Red carpet con il regista Martin Scorsese (Ph Featureflash da Dreamstime.com)

The Irishman il nuovo film di  Martin Scorsese, presentato in anteprima  alla Festa del Cinema di Roma, è una  grandiosa riflessione  sul tempo e sul finis vitae,  il canto del cigno  di un’epoca,  di un immaginario, di un gruppo di straordinari artisti, un malinconico affresco su quel che resta della mafia italo-americana dove i rapporti di amicizia, lealtà, mediazione sono mutati per sempre.  E questo perché sostanzialmente

The Irishman, epica saga sulla criminalità organizzata nell’America del dopoguerra,  è un  viaggio  crepuscolare sull’umanità che invecchia, si ammala e muore e deve necessariamente  fare i conti con colpe  e fantasmi molto ingombranti.  Così che  il fluviale lungometraggio, 3 ore e mezzo di grande  cinema,  mette un punto definitivo  sul mafia movie portato ai vertici dal regista italo-americano, siglando un capitolo definitivo sull’immaginario di un genere fondamentale del cinema americano, sui suoi meccanismi interni, le rivalità e le connessioni con la politica tradizionale.

The Irishman  liberamente tratto da  L’irlandese “Ho ucciso Jimmy Hoffa” (I Heard You Paint Houses) di Charles Brandt, sulla confessione del killer mafioso Frankie Sheeran detto The Irishman, con particolare riferimento alla misteriosa scomparsa  di  Hoffa. Il film-confessione, è  narrato in prima persona da Sheeran, un  immenso De Niro  che  ripercorre la sua vita da giovane autista negli anni ’60  affiliato alla famiglia mafiosa guidata da Russell Bufalino  (Joe Pesci), ma anche arruolato dal  leader sindacalista Jimmy Hoffa (Al Pacino) : con entrambi Frankie Sheeran stabilisce rapporti di amicizia e  di fiducia. Divenuto vecchio e malato, costretto al ricovero in una casa di detenzione ospedaliera e  ormai sulla sedia a rotelle, Sheeran capisce che è il momento di confessarsi e confessare i propri crimini. Inizia così da un ospedale della periferia di Filadelfia  la storia di questo camionista irlandese, veterano della seconda guerra mondiale, divenuto il  braccio destro della mafia italiana negli anni Cinquanta e pezzo grosso del sindacato dei camionisti, il cui leader, Jimmy Hoffa  scomparve e non fu mai più ritrovato. Prima di morire Sheeran raccontò di averlo ucciso lui per conto della famiglia Bufalino.  Corre nel film  il tema della perdita che riguarda  sia coloro che sono stati uccisi, sia la memoria  di essi.

The Irishman è tante cose difficili da  sintetizzare,  di sicuro  è un’opera che resterà nella memoria collettiva e non solo  nel cinema di Martin Scorsese. “Io e Bob De Niro volevamo fare un film insieme, l’ultimo era stato Casinò nel ’95 – ha raccontato  il regista 76enne in conferenza stampa  alla Festa del Cinema di Roma. Negli anni abbiamo cercato un personaggio che ce lo consentisse, avevamo diversi progetti, ma alla fine è stato Bob a farmi leggere il libro di  Charles Brandt.

Nel raccontarmi la storia di Frank, Bob si è molto emozionato e ho capito che aveva molto da dire su di lui.  Entrambi avevamo a cuore alcuni temi che potevano essere sviluppati bene in questa storia : l’amore, l’invecchiamento, il tradimento, la morte”.  Scorsese ha rincorso per molto tempo questo film  dove i  protagonisti dovevano apparire più vecchi, ma anche molto più giovani della loro età. “Non volevo degli attori giovani per interpretare il ruolo di Bob De Niro e di Joe Pesci, volevo lavorare con i miei amici – ha spiegato Scorsese – per cui quando mi è stato detto che esisteva una tecnica digitale sperimentale di ringiovanimento ho voluto provare”. Dopo la rinuncia della  Paramount a coprire tutti i costi, Netflix, il colosso americano dello streaming, è stato l’unico a mettere a disposizione i 140 milioni di dollari necessari per  il film e  per la costosa CGI messa a punto dalla Industrial Light & Magic di Lucas che ha permesso a De Niro e compagni di ringiovanire.  Questa tecnica, ma anche il progetto produttivo generale ha reso il film molto costoso.

“A Hollywood non avremmo trovato mai abbastanza soldi – ha  dichiarato  il regista – Netflix ci ha detto “ vi diamo i soldi, il tempo che vi serve e tutta la libertà creativa necessaria’. Io ero in ritardo su tutto e loro mi hanno detto che potevo prendermi altri sei mesi. A chi mi chiede cosa penso della questione dello streaming rispondo : per vedere un film sul grande schermo devi avere il film. Io ho avuto la  fortuna nella mia carriera di poter fare dei film grazie a star come De Niro, Di Caprio, ma per questo progetto solo Netflix ci ha dato il budget, se l’accordo prevedeva che il film  sarebbe stato  visto in streaming mentre era ancora in sala  e questo  mi sembrava un buon accordo”.

Il film, distribuito dalla Cineteca di  Bologna, sarà in sala per quattro settimane prima di andare online il 27 novembre.  Alla Festa di Roma, per la presentazione  di Irishman,  platea gremita di personalità della cultura e della politica con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a fare gli onori di casa  assieme  all’Ambasciatore USA Lewis Eisenberg  e  la  moglie Judith.

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