Crescono le esportazioni di vini DOP toscani, mentre si amplia il bacino dei Paesi importatori (Ph RonalddeBruijn da Pixabay)

Oltre il 50% della produzione certificata DOC e DOCG della Toscana vola sui mercati esteri, rappresentando circa il 19% del totale export di vini DOP fermi nazionali, quota che sale al 26% se si considera il valore. Il dato emerge dalla ricerca Ismea presentata a Firenze in occasione della tavola rotonda di inaugurazione della Settimana delle Anteprime 2020, svoltasi nell’ambito di PrimAnteprima,  collettiva regionale promossa dalla Regione Toscana insieme a Camera di Commercio di Firenze e organizzata da PromoFirenze, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Firenze e Fondazione Sistema Toscana.

Crescono le esportazioni di vini DOP toscani, mentre si amplia il bacino dei Paesi importatori. Se Stati Uniti e Germania si confermano i due principali Paesi di destinazione e assorbono insieme oltre il 50% del mercato, l’Estremo Oriente guadagna quote importanti. Tra il 2010 e 2014, infatti, solo l’1% del prodotto veniva spedito in Cina, mentre nella seconda parte del decennio è stato superato il 2%. In lieve progressione anche il Giappone, dal 2,7 al 3,2 %. È aumentata notevolmente anche la domanda di Hong Kong, Singapore e Taiwan, anche se in termini assoluti il peso a valore passa dallo 0,6 all’1 %. L’Est Europeo, con la Russia in testa, mostra una discreta attenzione alle denominazioni toscane, ma mantiene un ruolo marginale. Positivo il trend in Brasile, Messico, Australia e Nuova Zelanda.

Numeri che fanno ben sperare, nonostante le incognite rappresentate dalla minaccia dei dazi degli USA, primo importatore di vini toscani, dalla Brexit e dall’allarme Coronavirus, oltre che dal sensibile rallentamento dell’economia tedesca. Per il momento, però, l’industria del vino made in Tuscany tiene, anche dal punto di vista dei prezzi, nonostante il 2019 abbia fatto segnare una battuta d’arresto dopo 10 anni di aumenti consistenti.

Sono 58 i riconoscimenti tra DOP e IGP che interessano la produzione regionale, per una produzione annua di 2,1 milioni di ettolitri in media (11% circa delle produzioni IG italiane): dei circa 59mila ettari del vigneto toscano, ben 56mila risultano destinati a denominazioni certificate, per una percentuale del 96%, che supera di gran lunga la media nazionale del 62%. In controtendenza anche la vendemmia 2019: secondo i dati diffusi da Artea la produzione toscana si attesta a 2,6 milioni di ettolitri, con un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente, mentre a livello nazionale si registra un calo del 19% (stima Ismea/Uiv).

Traducendo i volumi in valore, limitatamente ai vini IG, Ismea stima che la produzione imbottigliata valga complessivamente quasi un miliardo di euro: 793 milioni di euro circa per le DOP a cui si aggiungono i 168 milioni delle IGP.

Infine, il progetto del Consorzio di tutela del vino a denominazione di origine “Orcia” nasce per coniugare produzione e turismo, trasformando le cantine in luoghi di shopping, cultura, esperienza e sperimentando un modello riproducibile. La proposta è semplice ma rivoluzionaria: il vino si trasforma in cartolina da degustare, capace di arricchire il viaggio, raccontare il territorio, potenziare il mercato locale di esportazione di un intero pezzo di regione. Proprio nella Val d’Orcia si avvia grazie al Progetto integrato di filiera della Regione Toscana un progetto per avvicinare i turisti al vino della denominazione, servendolo in maniera adeguata: una serie di cantinette d’autore saranno distribuite gratuitamente in tutto il territorio tra cantine, supermercati, enoteche, ristoranti e wine bar e permetteranno di degustare un calice alla temperatura ottimale, conoscendo al tempo stesso le informazioni relative al produttore e alla storia del vino. Il progetto mira a valorizzare quello che nella Val d’Orcia, riconosciuta a livello Unesco per la sua bellezza, viene detto “l’export sotto casa”, ovvero la presenza tutto l’anno di turismo internazionale. Ma il crescente connubio tra vino e turismo riguarda tutta la regione: non a caso la Toscana è stata la prima Regione ad adottare una specifica legge, declinando le indicazioni nazionali contenute nel DM del 12 marzo 2019 in tema di enoturismo.

