Il 27 agosto 1924, esattamente novanta anni fa, iniziava con l’atto costitutivo dell’Unione Radiofonica Italiana, U.R.I., la lunga storia della radiotelevisione italiana. Nel 1928 diventerà Eiar, ente italiano per le audizioni radiofoniche e sulle sue ceneri, nel 1944, il Governo italiano e la Sip fonderanno la Rai. 
 
Passeranno altri dieci anni, trenta dalla prima trasmissione radiofonica del 1924, perché fosse inaugurato il primo programma tv che sarà presentato da Fulvia Colombo e si chiamerà “Arrivi e partenze”. In quello stesso anno nascerà “La Domenica Sportiva” che ancora oggi è nel palinsesto Rai. Intanto, dalla sua nascita, sono passati sessanta anni.
 
“Carosello” verrà trasmesso per la prima volta nel 1957, inaugurando così la pubblicità che arriverà in tutto il territorio italiano che è ormai coperto dal segnale televisivo. Passeranno altri 4 anni e, nel 1961, sarà Aba Cercato a inaugurare il secondo programma tv, oggi Rai 2.
  La Rai è oggi una delle più grandi aziende di comunicazione d’Europa, il quinto gruppo televisivo del continente

  La Rai è oggi una delle più grandi aziende di comunicazione d’Europa, il quinto gruppo televisivo del continente

Finalmente il 1° febbraio 1977 la tv è a colori ma, appena un mese prima, Carosello, il popolarissimo mini-programma pubblicitario tanto amato dai bambini ma che vantava regie anche di grandi registi cinematografici, non viene più mandato in onda. 
 
Il 15 dicembre 1979 prende il via Rai 3, sorta come diffusione di programmi su base regionale,  e il 2014 festeggia, dunque, il suo 35° anniversario.
 
Nel 1990, destinato come centro servizi tv per i mondiali di calcio che si svolsero in Italia, si inaugura il centro tecnico di produzione radiotelevisiva di Saxa Rubra. Ma la storia della radio-televisione italiana è ben più articolata e lunga.
 
Il 25 marzo del 1924 non si riuscì a trasmettere il discorso che Benito Mussolini aveva preparato per diffonderlo via etere; dovette aspettare il 5 ottobre dello stesso anno perché la Uri, dal Teatro Costanzi, inaugurasse le trasmissioni con un suo discorso.
 
E proprio sulle ricorrenze dei 90, 60 e 35 anni della Rai, è ancora in corso, e lo sarà sino al 30 marzo, una bellissima mostra al Vittoriano di Roma. L’evento è nato sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, con il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo, della Regione Lazio, di Roma Capitale e della Provincia di Roma, e con il sostegno di Eni e di Intesa Sanpaolo.
 
Ma cosa accadeva in Sicilia nel 1924, anno in cui avvenne pure l’uccisione di Giacomo Matteotti? Certo anche in Sicilia venivano ascoltati attraverso la radio “a valvole” concerti, conferenze, notiziari, dimostrandosi utile strumento per la diffusione della cultura. Furono gli aderenti all’associazione messinese “Radio”, presieduta da Vittorio Gagliardi, che si prefissero il compito di studiare tutte le trasmissioni che venivano mandate in onda per istruire i propri iscritti.
 
Intanto Mussolini aveva girato l’isola servendosi di tutti i mezzi di trasporto allora possibili; era, arrivato a bordo della nave “Dante”, con la quale poi ripartì, si era servito del treno, dell’automobile, del carretto, della bicicletta e perfino dell’aereo.
 
A Palermo furono l’arcivescovo monsignor Lualdi e il sindaco, che poi diverrà ministro delle colonie, onorevole Pietro Lanza di Scalea che lo ricevettero. 
 
Il “duce”, affacciatosi, come era sua abitudine, al balcone del Palazzo Reale, arringò il popolo palermitano dicendo, tra l’altro, e infiammandone i cuori: “Popolo di Palermo, molto ti deve la Patria” e ancora “Sei veramente un popolo garibaldino”.
 
