In principio era Nicola (o Nicolò), nato a Pàtara, in Turchia, non lontano da Mira intorno al 280 dopo Cristo.
Negli stessi anni, nelle freddi notti d’inverno a Roma, amici e parenti si scambiavano le prime “stranae” per festeggiare il “dies natalis”. Agli auguri di buona salute, si accompagnavano ricchi cesti di frutta e dolciumi, e poi doni di ogni tipo, perché l’anniversario dell’ascesa al trono dell’Imperatore, divenisse il simbolo di una prosperità che avrebbe dovuto protrarsi per l’intero anno a venire. 
Intanto il vescovo Nicola, in un periodo di grandi persecuzioni, si guadagnò la reputazione di fiero difensore della fede cristiana e trascorse molti anni in prigione finché, nel 313, Costantino emanò l’Editto di Milano che autorizzava il culto. Quando morì le sue spoglie furono deposte a Myra fino al 1087, quando vennero trafugate e portate a Bari, in Puglia, dove è venerato come santo patrono.
La grandezza dei suoi miracoli poco alla volta si sparse in tutto il Mondo ed era famosa ed apprezzata dalla Groenlandia alla Russia, terra di cui è protettore, fino a  Canterbury in Inghilterra.
 
Una delle leggende più famose, che la tradizione cristiana accredita poi come evento miracoloso e che viene confermata anche da Dante nel Purgatorio (canto XX, 31-33), racconta del giovane vescovo turco Nicola che salva tre ragazze dalla prostituzione facendo recapitare in segreto tre sacchi d’oro al padre, che così può salvarsi dai debiti e fornire una dote alle figlie.
In un’altra leggenda, Nicola entra in una locanda il cui proprietario ha ucciso tre ragazzi, li ha fatti a pezzi e li ha messi sotto sale, servendone la carne agli ignari avventori. Nicola non si limita a scoprire il delitto, ma resuscita anche le vittime. Il miracolo lo rese patrono dei bambini. 
Secondo altri racconti, San Nicola sarebbe entrato in possesso di un oggetto mitico, il Santo Graal che lo rese capace di “produrre in abbondanza” oggetti da regalare.  
 
Col tempo al santo vennero attribuite alcune caratteristiche tipiche di divinità pagane preesistenti, come il romano Saturno o il nordico Odino, anch’essi spesso rappresentati come vecchi dalla barba bianca in grado di volare. San Nicola era anche incaricato di sorvegliare i bambini perché facessero i buoni e dicessero le preghiere.
 La Riforma protestante abolì il culto dei santi in gran parte dell’Europa del Nord e in molti casi, il compito di portare doni fu attribuito a Gesù Bambino, e la data spostata dal 6 dicembre a Natale. Ma il piccolo Gesù non sembrava in grado di portare troppi regali e non poteva minacciare i bambini cattivi. 
Nacquero così, nel mondo germanico alcune figure a metà tra il folletto e il demone: Ru-klaus (Nicola il Rozzo), Aschenklas (Nicola di cenere) o Pelznickel (Nicola il Peloso). Erano loro a garantire che i bambini facessero i buoni, minacciando punizioni come frustate o rapimenti. 
Gli immigrati olandesi in America, rimasti affezionati a san Nicola, diffusero il suo nome, “Sinterklaas” ma nel puritano New England venne del tutto snobbato, mentre altrove era diventato una specie di festa pagana dedicata soprattutto al massiccio consumo di alcol.
 
Quando nei primi decenni dell’Ottocento, il Natale si trasformò in una festa di famiglia, si recuperò anche la leggenda di san Nicola. 
Nel 1809, Washington Irving immaginò un Nicola che passava sui tetti con il suo carro volante portando regali ai bambini buoni. Poi fu la volta di un libretto anonimo in versi, The Children’s Friend, con la prima vera apparizione di Santa Claus, associato al Natale.
 
L’iconografia ha tramandato diverse immagini di San Nicola, ma nessuna somiglia troppo all’omone allegro, sovrappeso e dalla barba bianca che oggi attribuiamo a Babbo Natale. Negli anni scorsi Catherine Wilkinson, antropologa forense della University of Manchester, ha cercato di ricostruirne il vero aspetto basandosi sui resti umani conservati nella cripta della Basilica di san Nicola di Bari, dove le presunte reliquie furono portate da un gruppo di marinai e sacerdoti baresi. Il risultato, che mostra un uomo anziano, dalla pelle olivastra, il naso rotto forse nel corso delle persecuzioni, con barba e capelli grigi, è lontano dall’immagine che oggi tutti hanno di San Nicola. Il suo aspetto si è trasformato in quello conosciuto grazie all’inventiva dei pubblicitari della Coca Cola che lo hanno reso il vecchietto panciuto vestito di rosso che conosciamo. Negli Usa è addirittura nata un’associazione che sostiene la sua esistenza e ne ricerca le prove, la Institute of Scientific Santacluasism.

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