Sta riscuotendo grande successo di pubblico la mostra “Fausto Pirandello – Il tempo della guerra (1939-1945)” che si è inaugurata ad Agrigento presso le Fabbriche Chiaramontane il 23 novembre scorso, a pochi giorni dalla ricorrenza della sua morte (30 novembre 1975), e chiuderà i battenti il 23 febbraio 2014.
 
Organizzata dagli “Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento” e dalla neonata “Associazione Fausto Pirandello” fondata dagli eredi di Antonio Pirandello, che è stata presentata proprio in occasione della vernice della mostra, è curata  dagli storici dell’arte Fabrizio D’Amico e Paola Bonani che, insieme a Flavia Matitti, hanno arricchito con i loro testi il catalogo edito dalla Silvana Editoriale.
 
Circa sessanta le opere in esposizione tra oli, sanguigne, acquarelli e disegni. Questi ultimi, per lo più inediti, di proprietà di Dora Immordino, vedova di Antonio Pirandello, secondogenito di Fausto e dei loro figli Fausto e Silvio. 
 
Gli oli, alcuni dei quali mai esposti prima, sono stati gentilmente prestati da varie istituzioni e da collezionisti privati romani, milanesi e siciliani.
  “Spiaggia affollata”, olio su tela di Fausto Pirandello

  “Spiaggia affollata”, olio su tela di Fausto Pirandello

Dopo le recenti mostre dei quadri di Fausto Pirandello organizzate dal figlio primogenito Pierluigi e dalla moglie Giovanna Carlino, che hanno avuto luogo a Vittoria, in provincia di Ragusa, a Salemi, in provincia di Trapani, e sono state curate da Vittorio Sgarbi, quella di Porto Empedocle, voluta dalla storica gallerista milanese e sostenitrice di Pirandello, Claudia Gianferrari, quella della Galleria d’Arte Moderna di Roma (in quell’occasione Pierluigi Pirandello donò il famoso ritratto del nonno Luigi eseguito da Fausto), quelle di Spoleto e quella alla 54^ Biennale di Venezia del 2011, organizzata dalla Fondazione Fausto Pirandello (istituita il 23 gennaio 2011 per volontà di Pierluigi e Giovanna Carlino Pirandello con il fine di tutelare e promuovere l’opera artistica e intellettuale del maestro Fausto Pirandello), le opere del figlio del premio Nobel Luigi tornano ad essere ammirate in Sicilia.
 
E non potevano trovare migliore collocazione delle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento dove lo spirito dell’arte geniale e tormentata di Fausto trova, anzi ritrova, tra il gioco delle luci chiaroscuranti, una sua essenza di giocosità mista a dolore. 
 
I colori della Sicilia frequentata certamente nell’adolescenza si uniscono a quelli della campagna laziale, di Anticoli Corrado dove soggiornò prima di andare a Parigi e dove trovò la compagna della sua vita – Pompilia D’Aprile, modella della “città delle modelle” come fu definita Anticoli Corrado e dove ritornava per passare le vacanze estive e dove si trasferì dal 1942 al 1944. Terminata la guerra, ritornerà con la famiglia a Roma. 
 
Gli anni di Parigi, determinanti per l’artista che alla Galerie Vildrac tenne la sua prima mostra personale, e per l’uomo che lì divenne, per la prima volta padre, pacificando in parte, forse, il tormentato rapporto sempre avuto con il suo di padre, un genitore ingombrante come non poteva non essere il drammaturgo Luigi che, tra un consiglio bonario e una quasi pressante critica, gli suggeriva modelli artistici ben lontani dagli ispiratori di Fausto.
  Inaugurazione della mostra “Fausto Pirandello” alle Fabbriche di Chiaramontane di Agrigento (Ph. A.Pitrone)

  Inaugurazione della mostra “Fausto Pirandello” alle Fabbriche di Chiaramontane di Agrigento (Ph. A.Pitrone)

A Parigi, infatti, conosce una nuova libertà che forse ritroverà proprio negli anni della guerra, quando, dopo gli ultimi, estivi, incontri e soggiorni col padre nella villa di San Filippo nella Valle dell’Aniene, poco prima che Luigi morisse, ritornerà ad una pittura dal più ampio respiro per una ritrovata personale identità.
 
