E’ il presepe dei netturbini di Roma ma ha grandi titoli di nobiltà. Visitato da Papi, Cardinali, Presidenti della Repubblica, pure da Santa Madre Teresa di Calcutta e da un lungo elenco di personaggi famosi.
Del Presepe ebbe l’idea nel 1972 il netturbino Giuseppe Janni che assieme a un gruppo di colleghi della zona di Porta Cavalleggeri, proprio accanto al Vaticano, lo realizzò in calce e malta con una cura e un amore dei particolari che ne fanno a tutt’ora un’opera assai bella e singolare, mai finita, arricchita e ampliata ogni anno con nuove soluzioni, a cui si aggiungono nuovi oggetti, anche i più strani, come la pietra di luna donata dalla Nasa.
Lo stile è tipico della Palestina dei tempi di Gesù e vuole rappresentare, attraverso la Natività, la Comunione dei popoli, così che un potente messaggio di Pace parta da un anonimo caseggiato di Porta Cavalleggeri per estendersi a tutto il mondo.
A testimoniare il messaggio di fratellanza fra i popoli ben 2234 pietre provenienti da tutto il pianeta che sono state incastonate sulle pareti esterne e sul basamento del Presepe. “Farò il presepe più bello di Roma e verrà a vederlo anche il Papa” così diceva l’allora giovane Giuseppe Janni a chi gli chiedeva cosa stesse facendo. “All’inizio – rievoca Ianni – qualcuno mi guardava scettico, ma quando i colleghi si sono resi conto di quello che avrei voluto realizzare, hanno sacrificato le ore libere anche fino a tarda sera, per aiutarmi e in tre mesi siamo riusciti a riprodurre una fedele miniatura della Natività di Betlemme”.
Le parole si sono rivelate profetiche: lo hanno visitato Papa Paolo VI, Giovanni Paolo II ha reso omaggio al Presepe fin dal primo anno del suo Pontificato nel 1978 e fino al 2002: per 24 anni non ha mai mancato un appuntamento suggellando il vincolo di profondo legame e simpatia con la decisione di “approvare che la Beata Vergine venerata con il titolo di Madonna della Strada, il cui grande affresco campeggia su una parete del locale che ospita il presepe, fosse proclamata Patrona presso Dio dei netturbini romani”.
Anche Papa Benedetto XVI ha reso omaggio nel primo anno del suo Pontificato affermando che “recarsi presso la sede dell’Ama a pregare innanzi all’opera di Janni è come andare in pellegrinaggio a Gerusalemme, alla grotta santa dove è nato il Redentore”.
Un po’ di numeri possono rendere conto del perché questo singolare Presepe è anche il più conosciuto di Roma, che pure ne vanta moltissimi di grande pregio e bellezza (nella Chiesa di Santa Maria Maggiore si trova quello che viene considerato il Presepe più antico del mondo e l’ha scolpito Arnolfo di Cambio, 1245-1302).
Si stima che più di 2 milioni di persone si siano recati in devoto pellegrinaggio a pregare e ammirare l’umile Presepe dove ci sono 100 casette illuminate con sapienza e costruite in pietra di tufo e lastre di selce, curate in ogni dettaglio con una minuzia e una maestria che incantano. Ci sono poi 54 metri di strade, tre fiumi lunghi complessivamente 9,50 metri dotati di sette ponti e 4 acquedotti lunghi 18 metri e sostenuti da 18 arcate.
L’acquedotto più piccolo è in tufo romano, gli altri tre sono stati realizzati con frammenti di marmo del colonnato della Basilica di San Pietro donati nel 1979 dal cardinale Noè quando venne restaurato il Colonnato del Bernini. Di frammenti di marmo della massima Cattedrale cristiana, di pietre di Birmania, di Betlemme, dei Santuari di Greccio e di San Giovanni Rotondo sono fatti i 730 gradini che si inerpicano per le stradine fitte di personaggi che conducono alle 24 grotte scavate nella roccia, in un paesaggio che si stende in orizzontale e in verticale fra sorgenti e pozzi di acqua.
Il paesaggio fiabesco attinge all’immaginario collettivo, alla tradizione, ai momenti perfetti dell’infanzia per comporre una scena popolata da 270 personaggi, a cui, proprio perché questo Presepe non si ritiene mai finito, se ne aggiungono di anno in anno altri scaturiti dalla fervida fantasia dei suoi custodi e costruttori.
Scene di quotidiana semplicità: ci sono le donne che stendono i panni, quelle che preparano cibi e infornano il pane, i bambini che giocano, le pecore al pascolo, cammelli, buoi, cani, asinelli. Una meravigliosa Arcadia frutto di una tradizione millenaria su cui svetta la Colomba posta sopra la Grotta, al centro dei raggi in legno d’ulivo di Betlemme donato da Padre Ibrahim Faltas, ex custode della Basilica della Natività di Betlemme. Un capolavoro di fede, creatività, saper fare, da scoprire tutto l’anno in Via dei Cavalleggeri 5. Ingresso libero.