Scorcio dell’isola di Torcello (Ph © Silviacrisman | Dreamstime.com)

Il Veneto è la prima regione turistica in Italia con 70 milioni di visite all’anno. La notizia non deve stupire, vista la presenza sul territorio di un gran numero di luoghi iconici e magici, a partire da Venezia che sa far parlare di sé anche senza essere promossa. Per molti però sarà difficile immaginare che oltre alla Venezia da cartolina, quella affollatissima di Piazza San Marco, di Rialto e del Canal Grande, ne esista un’altra, fuori dall’ordinario, ancora inesplorata e segreta. Eppure, solo a poca distanza dalla più celebre piazza cittadina, per chi vuole cercare angoli di pace, c’è tutta una Venezia insolita e inattesa, da esplorare a ritmo lento: quella della laguna e delle sue isole.

Prima di raccontare le ricchezze lagunari, è opportuno ricordare che si tratta di un patrimonio Unesco e che il Veneto vanta ben otto siti Unesco: partendo dal Delta del Po, un itinerario tocca Padova, Vicenza, Verona, le colline del Prosecco, Peschiera del Garda e le Dolomiti.
Approfondiamo le caratteristiche della laguna di Venezia, che è stata iscritta nella Lista del Patrimonio Mondiale nel 1987 per l’unicità e singolarità dei suoi valori culturali, costituiti da un patrimonio storico, archeologico, urbano, architettonico, artistico e di tradizioni culturali eccezionale, integrato in un contesto ambientale, naturale e paesaggistico straordinario. È uno degli esempi più antichi e complessi delle relazioni tra attività antropiche e dinamiche naturali, dove si trova la maggiore concentrazione di beni culturali e di espressioni artistiche, stratificate nei secoli. Il sito può essere considerato un “paesaggio culturale” che illustra l’opera combinata dell’uomo e della natura nel corso del tempo sotto l’influenza di vincoli fisici e di opportunità ambientali, sociali, economiche e culturali.

La laguna si è formata quasi 6000 anni fa: al suo posto c’era una pianura costituita da sedimenti trasportati dai fiumi Brenta e Piave in seguito al fondersi dei ghiacci dopo la fine dell’ultima glaciazione. Nei secoli seguenti ci furono, e continuano ad esserci, fenomeni come l’abbassamento del suolo per il progressivo consolidamento dei depositi alluvionali fini e l’innalzamento del livello del mare. Il risultato di tutto ciò è stato l’allagamento di gran parte della pianura esistente con l’esclusione di alcune zone di terreno più elevato che sono diventate le isole della laguna appena nata. Poi, i cordoni di dune costiere, formatisi grazie alle sabbie trasportate dai corsi d’acqua, sono divenuti il naturale confine tra l’Adriatico e la laguna.
Non si può dire di aver conosciuto Venezia senza averla vista dall’acqua. Il modo migliore per avventurarsi nella laguna, dominata dalla quiete e dal silenzio, è viaggiare a bordo di imbarcazioni ecosostenibili, con motore elettrico e pannelli fotovoltaici, oppure alimentate con biocarburanti. Ma si può anche scegliere di navigare su un colorato bragozzo, la tipica barca da pesca veneziana, che è ancora oggi uno dei simboli più noti della cultura lagunare.

Una maniera originale di esplorare la laguna è farlo a bordo dell’ Edipo Re, una storica imbarcazione del 1942 che verso la fine degli anni ‘50 divenne teatro di traversate straordinarie per Pier Paolo Pasolini e per il pittore Giuseppe Zigaina, che la trasformarono in luogo d’incontri visionari. (www.edipore.it)
Sono circa una cinquantina le isole della laguna e più della metà si trova nella parte nord. Murano è l’isola più grande con una popolazione di 30.000 abitanti, ed è famosa in tutto il mondo per il vetro soffiato, per la produzione di perle di vetro e per una delle chiese più antiche della laguna, la Basilica di Santa Maria e San Donato.
Burano è un’isola di pescatori dalle tipiche case squadrate, tutte a due piani, che secondo una tradizione popolare, venivano dipinte a colori vivaci per essere riconosciute nelle giornate di intensa nebbia al rientro dalla pesca, che resta una delle attività principali dell’isola, insieme al merletto e al turismo.