Subito dopo gli fu presentato il commendatore Ignazio Mormino, direttore generale del Banco di Sicilia sorto l’anno precedente (1923) che gli comunicò la volontà di collaborazione al governo da parte dell’istituto bancario per l’incremento economico e culturale dell’isola e che, a tale scopo, istituiva una “fondazione” che poteva contare su una dotazione annua di 100.000 lire. 
 Fulvia Colombo, la “Signorina buonasera”: fu la prima annunciatrice Rai 

 Fulvia Colombo, la “Signorina buonasera”: fu la prima annunciatrice Rai 

Mussolini visitò Trapani, Marsala, Gangi, Castelbuono alternando la bicicletta al carretto. Quando arrivò a Piana dei Greci, il podestà don Ciccio Cuccia, non volle che fosse la scorta del duce a condurlo in giro, perché si vantava di potere badare alla sua incolumità personalmente. Era, infatti, amico di quel tale don Calogero Vizzini di Villalba, noto mafioso e autore di numerosi atti criminali.
 
Tra i suoi itinerari isolani non poté  mancare una visita a Girgenti (oggi Agrigento) dove assistette alla rappresentazione di un’opera di Pirandello recitata da Emma Grammatica in suo onore e dove, portato in visita dall’archeologo prof. Biagio Pace,  gli fu possibile ammirare i templi greci.
 
Visitò anche le miniere di zolfo che si trovavano nell’entroterra siciliano e accolse un memoriale contenente le richieste avanzate dagli abitanti di alcuni paesi disastrati. Si recò in quasi tutti i capoluoghi delle province siciliane, pronunciando discorsi, spesso vacui, ma non si fermò a Messina, suscitando un grosso malcontento, specialmente perché i cittadini dello stretto, dopo sedici anni dal terribile terremaremoto, avrebbero voluto essere consolati dal capo del Governo e avrebbero anche voluto delle concrete risposte in merito ai provvedimenti che sarebbero stati presi per la ricostruzione della città. 
 
Inoltre, la sottolineatura che di questa mancata visita fu fatta dall’operatore Lucarelli che girò il film sul viaggio di Mussolini in Sicilia, non fu proprio gradita agli abitanti della città dello Stretto.
 
Non bastò la nomina a senatore del concittadino Giovanni Alfredo Cesareo, docente universitario di Letteratura italiana, giornalista e poeta, per calmare gli animi dei messinesi che anzi accrebbero la protesta quando, con provvedimento governativo, venne limitata la libertà di stampa (avvenuta in effetti nel 1925) e fu sequestrato il giornale “La sera”, insieme all’altro periodico  “Don Pancrazio” e al palermitano “Il babbio”, perché esplicava “un’azione continua di vilipendio dell’autorità e di disgregazione nello spirito pubblico con pericolo di turbamento dell’ordine pubblico”.
 
A seguito di questi fatti crebbe il malcontento del popolo che si riversò in piazza inneggiando alla libertà di stampa e i giornalisti, particolarmente colpiti, si riunirono a Palermo sotto la presidenza del generale Roberto Bencivegna, presidente dell’ Associazione italiana della Stampa e del grand.uff. Giuseppe Ardizzone, presidente regionale dove tennero l’ottavo congresso nazionale di categoria, ribadendo il principio secondo il quale il giornalismo può vivere soltanto in una atmosfera di libertà.
 
Ma si sa, nei momenti di sbandamento politico, l’arte viene incontro al popolo. E infatti ebbe inizio in quel periodo l’epoca d’oro dell’operetta che diede fama a Nino Fleurville, (all’anagrafe Nino Susbenso) e alla soubrette Mary Romano in particolare con “Scugnizza” il cui ritornello più famoso recita così: “Salomè, una rondine non fa primavera, né di sera. Salomè, tutti i gatti sono bigi, e lo sai…”.
 
Intanto a Palermo raccoglieva tutti i fiori che le lanciavano al passaggio in carrozzella gli uomini estasiati, la bellissima Regina di Romania, Bianca.
Invece, a Bruxelles, moriva Giacomo Puccini ma non la sua “Madama Butterfly” che aspetta ancora il suo Pinkerton, cantando: “Un bel dì vedremo levarsi un fil di fumo”. 
 
Sarà ancora la radio o la televisione a diffondere le note melodiose dell’opera del grande maestro Puccini, perché la Rai lo ha già fatto e, siamo certi, non mancherà mai di fare cultura per fare crescere sempre di più un Paese, l’Italia, che trova arte, musica, cultura perfino in ogni angolo di ogni piccola città.
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