Fu scoperto il 23 aprile 1984 da Walter Ferreri, astronomo dalle origini sarde che lavora presso l’Osservatorio Astronomico di Torino l’asteroide della fascia principale “5022 Roccapalumba”.
E sono almeno una quarantina gli asteroidi scoperti dallo stesso astronomo ed è per questo motivo che nel 1987 gli è stato intitolato il piccolo pianeta 3308 Ferreri.
Ma forse non è un caso che Roccapalumba, cittadina in provincia di Palermo, abbia meritato l’intitolazione di un asteroide. Un cartello, infatti, dove si legge “Benvenuti nel paese delle stelle”, accoglie coloro che vi si recano.
Ma, perché “paese delle stelle”? A Regalgioffoli, frazione di Roccapalumba, in contrada Pizzo Suaro si trova un osservatorio astronomico. Nello stesso luogo sorge l’Osservatorio Astronomico inserito tra
gli Osservatori Popolari
d’Italia (C.O.A.P.I.) e gestito dall’Organizzazione Ricerche e Studi di Astronomia (O.R.S.A.) di Palermo.
Così astrofili e scienziati di fama internazionale ne hanno fatto un punto di riferimento e l’astrofisica Margherita Hack – che ha ricevuto la cittadinanza onoraria – ha tenuto lezioni che hanno entusiasmato studenti e cittadini provenienti anche dei paesi vicini, ospiti dell’Auditorium comunale.
Un potente telescopio è il fiore all’occhiello di questa struttura alta 3,80 metri che si eleva su tre piani: un seminterrato e due sopra la superficie; sull’ultimo dei piani si trova la specola che ospita, appunto, il telescopio equatoriale newtoniano molto potente. La cupola che lo comprende ha un diametro di 3,60 metri e un’apertura di un metro. Un motore le consente di ruotare a 360° per potere puntare il telescopio verso qualsiasi stella.
Altri ambienti interni alla struttura possono ospitare mostre fotografiche a tema astronomico, conferenze, lezioni per appassionati o esperti della materia.
Il Planetario che si trova nella stessa frazione è uno dei pochi che si trovano nell’isola e dà l’opportunità di vedere un cielo stellato in pieno giorno, anche se con il naso in su non sarà la volta celeste notturna che si osserverà ma la sua simulazione, diurna e che, tuttavia, farà sognare e immaginare ai visitatori di trovarsi in cima al mondo e osservare il firmamento con le sue stelle e la via lattea.
A Regalgioffoli, nell’ex scuola elementare, è stato aperto un centro di divulgazione astronomico che vanta la dotazione di un elioplanetografo, antenato meccanico del planetario che riproduce il moto del sole, della luna e dei pianeti in relazione alle stelle.
In occasione della “Giornata dei Planetari” promossa dall’Associazione Amici dei Planetari con sede in provincia di Brescia e che ha avuto inizio nei primi anni ’90, tutte le “cupole” d’Italia si aprono ai visitatori desiderosi di immergersi, anche se soltanto per pochi minuti, nell’affascinante spettacolo che le stelle sanno offrire.
Ma il paese di Roccapalumba riserva altre interessanti sorprese. A cominciare dal suo nome che è l’insieme di due parole: rocca e palumba (colomba). Sorge, infatti, ai piedi di una suggestiva grande roccia, rocca, alta 600 metri. Questa è piena di spaccature e buchi dove sostano diverse varietà di uccelli tra cui e soprattutto piccioni selvatici, taccole, gazze anche se dimorano pure nell’area boschiva intorno ricca di ulivi, mandorli, castagni, frassini, eucalipti, pini e querce, la poiana, l’assiolo, il picchio, la coturnice, il gheppio, l’upupa, il grillaio.
Nel sottobosco si incontrano piccoli mammiferi come la donnola, la volpe, il riccio, il coniglio, la lepre.
Di notte, trovandosi in vicinanza della rocca, ci si potrà illudere di ascoltarne il respiro che sarà quello delle centinaia di uccelli che l’hanno eletta a loro soggiorno.
Fu la Principessa Maria Anzalone Orioles che nel XVII secolo fondò il paese, alle falde della Rocca e dove oggi sorge pure la chiesa della Madonna della Luce.
Sono altresì luoghi di interesse il settecentesco lavatoio pubblico in contrada Pizzuta, costituito da due vasche separate da un muro coperto da lastre in pietra, il “Castellaccio” dove sono stati rinvenuti resti di insediamenti neolitici medievali e saraceni, tombe rupestri del IV/V secolo.
In contrada Fiaccata, sul fiume Torto, si trova il mulino ad acqua costruito da maestranze fiorentine alla fine dell’800, ben conservato e in funzione sino agli anni ’50. Costruito in pietra, è composto da un corpo centrale diviso in tre parti da due archi a tutto sesto al cui interno si trovano due macine in pietra per la molitura del grano. Un sistema di canalizzazione delle acque, consentiva il suo uso anche in estate e in mancanza di pioggia.
Un Museo del territorio “F.R.Fazio” raccoglie, sin dalla sua fondazione nel 1989 ad opera di Filippo Salvatore Oliveri e di Giuseppe Anzalone, utensili, manufatti in uso per la coltivazione del grano, la panificazione, la produzione casearia, la coltivazione della vite, strumenti in uso a calzolai e fabbri.
“La Tila”, la tela, il grande quadro che raffigura la deposizione del Cristo morto si trova nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo insieme alla statua lignea della Madonna delle Grazie e al Crocifisso in legno del XVII secolo.
Presso la fenditura della Rocca si trova il santuario della Madonna della luce dove se ne conserva il simulacro.
Simile ad un plastico, affascinante come il segmento di un sogno fanciullesco è la stazione ferroviaria di Roccapalumba. Immersa nel verde, tra binari che fanno sognare itinerari alla scoperta di mondi diversi e serbatoi dell’acqua che ricordano quelli sempre presenti nei film western, fu inaugurata il 30 luglio del 1870.
Stazione tra Palermo Centrale e Lercara Bassa, ebbe un ruolo importante nel periodo di maggiore sviluppo dell’attività estrattiva nelle miniere di zolfo della provincia agrigentina quando i vagoni caricati del minerale venivano poi trasportati nei porti di Termini Imerese e di Palermo.
Ma Roccapalumba vanta anche un posto d’eccellenza nell’agricoltura e la sagra del fico d’india ne è una dimostrazione. Ogni anno, la terza domenica del mese di ottobre, celebra questo incredibile frutto e anche quest’anno saranno tre i giorni di festa (19, 20 e 21 ottobre) che vedranno degustazioni in piazza dello spinoso frutto, dei dolci, del liquore, delle pietanze da esso ricavate.
Originaria del Messico e considerata dagli Aztechi pianta sacra, è oggi simbolo della Sicilia che ne è ricca e in ogni casa che si rispetti, viene considerata un portafortuna e simbolo di abbondanza.
Le “pale”(sono così chiamati quelli che possiamo considerare i suoi rami) della “Opuntia Ficus indica” (questo il suo nome scientifico) si tingono di tanti e delicati colori quando i fiori spuntano e annunciano la crescita successiva del frutto che, a dispetto del suo aspetto “pungente”, ha un sapore delicato, dolce ma non stucchevole.
Sbucciarlo per dare luce alla sua polpa ricca di puntine che sembrano stelle, non è impresa facile, ma mani esperte sanno come far nascere – quasi con l’arte della maieutica di socratiana memoria – il prezioso frutto.
Che, a volere ben guardare, somiglia tanto alla Rocca di Roccapalumba.