Al Teatro Golden Gate di San  Francisco, in California, canta una soprano italiana. 
 
Le musiche sono di Bellini, di Verdi, di Rossini. Il meglio della produzione lirica mondiale e la folla ascolta estasiata. Sarà il primo concerto in una città che per anni tributerà alla cantante italiana una vera e propria adulazione. In quegli anni ancora lontani dal primo cortometraggio e dal successo hollywoodiano, in tutta la California e in gran parte degli Stati Uniti, scoppierà la “Pattiepidemia”, ovvero la felice pazzia per Adelina Patti, eroina delle scene teatrali, e donna dal fascino latino. 
 
Arrivata al successo quasi al debutto, questa donna dalla voce d’oro sarà per San Francisco la grande star della seconda metà del secolo XIX, e porterà moltitudini di fans in delirio dietro la sua carrozza, o dietro la porta di servizio del teatro. 
 La soprano italiana Adelina Patti era figlia d’arte: padre tenore e madre soprano. Crebbe negli Usa da genitori italiani 

 La soprano italiana Adelina Patti era figlia d’arte: padre tenore e madre soprano. Crebbe negli Usa da genitori italiani 

Fotografie di Patti e del contralto Scalchi avrebbero ornato le vetrine della città, mantelli “da opera” sarebbero stati venduti per la “stagione Patti”, ventagli sarebbero stati dipinti in Patti-style, nel suo nome sarebbero usciti oggetti come i fazzolettini di merletto, binocoli di madreperla, le borsette da teatro.
 
Un successo meritato quello della soprano italiana, in uno stato, la California, che dell’Italia tanto aveva assorbito, sin dai tempi delle prime navi piene di liguri e di siciliani che attraccavano nella città battezzata nel nome del santo italiano. 
 
Nata nel 1843 a Madrid, Adelina era figlia di genitori av-vezzi alla musica. Madre romana, Adelina aveva un padre siciliano, Salvatore, discreto cantante e capace impresario, ottimo “sponsor” per una figlia che avrebbe denotato presto grandi doti musicali. Adelina aveva debuttato nel 1859 a New York, con una memorabile “Lucia di Lammermour” di Donizetti. 
 
Dotata di vocalità prodigiose, questa bella ragazza italiana avrebbe dominato il pubblico di tutta l’Europa e degli Stati Uniti nella seconda metà dell’Ottocento, allietandolo con un repertorio vasto e improntato sulle arie “leggere” così come nei ruoli drammatici delle grandi opere italiane.
 
Adelina aveva avuto numerosi attestati di stima quando decise di raggiungere la città di San Francisco, ma nulla eguagliava l’amore viscerale che le avrebbe tributato la città californiana. Viaggiando attraverso l’Ovest e passando attraverso Salt Lake City, la soprano italiano aveva avuto modo di ricevere sulla sua vettura riservata, la visita di Brigham Young, guida spirituale dei Mormoni d’America il quale le aveva chiesto di cantare al Mormon Tabernacle, una richiesta decisamente eccezionale.
  Enrico Caruso

  Enrico Caruso

Ma nella città costiera migliaia di persone avrebbero reso questa cantante, oramai avvezza al suo ruolo di primadonna, una diva vera e propria. Speculatori erano al lavoro per vendere i biglietti degli spettacoli a prezzi favolosi, tantissimi agognavano assistere -invano – alla “première” della cantante italiana. 
 
Anche il giudice che aveva condannato l’impresario della Patti ad una contravvenzione per l’ingombro causato dai fans, avrebbe richiesto il risarcimento sotto forma di biglietti teatrali. Per i concerti della soprano si vendevano ogni ritaglio di superficie libera come posto in piedi, contribuendo a costruire giorno dopo giorno il puzzle di un mito epocale. E la cantante italiana aveva intuito quanto importanza avessero anche gli atteggiamenti di costruito portamento. Ancora oggi si racconta della sua pretesa di essere pagata – cinquemila dollari a spettacolo- in contanti, e della sua meticolosità di contare i soldi uno per uno, prima di ogni spettacolo, a mo’ di concentrazione.
 
La stagione terrena di Patti si chiuse nel Galles nel 1919, ma la passione musicale per l’opera – soprattutto quella italiana – sarebbe restata a lungo nel sangue dei californiani. 
 
Nel 1903 toccherà ad esempio a Mascagni dirigere nella città di Frisco la sua “Cavalleria rusticana”, e nel 1905 un altro personaggio entrerà nei cuori musicali degli Stati Uniti. Luisa Tetrazzini, questo il nome della soprano, era arrivata in città con un complesso operistico del Messico e dovette rimandare per più settimane la sua partenza per New York, per esaudire tutte le richieste del pubblico californiano. La Tetrazzini sarebbe poi tornata nel 1909, per cantare, la vigilia di Natale, all’aperto a Lotta’s Fountain, davanti a 250 mila persone e senza fare uso di microfoni.
 
California e musica italiana quindi si tenevano a braccetto nell’America di fine Ottocento e inizio Novecento. Un amore nato nel 1851, quello per la musica italiana. 
 
I cittadini di San Francisco avevano scoperto in quella data la Pellegrini Opera Company Troupe, e “La sonnambula” di Bellini. Nel 1854 risuonavano invece le voci di Clotilde Barili  o di Elisa Biscaccianti (chiamata “the american thrush”). Opera prediletta della città si sarebbe rivelata  “La figlia del reggimento” di Gaetano Donizetti, melodramma rappresentato più di ogni altro a San Francisco. Anni felici sarebbero stati anche quelli che andavano dal 1860 al 1870. In questi anni la Compagnia d’Opera Bianchi presentava con enorme successo le prime del “Faust” di Gounod, e del “Ballo in maschera” di Verdi; l’impresario Thomas Maguire, detto “the Napoleon of the San Francisco stage”, avrebbe invece portato al trionfo cantanti quali la soprano Eufrosine Parepa-Rosa. 
 
Il Teatro Golden Gate sarebbe stato pieno anche nella sera del  17 aprile 1906. 
In sala cantava un tenore dal nome epico: Enrico Caruso, e l’opera rappresentata era la “Carmen” di Bizet. Caruso cantò divinamente, ma al suo fianco si esibì la primadonna Olive Fremstad, pallida e contratta e in preda a grande agitazione. La Fremstad confessò, alla fine dello spettacolo di avere come una premonizione tragica: quella notte il terremoto avrebbe squarciato la metropoli americana annientandola in gran parte. 
 
Per anni il tenore napoletano avrebbe ricordato quella infausta tournee conclusasi con un viaggio di ritorno in un arrangiato carro coperto. 

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