In una fredda serata milanese, nella cornice del Teatro Dal Verme a due passi dal Castello Sforzesco, un brusio annuncia cinefili e appassionati in scalpitante attesa per incontrare uno dei miti del cinema internazionale: Francis Ford Coppola.
 
Il regista italoamericano è arrivato in Italia per la promozione del lussuoso hotel realizzato nella terra natia di suo nonno paterno. Bernalda, o “Bernaldabella” come è abituato a chiamarla, è un paesino di dodici mila abitanti della provincia di Matera in Basilicata. Qui, Coppola ha restaurato un antico palazzo e lo ha trasformato in “Palazzo Margherita”, una location incantevole che unisce il cinema e la tradizione gastronomica e vinicola italiana. “Fare un hotel è come fare un film, bisogna avere cura dei dettagli” ha detto. 
 
Prima di tornare negli Stati Uniti, la firma de “Il Padrino” ha preso parte a “Ritrovare le radici per incontrare il futuro: la mia Basilicata” promossa dalla Regione Basilicata in collaborazione con Matera 2019, Lucana Film Commission, Meet the Media Guru e con la collaborazione di Apt Basilicata e Palazzo Margherita. Un evento che ha voluto celebrare le origini italiane dell’artista e il legame con le sue radici. E, infatti, dopo gli immancabili convenevoli di rito, Francis Ford Coppola è entrato in scena catturando l’attenzione della platea gremita, così piena da incutere timore anche agli animali da palcoscenico più esperti. Nascondendo un sorriso benevolo dietro la barba argento ha dato inizio al magnetizzante monologo sulla storia della sua famiglia.
 
Entrambi i genitori nati a Brooklyn, ma entrambi di origini italiane. La famiglia del padre era lucana, mentre la madre veniva da Napoli. Il suo legame con l’Italia e l’italianità è profondo e viscerale, tanto da trasudare negli aneddoti di famiglia intrattenendo senza fatica una platea estasiata e divertita. 
Coppola sa decisamente come raccontare storie e ipnotizzare il pubblico pur senza la sua macchina da presa. La sua verve è capace di incantare con umorismo e senza perdersi in prolissità superflue. Ma le prerogative del regista per la serata non hanno avuto nulla a che fare con confessioni da palcoscenico. Rispondendo a una delle domande provenienti dalla sala il regista ha affermato riguardo al suo legame con il popolo del Bel Paese: “Gli italiani sono straordinari. Non c’è nessun popolo che li eguagli in architettura, arte, chimica, aeronautica. Sono inventori, musicisti, scienziati, dottori, ingegneri. E fanno dei bambini bellissimi. L’unica cosa in cui hanno difficoltà – gli italiani – è dire la verità. E il motivo è legato al fatto che l’Italia è composta da città che in realtà sono piccoli stati indipendenti e diversi. Sono stati separati e unici per così tanto tempo nel passato che hanno imparato a non dire la verità a chi li governa”. 
 
Ha poi continuato dicendo “Io sono sia americano che italiano. Quando guardo un bambino e sorrido, io mi sento italiano. Quando vedo qualcosa di straordinario che mi rende orgoglioso, io mi sento italiano. Quando ascolto la musica, io mi sento italiano”.
Nonostante il tema della serata ruotasse intorno all’Italia e al legame del regista con il Paese dei suoi avi, il talento e la passione per il cinema non poteva che essere il vero collante tra l’oratore e il pubblico. “Il cinema è un media davvero magico. Oggi esistono due categorie: Hollywood, la parte commerciale, un’industria che mira a fare soldi da un lato e poi il cinema sperimentale, quello di nicchia, elitario dall’altro. Una volta si investiva nel cinema d’autore con i soldi guadagnati ai box office dei colossal. Oggi si guadagna per investire e poi guadagnare di nuovo. Il cinema potrebbe salvare il mondo, ma è come Prometeo. È corrotto dal profitto”. 
 
Coppola ripone tuttavia grandi speranze nelle giovani generazioni: “Ci sono molti bravi giovani film-maker talentuosi, nonostante oggi fare cinema sia molto più difficile. I film sui matrimoni, sulla famiglia, sull’animo umano, sono questi i film davvero belli e interessanti. Ma quando lavori a un film personale, introspettivo, non sai davvero cosa stai facendo, perchè lo scopri solo in corso d’opera e nessuno vuole investire su di te. È per questo che i giovani registi pur di fare del cinema impegnato vivono in povertà”.
 
Prima di congedarsi dal suo pubblico, Coppola ha ritagliato un po’ di tempo per parlare del suo amore smisurato per la musica, una delle forme d’arte più significative nella sua vita di uomo e di artista: “Se stai troppo con le donne, tua moglie si arrabbia e non puoi avere una famiglia. Se mangi troppo, ingrassi e stai male. Ma non c’è nessuna cattiva reazione alla troppa musica. Non ci sono effetti collaterali”. 
 
Il regista ha sbalordito tutti per la sua genuina umanità, la voglia di confrontarsi e aprirsi con chi ama la sua arte e la sua terra. Un grande uomo celato dietro l’ombra di un maestoso talento e proprio riguardo a questo ha voluto lasciare il palcoscenico con un consiglio indirizzato ai giovani: “Lavorate tanto. È quello che hanno fatto in America. Chiedetevi cosa voi potete fare per la vostra terra. Non temete, il talento si mostra da solo, trova il modo di farsi riconoscere. Fidatevi del vostro istinto. Il talento avviene come la selezione naturale”.
 

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