Il Teatro Massimo di Palermo (Ph © Lachris77 | Dreamstime.com)

Era l’alba del 28 dicembre 1908 e la città di Messina fu svegliata da un terremoto dalle proporzioni inaudite a cui fece seguito un maremoto di altrettante incredibili dimensioni. L’anno seguente, il 1909, fu meta di visite da parte dei reali d’Italia, di Edoardo d’Inghilterra, della Zarina di Russia e del Presidente degli Stati Uniti d’America Teodoro Rooselvet. Le loro visite non si limitarono alla città dello Stretto ma a diversi capoluoghi della regione e anche Palermo fu meta dei loro giri turistici e istituzionali.     Nello stesso anno nei pressi delle coste ioniche della Sicilia fu catturato un  raro esemplare di squalo carcharodon carcharias (pescecane dai denti aguzzi) o squalo bianco, il più grande pesce predatore del pianeta. Portato a riva e sezionato, all’interno del suo stomaco furono rinvenute tre persone: un uomo dell’età approssimativa di anni cinquanta, una donna di età simile e un bimbo di circa sei anni. Il maremoto glieli aveva dati in pasto.  Ma lo stesso anno segna la scoperta del Polo Nord e la consegna a Guglielmo Marconi del Premio Nobel. Il poeta italiano Filippo Tommaso Marinetti lancia il “Futurismo”, movimento artistico e culturale che verrà applicato alle varie espressioni dell’arte sia rappresentata dalla danza, che dalla fotografia, dalla pittura, dalla musica, e perfino dalla gastronomia. Segnerà la memoria degli storici quell’anno 1909, l’uccisione del tenente Giuseppe Petrosino, alloggiato presso l’Hotel de France a Piazza Marina a Palermo, dove era giunto per indagare sulle radici siciliane della mano nera. La notizia del suo arrivo che doveva essere rigorosamente tenuta riservata, fu pubblicata dal New York Herald rendendolo facile bersaglio della mafia isolana.  

Nasce pure, e quest’anno compie 105 anni, la pasticceria Mazzara. Apre, sotto la sede della redazione del giornale “L’Ora”, il quotidiano voluto dalla famiglia Florio nel 1900, nel Palazzo Villarosa, la Latteria Mazzara che in un secondo momento si chiamerà Casa della Panna o Cream Room e, infine, nel dopoguerra Pasticceria Mazzara. Nel cuore antico e pulsante della città di Palermo, nel “salotto buono” di Palermo, simbolo di una nobiltà e di una borghesia strettamente legata a privilegi e abitudini di una lentezza del vivere data dall’agiatezza, la pasticceria  di via Generale Magliocco, a due passi dal Teatro Massimo, diviene meta di habitué che a qualunque ora del giorno, sino a tarda notte possono gustare le prelibatezze preparate da pasticceri sopraffini.  

Appassionati di teatro, melomani, “tiratardi”, poeti, scrittori, artisti in generale sono gli assidui frequentatori di quello che è diventato un punto cardine di riferimento di appassionati di dolci prelibatezze e di turisti in cerca di ristoro e di delizie per il palato.   Da sempre meta preferita di artisti, politici, personaggi del jet set internazionale, è sopratutto famosa perché il principe scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa era solito, tutte le mattine, recarvisi, sedere a un tavolino a lui riservato nella sala da tè, leggere i giornali e scrivere. Il suo “Gattopardo” fu in gran parte stilato su quel tavolo, accanto a una tazza di caffè e una bibita. Una lapide ancora oggi lo ricorda.   

Anche Leonardo Sciascia vi faceva colazione e durante le riprese del film “Il Gattopardo”, tratto dal romanzo di Tomasi di Lampedusa, tra una pausa e l’altra, il regista Luchino Visconti vi andava a consumare i gustosissimi dolci. Alberto Moravia, Salvatore Quasimodo, Renato Guttuso, Federico Fellini. Insomma, poteva vantare una clientela di alto livello culturale!   Ma anche politici non si fecero mancare una visita e un assaggio alle leccornie che i suoi pasticceri mettevano in bella mostra nei banconi di esposizione. Perfino magistrati del calibro di Giovanni Falcone che aveva un suo tavolo preferito in un angolo del locale furono tra i suoi frequentatori.  

Per molti è un rito andare a consumare un caffè o un pasticcino in una delle sale del locale ormai storico. Anche Raimondo Lanza di Trabia, Marcello Mastroianni, Nino Manfredi, Alberto Sordi e Presidenti della Repubblica quali Giuseppe Saragat, Sandro Pertini, Francesco Cossiga, Carlo Azelio Ciampi assaggiarono le delizie della pasticceria Mazzara.  

Il grande jazzista palermitano, Enzo Randisi e Boris, negli anni ’70 crearono il piano bar e insieme regalarono momenti di puro jazz agli avventori palermitani e non appassionati della loro musica. Lo xilofono di Randisi scandiva le argentine risate delle signore bene di una Palermo che non c’è più. Erano, forse, le ultime note di una città che sta di-menticando il suo passato.   Sì, perché adesso il bar, caffè, pasticceria Mazzara sta per chiudere i battenti. Non ci sono più i clienti che affollavano le sue sale lasciando indelebili ricordi tra chi, in livrea, serviva ai tavoli o al banco i dolci di pasta di mandorle, la cassata, la frutta di martorana o fette di torta nuziale.    Invenzione della pasticceria fu la torta banana e il parfait di mandorle che vinse il primo premio all’Expo di Milano nel 1968 e divenne poi uno dei dolci “classici” della tradizione dolciaria non soltanto palermitana.   Noi oggi vorremmo sentire ancora il rombo della Berlina Alfa Romeo 2500 di Raimondo Lanza di Trabia che insieme al suo amico Errol Flynn posteggiava in via Magliocco per andare a consumare magari una di quelle meravigliose coppe di granita di caffè con panna.  

Invece c’è il rischio che il locale chiuda per sempre i battenti a causa della crisi economica che allontana i clienti e che magari li indirizza verso nuove forme di aggregazione che sono i fast food o i pub, ritrovi non certamente accoglienti come l’antica pasticceria che, pur rimodernata, ha sempre conservato il gusto delle tradizioni almeno relativamente alla qualità delle offerte gastronomiche e del pubblico dei suoi estimatori.   Il termine ultimo che si è data l’azienda prima di chiudere definitivamente è la Pasqua. Religiosamente simbolo della resurrezione di Cristo, noi palermitani speriamo che Mazzara possa continuare a regalarci delle uova di cioccolato in cui vorremmo mettere la sorpresa di una rinascita economica che non mandi così allo sbaraglio 32 famiglie che si ritroverebbero senza occupazione lavorativa.   Anche questo è un volto della Pasqua, purtroppo, in un mo-mento di crisi come quello che sta attraversando  il mondo occidentale. Speriamo che non venga meno questo pezzetto della memoria che è racchiuso magari in un semplice pasticcino. Possiamo dire che non vogliamo perdere un “dolce” ricordo.

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