A Paolo Minacori, promotore della mostra e operatore culturale delle iniziative delle Fabbriche Chiaramontane, in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’evento, abbiamo chiesto come mai, in questo momento di grave crisi economica in cui la cultura sicuramente non è ai primi posti, è nata l’idea di fare una mostra in Sicilia dove l’arte non è certamente tra le priorità.
 
“La Fabbrica è gestita da privati. Questa su Fausto Pirandello è la 38^ dal 2001, anno dell’apertura delle Chiaramontane. I cataloghi che abbiamo prodotto e che documentano la nostra attività, sono sempre curati da direttori di musei, sovrintendenti, storici dell’arte di chiara fama”. Minacori ha poi continuato così: “Non c’è stata mai un’attività commerciale ed è stato così che è andata avanti con un sostegno quasi esclusivo di privati. Ma, se non avessimo avuto la collaborazione degli studiosi e dei privati non saremmo andati da nessuna parte. 
 
La Fabbrica è una struttura assolutamente privata. Tengo a sottolineare, però, che c’è il sostegno morale delle istituzioni e l’assessore qui presente Maurizio Masone, che sempre si presta con grande afflato, ne è la dimostrazione. E poi –  lo dice con sincero trasporto – Pirandello…come non portarlo ad Agrigento!
 Stamattina c’è stata una provocazione sull’annuale convegno di studi su Luigi Pirandello che quest’anno si svolgerà, non ad Agrigento ma a Palermo. Luigi Pirandello, l’abbiamo perduto, riportiamo almeno il figlio ad Agrigento per dare questa testimonianza che da qui i Pirandello non si devono muovere”.
 
Quindi, se la cultura non ha l’appoggio dei privati non va da nessuna parte. Allora significa che i privati la crisi la risentono meno rispetto alle istituzioni o è proprio una questione di scelta ideologica?  
 
“No, sa cos’è? Le istituzioni, secondo noi, probabilmente non hanno ancora appurato l’idea di modernità, perché la cultura non è un costo ma – ci dice Paolo Mi-nacori – una risorsa. Una realtà come la nostra deve vivere solo di questo, anche perché non ab-biamo sistemi industriali né di altro genere. Quindi, se l’idea di modernità i nostri amministratori, e quindi il sindaco, la facessero propria, se comprendessero di utilizzare la cultura come attività produttiva, si aprirebbe una nuo-va stagione ad Agrigento”.
 
Alcune delle opere esposte alle Fabbriche Chiaramontane sono del periodo precedente a quello della guerra e appartengono ancora al tempo in cui l’artista soggiornò tra Roma e Parigi dove ebbe modo di studiare la pittura di Picasso, Braque, Cézanne di cui subì gli influssi, tanto da essere inserito  tra gli artisti del ‘900 attualmente in mostra a Roma, al complesso del Vittoriano, e che sarà visitabile sino al 2 febbraio.
 
Nell’esposizione agrigentina non sono visibili – proprio per la scelta del periodo artistico di Pirandello – i grandi tormenti dell’artista che esprimeva i suoi interiori travagli con sovrabbondanza di colore, con una pittura che risultava molto vicina alla scultura, suo primo amore e dalla quale si distaccò per motivi di salute.
 
Tra le opere più significative della mostra, “Primordi di Roma, Leggende” di proprietà della Fondazione Sicilia. “Palermo” di chiara ispirazione mitologica e “I ranocchi”, acquistata da Telesio Interlandi  in occasione dell’esposizione alla III Quadriennale di Roma del 1939. 
 
L’intellettuale siciliano, vicino agli ambienti fascisti, rifugiatosi nel 1943 a Salò, ebbe la casa requisita dagli inglesi che vi stabilirono la redazione del giornale delle forze armate. Il quadro di Fausto Pirandello fu tagliato in due per sostituirlo a un vetro mancante di una finestra. La parte superiore, sopravvissuta, è quella in mostra alle Fabbriche.
 
Un ritorno, dunque, bene accolto quello delle opere di Fausto Pirandello nella terra degli antenati dalla quale ha certamente assorbito il calore dei colori presenti nella sua pittura e una personalità forte e spigolosa come è questa terra di Sicilia.
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