Sono tornati i classici sulla Croisette per il 75esimo Festival internazionale del film, (dopo la sospensione nel 2020 e l’edizione estiva di luglio 2021), accompagnati da un nutrito corteo di star e di ottimi film.
Forte la presenza italiana, ma nessun premio al regista napoletano Mario Martone che a Cannes in genere preferisce Venezia, dove a settembre aveva presentato Qui rido io, la storia di Eduardo Scarpetta con Toni Servillo. Il suo nuovo film Nostalgia, racconta una storia contemporanea della Napoli popolana. Dopo quarant’anni di lontananza Felice torna dov’è nato, nel rione Sanità, qui riscopre i luoghi, i codici del quartiere e un passato da cui era scappato. Protagonista del film Pierfrancesco Favino, ormai habitué della Croisette (nel 2019, con Il Traditore di Bellocchio venne accolto trionfalmente). L’attore è alla prima esperienza con il regista, che arriva a Cannes per la quarta volta, la prima fu con L’amore molesto. Il film si ispira al romanzo omonimo di Ermanno Rea. Nella sezione Cannes Premiere è tornato Marco Bellocchio con la serie tv Esterno Notte sempre sul rapimento Moro che aveva già raccontato in Buongiorno Notte. È francese ma lo firma l’italiana Valeria Bruni Tedeschi Les Amandier, che racconta il lavoro con il maestro Patrice Chéreau e la scuola di teatro che l’attrice e regista ha frequentato a Parigi negli anni Ottanta: “È un film sul dolore di un artista nel fare il suo teatro misurandosi con il dramma dell’Aids”. Fuori competizione, adrenalina al massimo con il biopic d’autore Elvis dedicato al grande rocker dell’australiano Baz Luhrmann con Tom Hanks e il neo divo Austin Butler, giovane Presley. La colonna sonora è firmata dalla band romana in trionfale ascesa mondiale dei Maneskin.
Sul podio più prestigioso del Grand Auditorium i fratelli belgi Jean-Pierre e Luc Dardenne, laureati con due palme d’oro (Rosetta, 1999 e Il figlio, 2005) ed una sequela di altre onorificenze. Il loro thriller sociale Tori e Lokita ha ottenuto il premio speciale per i 75 anni del Festival. Paladini del cinema sociale, autori di grande poesia e sempre attenti alle questioni dei più giovani, in Tori e Lokita raccontano le vicissitudini di un ragazzo e di un’adolescente arrivati in Belgio da soli dall’Africa, che oppongono la loro invincibile amicizia alle difficili condizioni dell’esilio. Trionfa con la Palma d’oro Triangle of Sadnes di Ruben Ostlund che a 48 anni si è collocato nella cerchia ristretta dei doppio-palmati avendo avuto il suo primo Palmarès nel 2017 per l’irresistibile Square. Con l’apocalittica crociera fra ricchi industriali ed influenzer, oggetto di satira giubilatoria, vivace, caustica, senza filtro, il regista svedese è il decimo commensale a sedere a tavola con Francis Ford Coppola, Emir Kusturica, Ken Loach, i fratelli Dardenne. …Grand Prix ex-aequo al commovente Close di Lukas Dhont e a Stars at noon di Claire Denis, thriller romantico tratto dal romanzo omonimo girato nell’inferno dei Tropici.
Premio della regia a Decision to leave, sensuale giallo del regista sud-coreano Park Chan-Wook, vincitore della Palma d’oro nel 2018. A Tarik Saleh è andato il premio della sceneggiatura per Boy from heaven, film politico, il regista dedica il suo premio ai “giovani cineasti affinché osino alzare la voce”. Ex-aequo il Premio della giuria a le Otto montagne, un film che parla della vita, della sua forza, della sua fragilità, della coppia belga Charlotte Vandermeersch e Felix Van Groeningen e a Eo, Hi-Han di Jerzy Skolimowski. L’ 84enne regista polacco ci ha tenuto a ringraziare nominandoli tutti, Taco, Ola, Rocco, Mela …, gli asini che hanno contribuito alle improbabili tribolazioni del buffo ed originale viaggio che ha loro valso il prestigioso premio. All’attrice iraniana Zar Amir Ebrahimi è andato il premio migliore attrice per Holy Spider di Ali Abbasi, miglior attore Song-Kang-ho in Broker del giapponese Hirokazu Kore-Eda. La camera d’or è andata a War pony di Riley Keough e Gina Gammell.
Molto applauditi i documentari su due icone della musica: Moonage Dreamday su David Bowie e Jerry Lee Lewis: Trouble in Mind di Ethan Coen. Onori inattesi (con passaggio delle Frecce tricolori nel cielo di Cannes) a Tom Cruise per Top Gun: Maverick, di Joseph Kosinski. Trentasei anni dopo il film che lo rese una star, Tom Cruise è di nuovo Pete ‘Maverick’ Mitchell, il pilota di caccia amante del pericolo. Dopo vari rinvii dovuti alla pandemia Top Gun: Maverick, sequel del film cult di Tony Scott, è arrivato al festival in proiezione speciale assieme a una retrospettiva dei suoi film e una masterclass. Il lungometraggio riprende la storia del pilota che nel frattempo, come aveva predetto alla fine del film del 1986, è diventato istruttore. David Cronenberg è tornato sulla Croisette con Crimes of the Future, storia del triangolo sessuale-criminale tra Lea Seydoux, Viggo Mortensen e Kristen Stewart. Ad alto cast stellare anche Armageddon Time di James Gray. Con Anne Hathaway, Oscar Isaac, Cate Blanchett, Anthony Hopkins e Robert De Niro. Three Thousand Years of Longing di George Miller ha portato a Cannes Idris Elba e Tilda Swinton. In concorso si è visto anche il film del regista russo, espatriato in Germania, Kirill Serebrennikov, incentrato sulla figura del compositore Ciajkovskij, mentre nella Sezione speciale è stato presentato The natural history of destruction, una riflessione sul proprio paese da parte del regista ucraino Sergei Loznitsa. Il carattere del film (due ore di repertorio senza voce narrante, punteggiato solo dalle riflessioni di testimoni e analisti) e il tema scelto rendono di drammatica attualità il lavoro che parla di un passato lontano, di bombardamenti a tappeto subiti dalle città tedesche da parte dell’aviazione alleata durante la Seconda guerra mondiale. La ferocia contro Dresda – ricorda Loznitsa sulla scorta del saggio dello scrittore tedesco W.G. Sebald – non fu che l’azione più evidente di una strategia militare che da allora in poi è diventata moneta corrente nella tattica dei generali. Ha aperto la sezione collaterale La Quinzaine des Realisateur L’Envol di Pietro Marcello, poetico e passionale film molto amato sulla Croisette. Dopo Jack London, Marcello e il suo sceneggiatore Braucci ritrovano ancora una volta nel romanzo passionale di inizio Novecento, Vele Scarlatte dello scrittore russo Aleksandr Grin, la purezza di un’idealità altrimenti corrotta dal potere delle immagini e della storia.
Star, festeggiamenti, glamour: la 75esima edizione del Festival ha ampiamente rispettato la volontà da parte del presidente uscente Pierre Lescure e del delegato generale Thierry Frémaux, di farne un’annata di celebrazione e festeggiamento. “A Cannes siamo soliti celebrare gli anniversari – ha detto il delegato generale – quest’anno dopo due anni di crisi per i quali ci vorrà tempo per rimetterci e in tempi di tristezza e guerra in Europa e nel mondo, celebrare per noi non significa guardare solo al passato per quanto importante, ma celebrare il presente e interrogarsi sul futuro”.