Mazzorbo, ad est di Burano, a cui è collegata dal “Ponte Longo” in legno, è caratterizzata dalla presenza di varie aree coltivate: conosciutissime in tutta la zona sono le “castraure di Mazzorbo”, cioè il primo frutto della pianta dei carciofi, il cui sapore, già di per sé amarognolo, viene esaltato dalla salsedine di cui è impregnato il terreno di quest’isola. Un’altra importante tradizione dell’isola è quella del vino. La Tenuta Venissa è famosa per il suo vigneto di uva Dorona, un’uva autoctona veneziana recuperata dalla famiglia Bisol.
Torcello, amata da Hemingway, conserva la cattedrale di Santa Maria Assunta, fondata nel 639, con i suoi mosaici bizantino-romanici e con il campanile che si staglia imponente a dominare la laguna.
Queste tre isole fanno già parte dei più noti itinerari turistici, ma ci sono altre bellissime isole che attendono di essere esplorate. Per esempio San Francesco del Deserto, situata tra Sant’Erasmo e Burano, che ospita un convento di frati minori. Attualmente vivono qui 6 frati che effettuano visite guidate. Filari di antichi cipressi e di pini marittimi lungo il perimetro dell’isola costituiscono l’immagine che si presenta a chi vi giunge in barca. I suoi giardini e i suoi orti segreti sono oggi un’oasi di pace e tranquillità in mezzo alla laguna dove è possibile trascorrere periodi di ritiro spirituale o di meditazione.

Frequentato fin dall’età romana, il luogo, già chiamato Isola delle Due Vigne, nel 1220 fu approdo per Francesco d’Assisi, di ritorno dall’Oriente e dalla Quinta crociata. Il santo scelse l’isola per fondarvi un ricovero dove fosse possibile pregare e meditare in pace, lontano dalla mondanità. Dopo la sua morte, l’isola venne donata, nel 1233, ai frati minori dal patrizio veneziano Jacopo Michiel, per fondarvi un convento. Nel XV secolo fu abbandonata a causa della malaria, perciò è stata chiamata “del deserto”. Nei secoli non sono mancati saccheggi e occupazioni.
La Certosa è una delle isole più estese della laguna e la sua posizione geografica, a meno di 200 metri dal sestiere di S. Pietro di Castello e a due chilometri da piazza S. Marco, permette di considerarla parte del centro della città. La storia dell’isola e le sue prerogative naturalistiche la fanno rientrare nel particolare contesto ambientale e socio-economico della laguna nord.
Dal XII secolo è stata prima sede di un monastero agostiniano e certosino e poi utilizzata per scopi militari fino agli anni ’60 del 1900. Dopo decenni di abbandono e degrado, nel 2005 Vento di Venezia, grazie ad un partenariato pubblico-privato, ha dato vita ad attività di valorizzazione e riqualificazione dell’intera isola. Oggi vi trovano posto una marina con oltre 300 ormeggi, un hotel, il ristorante Hostaria in Certosa – Alajmo, un bar e una scuola di vela.


L’Isola di San Servolo, che possiede un vasto complesso architettonico e un bellissimo parco, fu per un millennio sede monastica e dal 1725 ospedale per i malati mentali fino alla chiusura nel 1978. Il primo insediamento risale alla fine del VII secolo quando un gruppo di monaci benedettini si rifugiò nell’isola allora angusta e paludosa. Dal 1647 il complesso venne dato ad un gruppo di monache provenienti dall’Isola di Candia. L’isola è oggi diventata sede di alcuni corsi universitari, ma il ricordo dell’antico manicomio è rimasto perché nel 2006 un’ala del convento è stata trasformata in museo della pazzia.
La visita alla laguna si conclude al Lido di Venezia, una sottile isola barriera di circa 12 km che è la spiaggia di Venezia, che ripara la laguna dal mare Adriatico. È famosa per il Festival del Cinema che si tiene ogni anno tra fine agosto e inizio settembre.


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