“People have the power. Don’t forget it!”. Si è concluso con queste parole il concerto “My Family” di Patti Smith, all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Parole che, almeno per un momento, fanno pensare che tutte le difficoltà del momento non sono poi così insormontabili. 
 
La forza e l’incredibile sensibilità artistica con cui la leggendaria Patti Smith ha incantato il pubblico di Roma, sono difficili da esprimere. 
Lei una delle 100 persone più influenti del mondo (Time) e uno dei 100 artisti più importanti di sempre (Rolling Stone), ha offerto al gremito pubblico dell’Auditorium, un evento speciale e unico nel suo genere. 
 
La serata si è aperta con tre artisti sul palco, Patti Smith, Jesse Smith e Jackson Smith. 
Orgogliosa ed emozionata come tutte le mamme del mondo, la signora Smith ha presentato i suoi figli, la dolce Jesse al piano e il simpatico ed incredibilmente magnetico, Jackson alla chitarra. Insieme hanno attraversato il ricco repertorio di mamma Patti, facendo crescere l’energia del concerto gradualmente, finché nel finale, accompagnata anche dai due musicisti Lenny Kaye e Tony Shanahan, alla chitarra e al basso, è esplosa tutta la sua forza irresistibile mentre invitava il pubblico ad alzarsi e a saltare ai suoi piedi. 
 
Un concerto, il “My festival”,   singolare, che fa parte di una rassegna curata interamente da Patti Smith, pensata per celebrare il decennale del complesso architettonico realizzato da Renzo Piano, l’Auditorium Parco della Musica di Roma. La Smith aveva già avuto modo di dimostrare il suo legame con la città eterna, partecipando all’Earth Day del 2011. 
 
La kermesse, piccolo gioiello dell’artista statunitense si è inaugurata il 9 aprile e dura fino al 25 aprile, riuscendo a toccare le più variegate forme dell’arte con appuntamenti musicali, cinematografici ma anche eventi legati alla fotografia e all’arte contemporanea. 
 
Il “My Festival” presenta artisti del panorama musicale internazionale e nazionale, come Nicola Piovani, John Grant, David Riondino, Vinicio Capossela e Cristiano De Andrè. Musica ma anche cinema, come racconta la proiezione di “Medea” con Maria Callas e di Pier Paolo Pasolini a cui hanno assistito il regista Ber-nardo Bertolucci e la cantante di Chicago, che sono tornati a confrontarsi sul palcoscenico in una conversazione pubblica a oltre 35 anni dal loro primo incontro a New York. 
 
Poi Pierpaolo Capovilla, leader della band “Il Teatro degli Orrori” è stato arruolato dalla Smith per recitare “La Religione del mio tempo” rendendo omaggio al nostro poeta Pasolini.
Infine è stata inaugurata la mostra “Memories”, realizzata da Marco Tirelli e Patti Smith, che si può visitare fino al 23 maggio all’AuditoriumArte di Roma.
 
Spazio per gli altri ma tanto palco anche per sè. La regina Patti ha sempre partecipato in prima persona. Il “My Festival” si è inaugurato proprio con un documentario a lei dedicato: “Patti Smith: Dream of Life” per la regia di Steven Sebring. Poi è stata la volta di “The Smith Family Words and Music”
 
In due serate poi, la cantante che calca le scene musicali dal 1974, è salita sul palco per omaggiare l’amico e poeta Allen Ginsberg con la partecipazione di Philip Glass al pianoforte, del suo storico chitarrista Lenny Kaye e della figlia Jesse Smith in cui la sua voce ha quasi trasformato in canzoni i versi Beat, e infine, con il suo album storico “Horses”, 38 anni dopo la sua storica uscita discografica, ha rievocato i grandi successi del suo rock leggendario.

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