“Ottima merce, ottimo servizio, profitto limitato”. Una risposta lapidaria accompagnava chiunque chiedesse informazioni ai fratelli Frank e Anthony sul loro successo imprenditoriale. E nelle tre frasi vi era tutta la saggezza e perspicacia di chi vedeva nella propria attività il senso di un progetto di vita.
 
In un periodo in cui gli Stati Uniti erano stretti nella morsa della Grande Depressione, i sigari della ditta F.lli Suraci sembravano godere di una salute discreta, permettendo la sopravvivenza dei due titolari e delle famiglie dei loro operai. E quando la concorrenza, negli anni, si fece serrata e massiccia, la ditta resse il timone dei profitti che non schizzarono mai alle stelle, mantenendo un profilo basso.
 
Frank e Anthony non si lamentarono mai per non essere nel Guiness dei primati dell’imprenditoria americana. Si mantennero sempre fedeli alla loro linea guida ed entrarono nella storia dell’industria.
 
Erano arrivati nel porto di New York nel 1913, Francesco e Antonio Suraci. Dall’Italia portarono qualche risparmio e la conoscenza di come si producesse il sigaro. E su questo prodotto puntarono per il loro cammino imprenditoriale. Avevano lavorato fianco a fianco per otto anni nella produzione di sigari e deciso di trapiantare la loro “arte” sul mercato americano, più incline a consumare questo prodotto, in virtù di una popolazione di ceto medio più numerosa rispetto al paese natale.
 
Iniziarono con soli 250 dollari e con la forza di volontà diedero avvio a una piccola impresa artigianale di manifattura tabaccaria, vestendo i panni di imprenditori e di operai. Ma non erano tipi da scoraggiarsi, i Suraci. 
 
Credevano nel loro prodotto e con le proprie gambe iniziarono a penetrare il mercato americano partendo dalla piccola azienda di New York. Per cinque anni fecero gavetta in tutti i sensi, trasformando la piccola manifattura in un’azienda fiorente e capace di produrre 25000 sigari al giorno.
 
L’esperienza delle armi mutò temporaneamente la direzione delle loro speranze. Richiamati a prestare servizio militari, onorarono il paese che li aveva accolti con grande serietà ottenendo una menzione d’onore nel loro congedo dall’Esercito degli Stati Uniti. Tornati nella loro fabbrica iniziarono di nuovo da capo, per recuperare il forzato “fermo per guerra”. Per tutti ormai erano Frank e Anthony e per tutti rappresentavano un’unica entità, capace di produrre sigari di ottima qualità per il mercato americano. Ma non sarebbero usciti dall’alveo della piccola industria manifatturiera di nicchia, senza il contemporaneo declino di un marchio d’elite dei sigari italiani in America. 
 
Fu Erminio Parodi a cambiare il loro destino di imprenditori di successo. Quest’ultimo aveva fondato nel 1915, approfittando della momentanea assenza di altri imprenditori richiamati alle Armi, la Parodi Erminio Impasting Company. Il suo capitale iniziale era di 500 dollari e il marchio dei sigari Parodi si era guadagnato subito il favore del mercato. Il successo della Parodi durò fino al 1921 per poi iniziare un lento, ma inesorabile declino culminato nel 1928 con la liquidazione a poche centinaia di dollari della ditta. 
 
Furono Frank e Anthony ad acquistare ciò che restava della fugace “star” delle manifatture americane. Ben poco in realtà: il marchio “Parodi” e un piccolo stock di merce, tenuto in magazzino senza troppi accorgimenti. Ma rilevando la Parodi, i fratelli Suraci acquisirono un “nome” e un’abitudine: quella di molti clienti che apprezzavano il prodotto dell’azienda fallita. Era un “capitale umano” da gestire con la massima sagacia e in tale direzione si mossero i fratelli, decidendo di mantenere inalterata la denominazione Parodi e di tenere sul mercato il residuo prodotto fabbricato dal fondatore dell’azienda. 
 
Giocarono sapientemente le loro carte, sostituendo gradatamente il prodotto d’origine con i sigari di loro produzione, dando così tempo alla clientela di abituarsi ai nuovi gusti. Fu la mossa giusta, che valse loro il grande balzo nell’imprenditoria.
 
Nonostante il terribile periodo conseguente il crollo finanziario a Wall Street, la “Parodi cigar’s” mantenne la produzione, pur riducendo a zero i profitti. In quegli anni produrre sigari italiani non era la miglior scelta per un mercato che era stato spazzato via dagli effetti disastrosi della Grande Depressione. 
 
Ma i fratelli Suraci non si persero d’animo e alla loro fabbrica di Scranton aggiunsero quella di Jersey City, adoperandosi per trovare soluzioni che potessero invogliare all’acquisto dei prodotti. La chiave di volta arrivò dall’idea di mettere in commercio una confezione di due sigari, avvolti in carta da cellophane, al prezzo di 5 centesimi di dollaro il pezzo.
 
Fu una mossa azzeccata. Il rivoluzionario metodo di confezionamento fece risparmiare materiale di imballaggio e introdusse sul mercato una nuova “idea” del sigaro, scompaginando l’agguerrita concorrenza di altre manifatture. La Parodi divenne l’emblema della perfezione e i sigari con questo marchio rappresentavano una garanzia per la clientela e per le banche chiamate a finanziare nuovi investimenti. 
 
Poco dopo questa scelta produttiva, i fratelli Suraci giocarono anche un’altra carta per conquistare il mercato. Misero in commercio un particolare tipo di sigaro italiano, conosciuto come “Tripoli” e il successo fu esaltante, tanto da meritare la medaglia d’oro alla Paris Exposition. I fratelli Suraci avevano vinto la loro scommessa dimostrando che fabbricare sigari era un’arte, che loro conoscevano alla perfezione.
 
Il successo della Parodi non cambiò la vita a Frank e ad Anthony. I due vissero tranquillissime vite familiari, lontano dai clamori delle feste mondane. La loro passione per il lavoro e la linea di condotta imprenditoriale valsero all’azienda una lunga sopravvivenza, laddove tante altre manifatture di qualità dovettero chiudere i battenti. 
 
Una di queste aziende rinomate era la “De Nobili Cigar Company” fondata a Long Island nel 1906 dal marchese Prospero De Nobili, “leader” dell’industria del tabacco. Il declino della ditta arrivò per i rivoluzionari cambiamenti introdotti nella produzione dai fratelli Suraci che negli anni Cinquanta vennero scelti per salvarla dalla liquidazione.
 
Con l’acquisizione del marchio “De Nobili” i tenaci fratelli completarono il successo, consegnando alla storia un modello di lungimiranza e di inventiva che ancora oggi suscita rispetto. I Suraci diedero vita alla più vasta manifattura degli Stati Uniti e lavoro a quasi mille operai. Trasformando il loro unico vizio (per il fumo del sigaro) in un successo professionale.
 

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