Dalla tela al palcoscenico – I corpi di Caravaggio prendono vita con la danza

Artista controverso e geniale, Michelangelo Merisi da Caravaggio ha lasciato tracce non solo nell’arte figurativa, ma in molte altre espressioni artistiche. Non ci si aspettava però che dalle sue tele potesse nascere uno spettacolo di danza. C’è riuscito invece Matteo Levaggi, coreografo e ballerino italiano, che dei dipinti caravaggeschi ha catturato l’essenza, riportandola sul palcoscenico con uno spettacolo dedicato al genio italiano.

Levaggi ha studiato al Balletto Teatro di Torino (BTT), dove si è distinto per le sue doti nella danza. Molti infatti i coreografi che hanno creato spettacoli per lui. Dopo aver lavorato per compagnie italiane, Levaggi ha intrapreso una carriera indipendente, dando forma a spettacoli unici che hanno varcato i confini nazionali.
 
Caravaggio non è il primo dei suoi lavori ispirati all’arte pittorica; qualche anno fa l’attenzione era caduta infatti su Andy Warhol. C’è qualcosa nell’immagine pittorica che cattura il coreografo a tal punto da trarne ispirazione per la danza. “Specialmente nel lavoro sul Caravaggio, è l’energia che si sprigiona dal fondo nero della tela che mi ha attratto e che mi ha dato le basi per lavorare con il corpo dei danzatori. La tensione, la lassità di un corpo morto, il dettaglio di una mano… sono tutti elementi che, come per il grandissimo lavoro sulla luce, Caravaggio ha curato nei dettagli”.
  Corpi in movimento nello spettacolo di Matteo Levaggi per il BTT

  Corpi in movimento nello spettacolo di Matteo Levaggi per il BTT

 
Il personaggio a cui guarda Levaggi è un artista ribelle, oscuro e passionale, icona del suo tempo. Quello stesso genio ritorna oggi a mostrare le sue forme, i suoi giochi di luce, la sua profondità attraverso dei corpi, questa volta veri e in movimento. E per la prima volta in versione Pop – almeno così la pensano in molti. “Di certo la sua vita è stata estremamente Pop,” afferma il coreografo. “Michelangelo Merisi è stato un ragazzo semplice, con i suoi turbamenti e le sue imperfezioni, come tutti noi.  Un personaggio così, nel momento in cui lo si trasforma in danza, diventa inevitabilmente popolare”.
 
È guardando le tele dell’artista cinquecentesco che Levaggi ha immaginato per la prima volta uno spettacolo di danza ispirato a lui, ai suoi corpi e ai suoi colori. Da lì il confronto con il grande amico e collaboratore Roger Salas, che Levaggi ritrae come “critico di danza, scenografo, costumista, e prima di tutto validissimo scrittore”. Per lo spettacolo, Salas ha disegnato scene e costumi. “Entrambi ci siamo rivisti in Caravaggio,” continua il coreografo, “in diversi aspetti della vita di questo immenso personaggio”. 
 
Lo spettacolo che ne è nato è un inno alla conturbante sensualità del pittore lombardo; la danza è protagonista, accompagnata dalle musiche di Giovanni Sollima, a loro volta ispirate agli spartiti accuratamente riprodotti da Caravaggio nei suoi dipinti. E insieme alle musiche, un altro elemento chiave della pittura caravaggesca trasforma l’ambiente in cui si muovono i corpi: la luce. Il tutto racchiuso in una scatola nera, elemento scenico che contiene l’intero balletto.
 
In Italia l’esperimento è riuscito; Levaggi ha ricevuto ottime critiche per il suo lavoro, e forse è stato questo che lo ha spinto ad “esportare” il suo Caravaggio anche oltreoceano. Ospitato dal Los Angeles County Museum of Art (LACMA), il coreografo italiano è arrivato nella città degli angeli, in contemporanea con la mostra Bodies and Shadows: Caravaggio and his Legacy. Ad attenderlo, la L.A.
Contemporary Dance Company, con cui ha collaborato per la realizzazione dello spettacolo. “Un vero onore” lo ha definito. “La L.A. Contemporary Dance Company è fortissima e ha lavorato con estrema umiltà e rispetto per la versione creata originariamente per il Balletto Teatro di Torino. È stato semplicissimo, una volta arrivato a Los Angeles, mettere in scena il balletto”. 
 
E forse, a contribuire al successo dello show, sarà stata quella predisposizione del pubblico americano ad aprirsi a nuove interpretazioni dei grandi personaggi del passato, distaccandosi da quella “sacralizzazione” dell’artista molto diffusa nella cultura italiana.
Il pubblico si è abbandonato alla sensualità della danza e all’ombra –è il caso di dirlo- di quel pittore unico, misterioso, geniale, che si cela dietro ogni movimento e ogni passo di danza.
 

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