Il regista premio Oscar Quentin Tarantino, all’ottavo film della sua carriera, “The Hateful Eight”, lo ha presentato a Roma in anteprima nazionale insieme agli attori Kurt Russell e Michael Madsen nello storico Teatro 5 degli studi di Cinecittà, regno del regista italiano Federico Fellini.
Famoso per il suo stile cinematografico geniale, imprevedibile, cruento e spettacolare, Tarantino ha sempre dimostrato un grande legame e una grande stima per il cinema italiano, per il western di Sergio Leone e per il talento del maestro Ennio Morricone, la cui musica, composta per questo film, ha già vinto il Golden Globe e ricevuto la candidatura agli Oscar 2016. 
 
All’incontro con la stampa romana, il regista è stato affiancato da Morricone e i figli di Leone che, responsabili della Leone Film Group, hanno avuto l’onore e il privilegio di occuparsi della distribuzione italiana del film in più di 600 copie.
Volutamente girato in pellicola 70 mm, della durata di 3 ore e 8 minuti con l’inserimento di un intervallo di 12 minuti, come ai tempi del cinema di “Ben Hur”, è un western che mescola diversi generi grazie alla mente versatile ed insaziabile del regista, autore di un’accurata sceneggiatura di stampo teatrale che vede muoversi, in un’unica scena, numerosi personaggi interpretati da grandi attori del calibro di Kurt Russell, Michael Madsen, Samuel L. Jackson, Tim Roth e Jennifer Jason Leigh. 
 
“Non riesco a fare tutti i film che vorrei pertanto cerco di farne cinque in uno”, ha dichiarato il regista. “Penso di avere un talento da giocoliere nel sapermi muovere tra toni diversi. Quando ho iniziato a lavorare a questo film sapevo di voler realizzare un giallo western a stanza alla Agatha Christie, ma solo alla fine del montaggio mi sono accorto che avevo realizzato un horror e ne sono stato felice”. 
“The Hateful Eight” si apre sulle note di Morricone per poi passare alla presentazione dei primi personaggi. 
 
Qualche anno dopo la Guerra Civile americana, il cacciatore di taglie John Ruth (Kurt Russell) e la donna che ha catturato Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh), sono diretti verso la città di Red Rock dove Ruth, detto “Il Boia”, consegnerà Daisy nelle mani della giustizia. Lungo la strada incontrano e fanno salire sulla loro diligenza due sconosciuti: il maggiore Marquis Warren (Samuel L. Jackson), un ex soldato nero dell’Unione diventato uno spietato cacciatore di taglie, e Chris Mannix (Walton Goggins), rinnegato del Sud che sostiene essere il nuovo sceriffo della città. 
A causa di un’imminente bufera di neve, i quattro personaggi cercano rifugio nella locanda di Minnie dove, in assenza della proprietaria, trovano quattro sconosciuti. Da qui la presentazione dei nuovi personaggi, necessaria per poter iniziare una sorta di partita a scacchi all’interno della locanda, scenografia ultima in cui si svolgono i tre quarti del film nel passaggio dal giorno alla notte mentre fuori infuria la bufera. 
Quando i personaggi sono tutti riuniti nei loro diversi ruoli in un unico spazio, Tarantino può finalmente dare sfogo ad una storia di giustizia e vendetta tra uomini che tramano e cospirano gli uni contro gli altri nel suo inconfondibile stile, spettacolare e sanguinario, mettendo alla prova la bravura dei suoi attori e fornendo allo spettatore suspence e puro intrattenimento.  
 
Il nuovo western condito di elementi politici di riferimento alla Guerra Civile, alla divisione tra Nord e Sud e alla discriminazione razziale contro i neri,  cambia volto trasformandosi in un thriller e poi in un horror/splatter con grande divertimento ed evidente soddisfazione del regista.
Durante l’incontro con la stampa a Roma Tarantino ha parlato del suo modo di fare cinema e dell’utilizzo della pellicola 70 mm sulla cui lotta con il digitale, paragonata alla lotta tra cowboy e indiani, ha risposto così: “Mi auguro che la pellicola resista al digitale più di quanto abbiano resistito gli Indiani d’America. 
La pellicola Panavision ha un’inquadratura ampia che consente di avere due piani: il primo piano e ciò che avviene sullo sfondo. A meno che non lo si voglia vedere, questa inquadratura dà la possibilità di controllare cosa fa qualsiasi personaggio in qualsiasi momento. Ciò permette di aumentare la suspence. Lo spettatore sa che prima o poi qualcosa accadrà ma non sa quando e, nel momento in cui accadrà, si scatenerà l’inferno”.
 
In merito al carattere politico del suo ottavo film: “Tra i film che ho fatto credo che “Django Unchained” e “Bastardi senza gloria” siano più vicini al genere del film storico – politico”, ha dichiarato il regista. “Quando ho iniziato a scriverlo, ‘The Hateful Eight’ non era un film politico ma lo è diventato quando i personaggi hanno iniziato a parlare e a discutere con riferimenti alla vita dopo la guerra civile; in qualche modo sono venuti fuori riferimenti su contrasti politici attuali come lo scontro tra democratici e conservatori”.
 
Su alcune analogie riscontrate tra il film di Carpenter e il suo western, Tarantino ha precisato che il suo intento era di realizzare una sorta di “Le Iene” western: “Le Iene erano state molto influenzate da ‘La Cosa’ di John Carpenter per cui i due film hanno in comune il concetto della paranoia, il paesaggio immerso nella neve, l’ambientazione in una stanza chiusa dove un gruppo di personaggi non può fidarsi di nessuno”.
 
Candidato a tre Oscar nelle categorie Miglior Attrice Protagonista per Jennifer Jason Leigh, Miglior Fotografia e Miglior Colonna Sonora, in merito alla polemica #OscarSoWhite contro l’Academy, Tarantino ha, infine, dichiarato: “Mi dispiace che Samuel L. Jackson non abbia ricevuto la nomination agli Oscar perchè secondo me la meritava. Per quanto riguarda la polemica, non sono stato candidato agli Oscar ma, se lo fossi stato, ci sarei andato”.

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