi, Giannoni, ha eseguto molti lavori d’arte astratta come quelli che possiamo vedere esposti a Los Angeles.
 
In questo tipo di opere il flusso emotivo è tutto e l’artista si lascia trasportare completamente in un viaggio acquatico personale. “Con la mia arte cerco di ricreare il processo della vita, un’infinita serie di variabili e combinazioni che si creano nello spazio. Quando dipingo uso i quattro elementi. Mi lascio andare all’automatismo creativo, cercando di isolare completamente il mio volere lasciando che la materia si esprima autonomamente, proprio come accade in natura quando gli elementi si compongono, mischiano, accettano, rifiutano. Jackson Pollock diceva che meno si è coinvolti nella pittura durante il processo creativo migliore è il risultato. Durante la creazione lascio che l’aria e l’acqua dirigano il colore dando origine a un infinito e costante movimento”.
 
Se ci si avvicina ai quadri di Giannoni si possono vedere i movimenti fatti dall’acqua durante la composizione. Proprio questo movimento sempre diverso dei colori infonde ad ogni opera una sua unicità.
 
“La cosa straordinaria è rappresentata dal fatto che usando gli stessi elementi per dipingere il risultato è sempre diverso e il più delle volte è impossibile ricreare lo stesso disegno”, dice il pittore piemontese. “A rendere ancora più preziosa questo tipo di pittura è il fatto che non può essere copiata. In questo modo l’opera acquista di valore. Per i privati o le istituzioni che commissionano i miei lavori, per i collezionisti o le gallerie d’arte – nonché per gli artisti – è una cosa molto importante”.

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