Le Anteprime toscane sono proseguite con “Chianti Lovers”, l’anteprima del Consorzio Vino Chianti, sempre  alla Fortezza da Basso di Firenze. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con il Consorzio Tutela Morellino, ha confermato il grande successo dell’ultimo anno registrando oltre 4mila presenze.In vetrina 122 aziende, 488 etichette in degustazione e 206 in anteprima. Protagonisti di questa 6a edizione, realizzata con il cofinanziamento FEASR-PSR 2014-2020 della Regione Toscana. Sono state degustate le nuove annate Chianti DOCG 2019 e Riserva 2017 e Morellino di Scansano DOCG Annata 2019 e Riserva 2017.

Il 2019 si è rivelato un anno importante anche sul fronte della qualità, come afferma Giovanni Busi, Presidente del Consorzio Vino Chianti: “La vendemmia è in linea con le aspettative, abbiamo raggiunto l’obiettivo della riduzione del 10% delle quantità che ci eravamo dati per mantenere i magazzini in linea con l’andamento commerciale. La qualità è ottima. Il merito di tutto ciò è delle aziende che negli anni scorsi hanno fatto importanti investimenti e oggi oltre il 75% dei vigneti è stato rinnovato”.

All’indomani della notizia della scelta del governo americano di escludere l’Italia dai dazi, il Consorzio continua a guardare con grande attenzione all’export. Da qui l’appello alla Regione e al Governo “Abbiamo tirato un sospiro di sollievo che ci permette di guardare con più serenità ai prossimi mesi. E’ certo che, anche alla luce di ciò che sta accadendo in Cina, serve maggiore flessibilità nella gestione dei fondi messi a disposizione per la promozione del vino in modo da rispondere tempestivamente a scenari – e questi mesi ne sono una conferma- che possono cambiare all’improvviso. Non possiamo permetterci di restare indietro: poter riadeguare i nostri investimenti in tempi rapidi può significare davvero molto per l’export e i bilanci”, ha concluso Busi.

A seguire si è svolta la 27a edizione della Chianti Classico Collection con grande successo di pubblico, tra professionisti del settore e stampa specializzata e di settore.

Il presidente del Consorzio Giovanni Manetti ha riassunto lo stato di salute della denominazione. Il 2019 si è chiuso in maniera positiva per il Gallo Nero: tutti i numeri sono in crescita. A  livello economico, è fin dalla vigna che si registra un aumento del valore: la vendemmia 2019 ha visto le quotazione delle uve aumentare del 10%, e negli ultimi tre mesi le vendite delle bottiglie sono cresciute di un altrettanto 10%. Si può dire che il traino economico siano le due tipologie premium, il Chianti Classico Riserva e il Chianti Classico Gran Selezione,  che rappresentano complessivamente il 42% dei volumi di mercato e il 55% del fatturato complessivo del 2019. La sola Gran Selezione guadagna 15 punti percentuali sul valore del venduto.

La famiglia dei  produttori si allarga sempre più. condividendo non solo un marchio ma una progettualità comune, legata a un territorio e a un percorso di qualità. Segnale evidente di questo è l’adesione sempre maggiore al progetto della Gran Selezione: in un solo anno le aziende che la producono sono salite da 95 a 144. La vera essenza di questo territorio e di questa denominazione è l’impegno di tutti i viticoltori per produrre qualità: vini sempre più autentici e territoriali, che sanno riflettere nelle sue varie sfaccettature così come le varie sfaccettature di una pietra preziosa riflettono la luce.


Receive more stories like this in your inbox