Risoluto. Formale. Oscuro. Fumatore di sigarette. Per nulla avvezzo alla semplicità del messaggio cristiano che dovrebbe incarnare. È il pontefice secondo Paolo Sorrentino, protagonista della serie televisiva “The Young Pope” i cui primi due episodi sono stati presentati in anteprima alla 73° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Fuori concorso.
“Il papa che abbiamo trattato nella serie è diametralmente opposto a quello esistente” ha sottolineato il regista. “È possibile però che dopo un Santo Padre così liberale ne possa arrivare un altro di sentimenti opposti. È illusorio pensare che la Chiesa abbia intrapreso un cammino che continui senza nessun futuro cambio di direzione”.
Il film: nello Stato del Vaticano è stato eletto un nuovo papa, il primo americano nella Storia. Si chiama Lenny Belardo (Jude Law), il cui nome durante il proprio pontificato è Pio XIII. È un uomo misterioso ma ha le idee chiare. Forse anche troppo. Non è impressionabile. Sa di avere un potere. Lo vuole esercitare e soprattutto consolidare, dentro e fuori le mura.
“Dicono che Roma sia un’appendice del Vaticano” gli dicono scherzando. “Lo diventerà” risponde lui serio.
Il papa Sorrentiniano non ama le relazioni. Vuole distacco. Il suo orientamento è la mera Chiesa. Ragiona come une manager moderno senza però curarsi del pensiero altrui, sferrando così un fendente mortale a quel desiderio di esasperata condivisione-accettazione, oggi incarnato dai social network. Dinnanzi alla sua figura nessuno riesce a opporvi resistenza, al potente cardinale Voiello (Silvio Orlando) alla responsabile marketing Sofia Dubois (Cécile De France). O si piegano o si piegano.
C’è poi lei, suor Mary (Diane Keaton). Fu lei ad accoglierlo quando i genitori lo abbandonarono piccino. Ed è lei che Lenny vuole al suo fianco in Vaticano. Ma per quanto amata, è sempre una femmina “e non accadrà mai che una donna possa guidare la Chiesa”, sibila il pontefice.
Paolo Sorrentino è riuscito nell’intento di interessare, affascinare e incuriosire. Finite le due puntate, stampa e pubblico avrebbero già voluto conoscere l’esito della serie o meglio di questo “film di 10 ore” come lo ha definito lo stesso regista. A metà strada tra follia e marketing geniale, il nuovo pontefice è un originale crociato invasato. Non accetta consigli da nessuno (al momento), incluso il suo vecchio mentore, il Cardinale Spencer (James Cromwell) a cui ha soffiato il Papato. Si fa sempre come dice lui. Si fa confidare l’inconfessabile per usare tutto a proprio vantaggio, pensieri impuri inclusi. I fedeli sono solo un intralcio nella suo piano d’azione al servizio (fianco) di Dio. Sarà così fino alla fine? Lo scopriremo a partire dal prossimo 21 ottobre su Sky Atlantic.
Se i futuri (e spietati) inquilini della Casa Bianca delle serie televisive e del grande schermo dovranno ormai confrontarsi con il carisma di Frank e Claire Underwood (Kevin Spacey e Robin Wright), da oggi in poi i prossimi papi avranno in Jude Law un punto di riferimento davvero imponente.
“È stata una grande opportunità lavorare con Paolo e interpretare un uomo così complicato ricco di contrasti e contraddizioni” ha spiegato l’attore londinese nel corso della conferenza stampa al Festival di Venezia. “Il linguaggio visivo di Sorrentino è meraviglioso. È stato bello essere un colore sulla sua tavolozza”.
E il Vaticano che ne penserà di The Young Pope?
“Se avranno la pazienza di vedere la serie fino in fondo” ha concluso Sorrentino, “capiranno che è un lavoro che non vuol fare alcuna provocazione. Sono 10 puntate che indagano le contraddizioni, le difficoltà e il mondo affascinante del clero, dei preti, delle suore e di un prete diverso degli altri, il Papa”.