La Santa Sede partecipa per la prima volta alla Biennale di Architettura di Venezia 16esima edizione con la costruzione di dieci cappelle e un padiglione all’interno del bosco dell’Isola di San Giorgio. Il progetto, ad alto tasso simbolico, si rifà a un modello preciso, la “cappella nel bosco” costruita nel 1920 dal celebre architetto Gunnar Asplund, che realizzò la sua opera nel cimitero di Stoccolma.
Gli artisti chiamati a realizzare le Vatican Chapels non si riferiscono in realtà ai canoni comunemente riconosciuti, da qui la grande varietà di modelli e materiali utilizzati, sempre nel rispetto dell’ambiente particolare in cui si inseriscono.
Tra i dieci progettisti delle piccole architetture, che dal 26 maggio al 25 novembre si potranno visitare sull’isola veneziana il celebre architetto britannico Norman Foster, lo statunitense Andrei D. Barman, il giapponese Terunobu Fujimori esperto di architettura zen, l’italiano Francesco Cellini, Javier Corvalan Espinola paraguaiano, il cileno Smilijan Radic Clarke, lo studio di Barcellona Flores&Prats, la giovane brasiliana emergente Carla Juacaba, il portoghese Eduardo Souto de Moura. Presente anche il Map, il pluripremiato studio veneziano di Francesco Magnani e Traudy Pelzel finalista al premio Medaglia d’oro dell’architettura italiana 2015 e l’australiano Sean Godsell allievo dei Gesuiti, che ha progettato la sua opera come una cappella mobile che può viaggiare in giro per il mondo. I nomi degli autori delle dieci cappelle sono stati presentati a Roma in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il cardinale Gianfranco Ravasi, il curatore del padiglione diffuso Francesco Dal Co e il presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta.
L’edilizia con cui gli architetti sono stati chiamati a confrontarsi non ha modelli né precedenti: nella nostra cultura in genere si identifica la cappella con un ambiente che fa parte di spazi religiosi e ambienti di culto più ampi, come chiese e cattedrali. Nel Padiglione della Santa Sede le cappelle, dotate di ambone ed altare, saranno collocate nel bosco, in un ambiente naturale, concreto e poetico nel contempo, metafora del peregrinare della vita. Nel suo intervento il Cardinale Ravasi ci ha tenuto a sottolineare come l’esperienza di attraversamento di questo luogo verde sarà anche finalizzata a “riscoprire la bellezza, il silenzio, la voce interiore e trascendente, la fraternità umana dello stare insieme nell’assemblea di un popolo, ma anche la solitudine del bosco dove si può cogliere il fremito della natura che è come un tempio cosmico”.
Non casuale, ma associato a un significato simbolico è anche il numero delle cappelle che “esprime quasi un decalogo di presenze incastonate all’interno dello spazio. Sono simili a voci fatte architettura che risuonano con la loro armonia spirituale nella trama della vita quotidiana”. Prendendo le distanze dal modello convenzionale di padiglione, Vatican Chapels si “misurerà in ettari”, ha indicato ancora Dal Co, per visitarlo si potrà fare affidamento anche su mezzi di trasporto a tre ruote forniti dalla Piaggio.
Nella cosiddetta “undicesima cappella” saranno “riuniti tutti i disegni e le tracce del confronto così arduo che il grande architetto Gunnar Asplund ha avuto con il tema della cappella nel bosco”. Pur attenendosi a dati condivisi, circa 10 metri per 7, le cappelle saranno differenti l’una dall’altra, ciascuna costruita con un materiale diverso, in ceramica, legno, calcestruzzo, acciaio, Pietra di Vicenza… In questa affascinante passeggiata nel bosco, pellegrinaggio laico e religioso nel contempo, si inserisce anche l’ incontro con quattro protagonisti della scena architettonica internazionale, David Chipperfield, Santiago Calatrava, Mario Botta, Stefano Boeri annunciati per il 21 settembre durante il quale i quattro architetti si confronteranno tra loro e con il pubblico, ulteriore occasione, questa, per mostrare quanto possa essere fecondo il dialogo tra arte e fede e riflettere sull’interpretazione data al messaggio contenuto nella Enciclica Laudato Sii di Papa Francesco.
Particolare attenzione, nella progettazione e realizzazione delle piccole strutture, verrà data alla possibilità di riutilizzo delle cappelle dopo l’esposizione. Diretta da Yvonne Farrell e Shelley McNamara, la Mostra internazionale di Architettura 16esima edizione si svolgerà dal 26 maggio al 25 novembre 2018. Il titolo Freespace vuole alludere al dono, alle emozioni, ai sogni e ai bisogni dell’uomo che l’architettura di oggi colloca al centro della propria riflessione, concentrando l’attenzione sulla qualità stessa dello spazio come luogo da vivere e nel quale riconoscersi. 65 le partecipazioni nazionali collocati fra gli storici Padiglioni dei Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Sette i Paesi presenti per la prima volta: Antigua & Barbuda, Arabia Saudita, Guatemala, Libano, Mongolia, Pakistan, Santa Sede.